Legge Bonafede: sospensione della prescrizione dopo il primo grado
C’è in giro da noi un virus letale, molto più pernicioso e mortifero di quello cinese, che non conosce vaccini, che non ha di fronte schiere di ricercatori in azione pronti a isolarlo e sconfiggerlo, ma che gode di una protezione armata di consorterie e di corporazioni.
E’ un virus che attacca le coscienze attraverso i veicoli compiacenti dei media e di alcuni istituzioni piegate dalla politica, mentre il cosiddetto buon senso comune se ne sta nascosto.
Come il venticello della calunnia rossiniana s introduce nel cervello della gente per convincerla sulla bontà della prescrizione, spacciata per civiltà giuridica, mentre rappresenta la sconfitta dell’onestà, l’impotenza dello Stato, il trionfo del malaffare: in altre parole si rivela per quello che è un virus letale per la giustizia.
La legge cosiddetta “Bonafede”, entrata in vigore il 1 gennaio 2020, prevede tra tre anni la sospensione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Fu approvata a larga maggioranza dal Parlamento all’epoca del Governo Conte 1 ed ora le esigenze della politica, che si trova ogni giorno di più nuda per le sue malefatte, inducono la Lega che prima l’aveva appoggiata a fare ora comunella con i suoi compari di merende.
A questo fine si è prestata anche la subdola strumentalizzazione del discorso del Presidente della Suprema Corte di Cassazione Mammone che, in un contesto di solennità quale l’inaugurazione dell’anno giudiziario di fronte al capo dello Stato, ha spiegato che senza le dovute misure di rafforzamento dell’impianto giustizia la legge sulla fine della prescrizione, provocherà una crescita di cause in tutti i Tribunali portando la giustizia stessa al collasso.
E qui, distorcendo il significato delle parole di Mammone, è iniziata la gran cassa propagandistica della contro informazione. E’ evidente che se ogni anno vanno in prescrizione in Italia (dopo la Grecia è il solo paese occidentale a prevederla) più di 100.000 cause, queste continueranno ad esistere. Mal il discorso va interpretato da un’altra visuale e cioè che 100.000 vittime di reati, di soprusi, di malversazioni potranno avere la speranza di vedere la giustizia.
L’attacco concentrico contro la legge ha preso le mosse con vistose manifestazioni di protesta da parte degli avvocati accomunati nell’obiettivo di ottenere non l’assoluzione dei propri assistiti, ma il proscioglimento per prescrizione con scorno delle vittime. Hanno sfilato in corteo, all’interno di un palazzo di giustizia di Napoli, con le manette ai polsi.
A Milano è accaduto anche qualche cosa di peggio e di antidemocratico. Hanno impedito a Davigo, designato dal CSM a parlare per conto della suprema Magistratura nella stessa cerimonia, inscenando una processione di cartelli inneggianti a tre articoli della Costituzione che con la prescrizione non c’entrano un bel nulla (il 24, che prevede una riparazione per legge agli errori giudiziari; il 27, secondo cui l’imputato non è colpevole fino a sentenza definitiva; il 111 che parla di giusto processo e di sua ragionevole durata e che il ricorso in Cassazione è ammesso solo per violazione della legge).
E pur vero che a cadute di stile di questo tipo ci aveva abituato da tempo una certa classe politica che, con in bella vista la Casellati (attuale presidente del Senato), sfilò per gli uffici e le scalinate del palazzo di giustizia di Milano in protesta per la condanna di Berlusconi per frode allo Stato, o con il leghista Orsenigo che in Parlamento agitò il cappio in protesta per il voto assolutorio del berlusconiano delinquente Cosentino, o il suo collega Bonanno che scagliò letteralmente un pesce sul tavolo del Governo o il senatore di AN Strano che al voto di sfiducia contro il Governo Prodi stappò in aula champagne ingurgitando mortadella, o il senatore Gasparri del Pdl che alla rielezione di Napolitano irrise la folla inneggiante a Rodotà con il dito medio alzato, oppure la senatrice Bergonzoni della Lega che pensando di essere ad una sfilata ha esibito la maglietta su Bibbiano.
Il Ministro Bonafede ha dimostrato di saper accettare le critiche nei limiti delle proposte costruttive. Come dicevano i latini “est modus in rebus” cioè bisogna riconoscere che esistono limiti precisi di galateo istituzionale e di rispetto propri del sistema democratico, al di là dei quali si cade nel torto.
È un dato di fatto incontrovertibile che più son lunghi, più i processi sono vantaggiosi per i ricchi, quelli che godono di appoggi e protezioni politiche, i cosiddetti galantuomini a prescindere, che assoldano avvocati di grido, maestri del cavillo, dei rinvii, degli impedimenti fino ad arrivare alla prescrizione che non cancella il reato come non commesso, ma che fa inginocchiare lo Stato di fronte alla propria impotenza con evidente disparità di trattamento rispetto al comune mortale.
