La violenza sulle donne nella società islamica: una recensione sull’Universo Femminile
UN’ ANALISI CRITICA CONTRO PREGIUDIZI E DISTORSIONI CULTURALI
“La violenza sulle donne nella società islamica”, questo è il titolo del libro scritto a quattro mani da Sandro Valletta, docente in Diritto delle migrazioni in vari Corsi di Alta Formazione e Master ad Alto Livello, con Camilla Mendola, classe 94, studentessa laureanda in Giurisprudenza, già anche nostra articolista.
Nel 2017 ha scritto il suo primo libro insieme al prof. Valletta dal titolo “Le condizioni dei minori non accompagnati nei centri di accoglienza”.
Analizzando il titolo del nuovo libro – “la violenza sulle donne nella società islamica” – siamo portati a pensare che il testo tratti solamente del tema sopra menzionato, in realtà non è affatto così. La figura della donna viene analizzata e trattata a 360°.
Il libro si apre con un excursus temporale, riguardante la figura della donna. A partire dall’Antica Grecia, epoca ove le donne, oltre a trovarsi in una posizione di inferiorità rispetto quella degli uomini, venivano considerate “non in quanto soggetto, ma in quanto figlia o moglie”.
Alle donne veniva proibito di uscire di casa, unica loro mansione quella dell’educazione dei figli e della cura della casa. Solamente alle donne povere era consentito uscire per lavorare nei campi.
A Sparta, invece, la situazione del sesso femminile era meno rigida; importante per la figura femminile era il matrimonio, tanto che Saffo, a Lesbo, aveva fondato una scuola, dove insegnava alle fanciulle ad “acquisire le qualità necessarie per i loro futuri matrimoni”.
Con il passare del tempo, la donna comincia ad acquisire maggiori diritti e privilegi, ma rimane sempre in una condizione di subalternità rispetto all’uomo. In epoca rinascimentale, la nascita di una bambina “veniva segnata da pregiudizi”, mentre quella di un maschio era accompagnata da grandi festeggiamenti.
Il 900 è il secolo della svolta, in quanto “la donna prende coscienza della sua identità e diventa soggetto sempre più alla pari con l’uomo”.
Nel libro sono presenti le principali tappe dell’emancipazione femminile, che parte dal 1628, con la fondazione delle scuole femminili, e giunge al 1979 con l’elezione di Leonilde Jotti alla Camera dei Deputati.
Si passa all’analisi del duro percorso delle donne nei contesti lavorativi, una volta riservati ai soli uomini, nel periodo tra il 1925 ed il 1975. Alle donne si aprono piccoli spiragli di un “lavoro tutto modellato al maschile” ed a partire dal secondo dopo guerra, appare evidente la potenzialità femminile “come una risorsa indispensabile per lo sviluppo economico”. Negli anni si sono e si stanno limando le differenze anche se, ad oggi, sono ancora molti i settori in cui è presene un’evidente disparità, come ad esempio quello agricolo. Un altro dato sul quale bisogna riflettere riguarda l’occupazione delle donne a livello territoriale: al sud 35,3%, mentre al nord 66,4%.
Il cambiamento porta con sé aspetti positivi e negativi. Un aspetto negativo è il termine “femicide” che nasce per indicare gli omicidi della donna in quanto tale; quindi tutte quelle ragazze uccise dal proprio partner o ex o, peggio ancora, dal proprio padre “perché rifiutano il matrimonio che viene loro imposto”. È possibile che una donna venga uccisa solo perché è donna? La risposta è sì.
Il libro prosegue con la situazione delle donne nella società islamica, analizzata in un altro articolo. I capitoli quattro e cinque analizzano in dettaglio il tema delle politiche in materia di prostituzione, con riferimenti alla legge Cavour e alla legge Merlin, e lo sfruttamento della prostituzione e delle organizzazioni criminali.
Se esiste questo mestiere è perché esiste anche una domanda. Una delle figure che non viene presa in considerazione è quella del cliente, nonché “l’altro protagonista della prostituzione”. Esistono varie tipologie di clienti: consumatori, sperimentatori, blasè, romantici e fedeli. La trattazione del tema della prostituzione prosegue con le strategie di intervento finalizzate a contrastare questo fenomeno. Interessanti sono le testimonianze di ragazze che sono state vendute dalla famiglia, costrette a prostituirsi per sopravvivere.
Ultimo argomento trattato è quello delle varie tipologie di violenza: fisica, sessuale, psicologica, spirituale, economica, assistita, nonché il mobbing e lo stalking, comportando inoltre una serie di problematiche nella sanità pubblica, dato che molte ragazze vittime di abusi preferiscono ricorrere alle Strutture Ospedaliere, anziché alle Forze dell’Ordine.
MATTEO PLATANIA