“All’avvocato si dice sempre tutto” così sentenzia l’autore Luca Ponti !
Il Libro dell’ Avv. Luca Ponti
“ALL’ AVVOCATO SI DICE SEMPRE TUTTO “
una recensione di Matteo Platania
Il libro, pubblicato dalla casa editrice Aragno, è una raccolta di 29 racconti, scritti da Luca Ponti, avvocato, che opera nel campo del diritto commerciale societario, civile e penale. I racconti rappresentano una serie di episodi ironici, inverosimili, divertenti, ove non mancano considerazioni sull’”io” del protagonista.
Per certi aspetti potremmo assimilarlo al film “I Mostri” di Dino Risi del 1963, articolato su una sequenza di 20 episodi. Non vi è una trama, in quanto gli episodi sono tra loro disgiunti. Nel film ogni episodio è collocato in uno stesso tempo e luogo, ovvero la Roma dei primi anni sessanta. Protagonisti, interpretati da Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman i quali compaiono sia singolarmente, sia in coppia, evidenziando gli aspetti caricaturali di persone fondamentalmente normali. Alcuni episodi sono molto brevi, mentre altri, per durata e struttura, assomigliano ad uno sketch, altri ancora, infine, presentano una costruzione più elaborata, simile ad un vero e proprio racconto.
Tornando al libro dell’ Avv. Luca Ponti, i racconti sono preceduti da citazioni appartenenti sia al mondo della letteratura, sia a quello del marketing contemporaneo. La raccolta è anch’essa suddivisa in episodi e la trama non segue un filo logico, ma, al contrario del film di Dino Risi, è incentrata sulle vicende di Castano Dittongo, un unico personaggio con un nome quasi improponibile.
Se il lettore, una volta letto il nome del protagonista, in un primo momento si estranea dalle sue vicende, in un secondo momento, invece, viene affascinato e catturato totalmente.
Nonostante il titolo sia “All’avvocato si dice sempre tutto”, il libro non parla affatto di leggi, né tanto meno di strategie per vincere una causa.
L’intento di questa raccolta di 29 racconti è, invece, quello di avvicinare il “mondo giudiziario” alla vita di tutti i giorni. La legge non viene vista, solamente, come una raccolta di articoli suddivise nei vari codici, ma, soprattutto, come il “mondo della parola e della filosofia”. Questo aspetto viene, inoltre, approfondito sia nel capitolo riguardante la capacità d’ascolto dell’avvocato, ovvero quello cha dà il titolo all’intero libro, ma ancor prima sottolineata nella prefazione dal titolo legge e letteratura curata da Fabio Finotti, titolare della cattedra di Italian Studies presso la Pennsylvania University di Philadelphia, dove è Direttore del Center for Italian Studies, oltre ad essere Docente di Letteratura italiana nelle Università di Trieste e di Pola. Nella prefazione, viene esaminato sia il rapporto che intercorre tra legge e letteratura, sia il rapporto tra psicologia e comunicazione. “Ciò che abita le pagine di Ponti è la legge in quanto “parola”. E se sono viaggi, incontri, deformazioni ed equivoci di parole quelle che i suoi racconti mettono in scena, mostrandoci gli uomini nella fragilità dei loro rapporti: cosa c’è di più incontrollabile di una parola? La parola viaggia spesso per raggiungere chi la pronuncia prima ancora di chi l’ascolta”.
Come già detto, nel libro sono presenti racconti inverosimili che, a volte, assumono tratti completamente surreali, come quello della segretaria stalker, che parla esclusivamente della propria vita, senza ascoltare le richieste dell’avvocato, che appaiono anch’esse inverosimili.
La psicologia è molto presente. Alcuni anni fa, gli avvocati erano soliti usare espressioni latine tra loro per impressionare sia il proprio collega, sia il proprio assisto, sia la giuria. Se, ad esempio, vediamo un avvocato tenere sula propria scrivania una pila di documenti, siamo portati a pensare che sia un ottimo avvocato, o comunque un giurista con molta esperienza. Il modo di comunicare e di apparire condizionare la mente; parlare in un certo modo affascina e allo stesso condiziona il giudizio altrui, come accade nel capitolo il difensore d’ufficio, dove troviamo Castano nelle vesti d’avvocato d’ufficio, intento a difendere un uomo, che sta per essere condannato a 12 anni di galera, ma che inverosimilmente, non sembra preoccuparsene affatto, volgendo lo sguardo, per tutta la durata del processo, alla segretaria d’ufficio.
Tutti i racconti si aprono come un testo scritto per il teatro dell’assurdo, dove paradossalmente, è proprio la normalità ad esser vista come anormale.