A 500 Anni dalla Morte di Raffaello Sanzio
L’ OPERA DEL GENIO RINASCIMENTALE A ROMA
Quest’anno ricorrono i 500 Anni della Morte di Raffaello Sanzio. L’Urbinate moriva a Roma il 6 Aprile del 1520, alla giovane età di 37 anni. Tutte le iniziative culturali, compresa l’interessante Mostra presente alle Scuderie del Quirinale, sono state sospese a causa della Pandemia del Coronavirus e si sono trasferite nel virtuale. Vogliamo offrire un breve PERCORSO ROMANO alla “ricerca” e alla “scoperta” delle Opere di Raffaello, a testimonianza della sua dedizione e ammirazione per la Città Eterna. Un percorso virtuale e mentale, che ci auguriamo di effettuare realmente non appena la Pandemia finirà.
Da questa triste e drammatica esperienza, siamo tenuti a trarne un sacro insegnamento, da cui scaturiscono alcune regole d’oro. Per esempio il silenzio e la quiete sono condizioni indispensabili per ammirare i capolavori artistici, nella giusta distensio animi. Il turismo di massa è disturbante per le città d’arte, luogo di studio e di ricerca, poco adatte per coloro che intendono “vagare nel nulla”.
Evitiamo che i Nostri Musei a cielo aperto, ossia le nostre meravigliose città siano prese d’assalto, non appena tutto ritorna alla normalità. Anche su questo concetto di “normalità” occorrerebbe una minima riflessione. Il turismo, inteso come motilità e svago, fatto da persone che intendono scorrazzare per il pianeta terra, ormai ridotto a una noce, visto che le distanze si sono accorciate e si viaggia quasi gratis, non è cosa normale. Per ritornare a Raffaello, costui condannava l’incuria e la superficialità, che avevano portato alla distruzione dell’immagine e della memoria della Roma Antica, auspicando un ripristino della perduta perfezione. Questa è la sua lezione.
Quanta calcina si è fatta di statue et d’altri ornamenti antichi
Cosa penserebbe di quello che si è fatto e che si sta rischiando di fare del nostro Patrimonio Storico Artistico? TUTTO NON DEVE TORNARE COME PRIMA, MA MEGLIO DI PRIMA, dopo questa lezione si può e si deve.
CORONAVIRTUS VS CORONAVIRUS
AQUILA ROMANA DOCET
Le opere pittoriche e architettoniche di Raffaello si possono ammirare nella Città Eterna in molte chiese e musei.
Inoltriamoci “virtualmente” nella città alla ricerca e alla scoperta di Raffaello.
GALLERIA BORGHESE In questa splendida dimora seicentesca voluta dal Cardinale Scipione Borghese, in cui si trova una delle collezioni d’arte più prestigiose d’Italia, possiamo ammirare opere di Raffaello. La “Dama dell’Unicorno” (1506) realizzata a Firenze. Una giovane dama con l’unicorno, simbolo di castità, lo sfondo richiama le tinte leonardesche. Questa tela venne scoperta qualche decennio fa, dal momento che era stata ridipinta con un ritratto di Santa Caterina d’Alessandria. Dopo attente analisi si riuscì a togliere lo strato superficiale di pittura e venne alla luce il bellissimo dipinto di Raffaello.
La “Deposizione” (1507), commissionata dalla nobildonna perugina Atalanta Baglioni, a cui era stato ucciso il figlio. Raffaello la ritrae nel dipinto a destra, la donna svenuta per il dolore, analogia con la sofferenza della Vergine, per la morte di Cristo, ritratto in primo piano. Il dipinto fu collocato nella Cappella di famiglia nella chiesa perugina di San Francesco al Prato, ma il Cardinale Scipione Borghese attratto dalla bellezza dell’opera, la sottrasse in tutta segretezza e la custodì nella sua collezione a Roma. Il “Ritratto d’uomo” (1504) a lungo la critica ha discusso sulla sua attribuzione a Raffaello, oggi confermata.
