Armani: “è tempo di togliere il superfluo e ridefinire i tempi” lettera aperta al sistema moda
Nuovamente in prima linea Armani, dopo la donazione al Sacco di Milano e dopo aver convertito le su aziende affinché possano produrre camici per il personale medico, si fa sentire con una lettera aperta al mondo della moda. Uno sfogo a gran voce con il quale afferma che “lavorare così è immorale”. Un bisogno, quello di ripartire, quando l’emergenza coronavirus sarà superata, dalle priorità rallentando quei ritmi forsennati che il sistema moda ha avuto in questi anni, da quando il lusso è diventato fast.
Diffusa attraverso la nota rivista Wwd, Armani invita a riprogettare la moda dopo con meno spettacolo e più importanza “Ai vestiti che durino”.
Ne riportiamo un estratto.
Il declino cominciato quando si è rincorso il fast fashion. L’emergenza attuale dimostra invece come un rallentamento attento ed intelligente sia la sola via d’uscita. Una strada che finalmente riporterà valore al nostro lavoro e che ne farà percepire l’importanza e il valore veri al pubblico finale. Il declino del sistema moda per come lo conosciamo è iniziato quando il settore del lusso ha adottato le modalità operative del fast fashion. Carpendone il ciclo di consegna continua nella speranza di vendere di più, ma dimenticando che il lusso richiede tempo, per essere realizzato e per essere apprezzato.
Il lusso non può e non deve essere fast. Non ha senso che una mia giacca o un mio tailleur vivano in negozio per tre settimane prima di diventare obsoleti, sostituiti da merce nuova che non è poi troppo diversa. Io non lavoro così, e trovo immorale farlo. Ho sempre creduto in una idea di eleganza senza tempo, che non è solo un preciso credo estetico, ma anche un atteggiamento nella progettazione e realizzazione dei capi che suggerisce un modo di acquistarli: perché durino.
Per lo stesso motivo, trovo assurdo che in pieno inverno in boutique ci siano i vestito di lino e in estate i cappotti di alpaca. Per il semplice motivo che il desiderio d’acquisto va soddisfatto nell’immediato. Chi acquista per mettere in armadio aspettando la stagione giusta? Nessuno o pochi, penso io. (…)
Sono già tre settimane che lavoro con i miei team perché, usciti dal lockdown, le collezioni estive rimangano in boutique almeno fino ai primi di settembre, come è naturale che sia (…). Basta con le sfilate cruise in giro per il mondo per presentare idee blande e intrattenere con spettacoli grandiosi che oggi ci si rivelano per quel che sono: inappropriati, e se vogliamo anche volgari.
(…)Agli operatori americani della moda voglio mandare il mio più sentito incoraggiamento per le settimane difficili che dovremo affrontare. Uniti, ce la faremo. Ma dovremo essere uniti: questa è forse la più importante lezione di questa crisi.