Ma a ben guardare chi si straccia le vesti per difendere la prescrizione sono proprio quei politici o avvocati dei politici che hanno qualche conto in sospeso con la giustizia, direttamente o per via familiare, che tentano di sottrarsi alla giustizia con la prescrizione, tutti per reati parenti della corruzione o dell’abuso, come Berlusconi, Renzi, Verdini, Salvini, Angelucci, Aracu, Cesaro, Fazzone, Fitto e compagnia cantante di questa nuova strana maggioranza).
Sul piano politico, a suonare la carica con un attacco frontale al Governo è stato proprio Renzi, lo stesso che nel 2014 dopo il disastro dell’Eternit da Presidente del Consiglio si scagliò contro la prescrizione. Quando si dice della coerenza di un uomo politico che aveva rassicurato il suo predecessore con “Enrico stai sereno” o che aveva proclamato in tv ”se perdo il referendum smetto di far politica”. Renzi dimentico che la prescrizione salva i responsabili del disastro Thyssen, del rogo di Viareggio, della distruzione di Rigopiano ecc, ha acceso le polveri minacciando il voto contrario della sua pattuglia parlamentare che fa parte della maggioranza e che il Governo non avrebbe i numeri per potere continuare.
Minaccia questa formulata in un’assise politica del partito con grande risonanza mediatica e pochissimo senso dello stato.
Questo virus si alimenta di un’altra proteina malefica sparsa dalle forze reazionarie, capaci, con poco sforzo, di manipolare le menti di quanti vivono solo bevendo quotidianamente le falsità propalate da un servizio di informazione fazioso.
Inconsciamente i telespettatori vengono indotti a guardare la pagliuzza nell’occhio degli altri e a non vedere la trave delle ruberie perpetrate ai loro danni.
Corruttori e concussori, corrotti e concussi, bancarottieri fraudolenti e politici demagoghi, frodatori del fisco e speculatori, tutti dopo aver gozzovigliato per decenni alle spalle dei cittadini normali li irridono pure come tanti gonzi.
Da destra, da centro e da sinistra (sono tutti coinvolti come hanno confessato parecchi elargitori di denaro ai partiti ed alle loro fondazioni schermo) si avventano in ogni occasione sul reddito di cittadinanza, il cui costo per l’erario è inferiore ai 5 miliardi, mentre non hanno mai proposto un provvedimento, dico uno, per tagliare i tentacoli della piovra del debito pubblico che inghiotte ogni anno oltre 60 miliardi, cioè dodici volte il reddito di cittadinanza.
Possibile che in ogni talk show o cosiddetta trasmissione di approfondimento non ci sia un conduttore capace di rintuzzare e zittire con questo argomento quanti sparano a palle incatenate contro il reddito di cittadinanza, con l’obiettivo di infierire contro il M5S, come se questo fosse l’alfa e l’omega di tutti i mali dello sfascio morale e finanziario dell’Italia?
Ogni anno, ripeto ogni anno, vanno in fumo questi 60 miliardi di euro che sono le lacrime e le stille di sudore dei sacrifici della gente onesta comune che paga le tasse, dei poveri, dei disoccupati, dei sottopagati. Chi è la causa di questo spreco permanente?
Vogliamo andare più in là ed immergerci nel buco nero dello spreco e delle ruberie? Non c’è Ufficio di Statistica nazionale o internazionale o Corte dei conti o Superprocura che non stimi in 120 miliardi l’anno, ripeto l’anno, il costo della corruzione e dell’evasione fiscale.
E chi sono i grandi evasori? I percettori del misero reddito di cittadinanza o gli artisti dello spettacolo e dello sport che imboscano all’estero miliardi e che quando scoperti sperano nella prescrizione? O le grandi società che occultano nel falso in bilancio i conti delle cosiddette mazzette? O i capitalisti squali e affamatori che trasferisco all’estero la sede legale per non pagare le tasse al fisco italiano? O le mille spire della ndrangheta e della camorra che specula sul gioco d’azzardo, sui rifiuti, sul contrabbando, sugli appalti truccati?
Solo quando tutti i ladri di regime sopra descritti sommariamente fossero costretti a restituire il maltolto, solo quando la corruzione e l’evasione fossero sconfitte, solo quando le mafie della droga, degli appalti, del gioco d’azzardo fossero portate in giudizio, solo quando la prescrizione non avrà più ossigeno, solo allora potrebbe uscire dalla mia penna una parola di condanna per il reddito di cittadinanza, ma allora non ce ne sarebbe più bisogno perché l’Italia sarebbe già diventata un paese civile e prospero con una classe dirigente onesta.