PALAZZO BARBERINI In questo prestigioso Museo d’Arte Antica e Moderna è custodita un’opera di Raffaello molto conosciuta e amata “La Fornarina”, realizzata tra il 1518-19 negli ultimi anni di vita del Maestro. La donna ritratta porta sul bracciale la firma “Raphael Urbinas”. A lungo ci si è interrogati sull’identità di questa giovane donna, in lei si vuol vedere un ritratto di Margherita Luti, amore segreto di Raffaello per tutta la sua breve vita, figlia di un fornaio di Roma. Dopo la morte documenti attestano che si rinchiuse in un convento. La lettura simbolica dell’opera, confrontata con un altro ritratto femminile “La Velata” (1516), conservata a Palazzo Pitti a Firenze, apre una nuova via interpretativa. Recenti studi hanno messo in evidenza, in base a una tradizione, che risale ad Anacreonte (VI sec. a.C.), che la Fornarina rappresenta la Venere Celeste, ossia l’amore ideale, che guida lo spirito alla ricerca della verità e della bellezza, mentre la Velata rappresenta la Venere Terrestre, ossia l’amore sensibile volto alla procreazione, incarnato dalla sposa e madre.
GALLERIA DORIA PAMPHILJ In questo monumentale Palazzo sito su Via del Corso si può vedere il “Doppio Ritratto”, opera molto studiata per identificare i due personaggi ritratti. “Non occorre parlare della vivezza di queste due teste; giacché per quelli, che sono lungi dal quadro non sarebbe bastante il discorso; per quelli, che lo vedono, è inutile qualunque sorta di ragionamento”.
ACCADEMIA NAZIONALE DI SAN LUCA La prestigiosa Istituzione culturale ha sede nel Palazzo Carpegna, di cui Borromini realizzò la caratteristica Rampa Ovale, sito vicino Fontana Di Trevi. Nella Galleria è possibile vedere un frammento di affresco con un Putto reggifestone, simile al putto che si trova nell’affresco di Raffaello nella chiesa di Sant’Agostino, accanto al Profeta Isaia.
Accanto a questi prestigiosi spazi museali, molte opere di Raffaello si possono incontrare nelle chiese romane.
CHIESA DI SANT’AGOSTINO Si trova vicino piazza Navona, accanto alla Biblioteca Angelica, la prima biblioteca pubblica di Roma, fondata nel seicento, un gioiello unico e raro per la sua bellezza. Nella chiesa, sul terzo pilastro a sinistra della navata centrale, è presente l’affresco che raffigura il “Profeta Isaia”, di chiara ispirazione michelangiolesca.
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PACE Edificata nel 1482 come ex voto per la pace tra Sisto IV e Ferrara, a ridosso del Rinascimentale Chiostro del Bramante, oggi importante sede espositiva. Nella piccola chiesa Raffaello realizzò l’affresco raffigurante le “Quattro Sibille”: la Cumana, la Persica, la Frigia e la Tiburtina. Tutto intorno angeli che mostrano cartigli, con le profezie. Anche questo affresco si ispira alle figure di Michelangelo della Cappella Sistina. Le sibille decorano l’arco d’ingresso della Cappella Chigi, subito a destra. Per il facoltoso banchiere Agostino Chigi, Raffaello realizzò altre opere importanti non solo pittoriche, ma anche architettoniche, come la Cappella Chigi nella Chiesa di Santa Maria del Popolo.
CHIESA DI SANTA MARIA DEL POPOLO All’interno si trova la prestigiosa Cappella Chigi, la seconda a sinistra. Progettata da Raffaello nel 1513 e completata in seguito da Gian Lorenzo Bernini. La pianta è quadrata con i quattro angoli smussati da quattro pilastri con nicchie, richiamo alla pianta quadrata della Basilica di San Pietro del Bramante. La cupola emisferica è sorretta da un tamburo con sopra 8 finestre quadrate, richiamo a modelli antichi in particolare al Pantheon, modello per le cappelle minori di San Pietro. Di Raffaello sono anche i cartoni per i mosaici della Cupola, le Tombe a piramide di Agostino Chigi e del fratello Sigismondo e le statue nelle nicchie. In quest’opera dialogano in perfetta armonia architettura, scultura, pittura e mosaico.
