“Food therapy”: in quarantena con i libri di cucina
In questo periodo di “reclusione” forzata, che ci vede costretti a casa, cosa possiamo fare? Sistemare ed ordinare, fare il cambio di stagione, diventare personal training di se stessi, guardare tutto ciò che le piattaforme possono offrirci (a proposito ringrazio anche l’ultima arrivata Disney + !), improvvisarci chef e magari anche dare spazio ai libri visto che il tempo e la calma non mancano. Certo lettura più azzeccata sarebbe il Decamerone di Boccaccio ma visto che agli italiani piace parlare del cibo perché non unire l’utile al dilettevole leggendo libri che appunto trattano come tema principale il cibo?
La gastronomia è una non-scienza, ma per esser considerati esperti gastronomi, bisognerebbe sapere anche qualcosa di biologia e di antropologia, di agronomia e di storia, specialmente adesso che siamo diventati tutti cuochi e maestri nell’arte della lievitazione sfornando pane, pizze e dolci. Per questo, ci vengono in aiuto diversi libri capaci di compensare queste lacune e di condensare nozioni gastronomiche fondamentali in poche righe.
Libri, di ogni genere e per tutti i gusti, che sono in grado di mettere in relazione cultura e cibo, spiegandoci “la gastronomia” con una prospettiva totalmente diversa: economica, filosofica, geopolitica e ovviamente anche culinaria!
Il primo libro è proprio Perchè agli italiani piace parlare del cibo di Elena Kostioukovitc. Una domanda semplice con una risposta profonda e articolata che parte da concetto del cibo come identità locale, è storia delle signorie e dei ducati, fino ad arrivare alle province romane; è solo un’altra specificità culturale come i dialetti, il folklore e le musiche popolari.
Il Crudo e il Cotto è invece uno dei più significativi trattati antropologici di Claude Lévi-Strauss che analizza il senso della socialità ed i suoi sviluppi partendo dall’analisi di un mito indigeno amazzonico. L’autore, antropologo, delinea un sistema di valori contrapposti tra loro come il crudo-cotto, il fresco-putrido, il bruciato-bagnato trovando nel fuoco un elemento di mediazione tra l’uomo e la natura e quindi, identificando nella cottura il fulcro aggregativo che scaturisce la civiltà.
Di certo in questa lista non poteva mancare un celebre della letteratura classica come Il Gattopardo. La prosa barocca di Giuseppe Tomasi di Lampedusa descrive nei minimi dettagli ogni particolare, dai palazzi ai sontuosi abiti indossati dai protagonisti fino alla perfetta narrazione del banchetto, e del suo pezzo forte: il timballo.
“L’oro brunito dell’involucro, la fragranza di zucchero e di cannella che ne emanava, non era che il preludio della sensazione di delizia che si sprigionava dall’interno quando il coltello squarciava la crosta: ne erompeva dapprima un fumo carico di aromi e si scorgevano poi i fegatini di pollo, le ovette dure, le sfilettature di prosciutto, di pollo e di tartufi nella massa untuosa, caldissima dei maccheroni corti, cui l’estratto di carne conferiva un prezioso color camoscio.”
Anche il Futursimo, movimento letterario, culturale e musicale italiano dell’inizio del XX secolo, nonché la prima avanguardia europea, si è fatto sentire in materia culinaria con manuale tutto suo. La Cucina Futurista è un testo che rappresenta una testimonianza di gastronomia avanguardista per eccellenza con i suoi Garofani alla luce verde, lo Scoppioingola, e la Carne squarciata dal suono di un sassofono… Più che pietanze particolari concetti luminosi e metafisici.
Rimanendo in tema “artistico” passiamo a Le Cene di Gala di Salvador Dalì, un ricettario unico che propone ben 136 preparazioni d’alta cucina francese ispirate dai grandi ristoratori della grandeur parigina primo Novecento. Ricette che, l’artista insieme alla moglie Gala, usavano servire agli ospiti nel corso delle loro eclettiche cene che spesso organizzavano. Ogni ricetta è illustrata e corredata da considerazioni personali di Dalì, il quale non manca di rivolgere un perentorio avviso ai lettori: “Les dîners de Gala è dedicato esclusivamente ai piaceri del gusto. Se siete uno di quelli che calcolano le calorie e trasformano le gioie del cibo in una forma di penitenza, chiudete subito questo libro; è troppo vivace, troppo aggressivo e troppo impertinente per voi”.
Non possono non esserci un romanzo pop ed ovviamente un manga. Tinte quasi noir per I Segreti Erotici dei Grandi Chef direttamente dall’autore di Trainspotting. La vita di due operatori sanitari scozzesi tra ispezioni igieniche in grandi ristoranti, whisky, droghe assortite e vicende familiari e personali estreme. Di stampo ben diverso, invece, Gourmet (Kodoku no Gurume) del maestro mangaka Jiro Taniguchi. Diciannove capitoli, senza una progressione narrativa, che raccontano le peregrinazioni gastronomiche di Goro Inogashira, rappresentante di commercio di Tokyo, che riesce a ricavare serenità e piacere e pace dalla frenesia della quotidianità nipponica grazie alle sue esperienze gastronomiche.
Infine un libro quasi di scienza, una sorta di “sai com’è fatto” del cibo. Cosa succede ad un determinato ingrediente trattato in un certo modo? E se cambiassimo, per esempio, il tipo della cottura? O aggiungessimo un altro ingrediente? Il Cibo e la Cucina ci insegna proprio questo, come un determinato processo di cucina si svolge. Strutture proteiche, denaturazioni, interazioni di pH, variazioni di temperatura tutto quello che, non sappiamo, ma che c’è dietro un metodo di cottura e di preparazione. Il tutto ovviamente senza cadere nella sterile disquisizione tecnica, ma con un eloquio piacevole e ricco che ci insegna anche il fantastico e misterioso processo della lievitazione!
Un capitolo a parte andrebbe, poi, fatto anche per i film e il cibo. Il cinema è un altro strumento formidabile, un mezzo di comunicazione potentissimo che ci permette, come la lettura di un buon libro, di conoscere culture, usanze e tradizioni lontane.