CHIESA DI SANT’ELIGIO DEGLI OREFICI Edificata per volontà della Confraternita degli orafi e degli argentieri, che ancora oggi ha in questo spazio la propria sede, nel Quartiere Regola. Il progetto della chiesa è stato attribuito a Raffaello, a pianta quadrata secondo il modello del Bramante, ultimata dopo la sua morte.
A Roma ci sono altri due spazi rappresentativi, dove si possono ammirare alcune celebri opere di Raffaello.
VILLA MADAMA Ideata da Raffaello nel 1519 insieme con Antonio da Sangallo il Giovane, per Giulio de’ Medici, alle pendici del Monte Mario. E’ una villa suburbana rinascimentale, con continui riferimenti alle ville romane antiche, in particolare alla Domus Aurea. L’edificio è completamente immerso nel verde, realizzando una continuità ideale e prospettica tra interno ed esterno, determinando una compenetrazione equilibrata e armonica tra elementi architettonici ed elementi decorativi. Attualmente è sede di rappresentanza del Ministrero degli Esteri.
VILLA FARNESINA Realizzata dall’architetto Peruzzi all’inizio del 1500 per il ricchissimo banchiere Agostino Chigi, a cui diede un contributo architettonico e pittorico fondamentale Raffaello. La Villa si trova di fronte al monumentale Palazzo Corsini, sede della prestigiosa Accademia dei Lincei, vicino al Lungotevere della Lungara. All’interno Raffaello e la sua scuola, affrescarono la “Loggia di Psiche”, con scene della favola di Amore e Psiche, raccontata da Apuleio nella sua opera “L’Asino d’oro”. Al centro della volta, in alto, il “Concilio degli dei” e il “Convito nuziale”, intorno 10 riquadri che raccontano la favola, affreschi di straordinaria bellezza. Dalla Loggia si accede alla Sala di Galatea, dal nome del celebre affresco “La Galatea”, presente sulla grande parete. Rappresenta la Nereide in piedi su una conchiglia, un cocchio trainato da due delfini, tutto intorno tritoni, creature marine e in alto putti nell’atto di scoccare dardi. Si racconta che Agostino Chigi invitò e ospitò nella sua Villa la giovane musa ispiratrice di Raffaello, senza la quale, si narra, non riusciva a dipingere, la cosiddetta Fornarina. L’opera rimase incompiuta, come tante altre, per la morte improvvisa del Maestro, dopo pochi giorni morì misteriosamente anche il mecenate Agostino Chigi, che pare godeva di ottima salute, dopo pochi mesi moriva anche la moglie del banchiere e la Fornarina si ritirava in convento.
IL PANTHEON Il nostro percorso ideale si conclude con il Sacro Tempio che custodisce la sua Tomba, secondo la volontà dello stesso Raffaello. L’Urbinate conosceva molto bene il Pantheon, al punto che portava sempre con sé una copia tradotta del “De Architettura” di Vitruvio. La statua della Madonna del Sasso è stata realizzata dal suo allievo Lorenzetto, su disegno dello stesso Raffaello per la sua sepoltura. In basso il sarcofago romano del I Sec. d.C. con inciso il celebre epitaffio, probabilmente composto dall’umanista Pietro Bembo. Sintesi straordinaria dell’Opera di Raffaello, capace di gareggiare in creatività con Natura, vista la genialità del suo Spirito.
“Qui giace Raffaello,
da cui la natura madre di tutte le cose temette di essere vinta,
quando lui viveva, ora che egli è morto, teme di morire”
Su tutti questi Spazi e sulle Opere di Raffaello è calato un silenzio e un’oscurità surreale.
Sembra che sia accaduto l’inveramento di questi versi.
Per i 500 Anni della morte del Genio
La Natura ha posto un freno, affinché lo Spirito nel ritrovarsi,
possa tornare a vedere e a sentire, e dunque a intendere e volere.
Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro