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Armani fa “scuola” i marchi che rispondono all’appello di una “moda più lenta”

Le dichiarazioni di Giorgio Armani di qualche settimana fa, orientate a un lusso che “non può e non deve essere veloce perché ha bisogno di tempo per essere raggiunto e apprezzato”, assumono rilievo in relazione alla lettera pubblicata da un gruppo di stilisti che ha preso una posizione pubblica in merito al modello di business e creatività del futuro. Il documento online è rivolto all’industria della moda, e sottolinea l’importanza di riallineare le tempistiche retail ai bisogni dei consumatori, e di ripensare quelle delle vendite a sconto.

Tra i firmatari ci sono Dries Van Noten, Tory Burch, Pierre HardyCraig GreenGabriela Hearst cui si aggiungono manager come Shira Sue CarmiAxel Keller, rispettivamente CEO di Altuzarra e Jil Sander. Numerosi anche i rappresentanti di grandi gruppi retail come Bergdorf Goodman, Nordstrom e Rinascente e alcuni store italiani, tra cui SugarAntonioli e Tiziana Fausti.

Il documento, facendo riferimento alla difficile situazione sanitaria ed economica internazionale, propone di trasformare il business semplificandolo sia dal punto di vista sostenibile sia da quello commerciale, venendo incontro alle necessità del cliente finale. A partire dalle prossime collezioni i firmatari suggeriscono di proporre nei negozi le collezioni A/I da agosto a gennaio, quelle P/E da febbraio a luglio. Obiettivo: “Creare un flusso più bilanciato di consegne durante la stagione assicurando merce nuova, ma fornendo anche il tempo necessario per suscitare desiderio”. La lettera affronta anche un tema cruciale: i saldi. “Gli sconti al termine della stagione devono favorire meglio la vendita a prezzo pieno, iniziando a gennaio per l’A/I e a luglio per la P/E”.

Per quanto concerne il versante green, ci si impegnerà a ridurre gli sprechi e limitare gli spostamenti. Si annuncia inoltre l’utilizzo di showroom digitali da affiancare all’interazione personale e una non specificata revisione delle sfilate. “Lavorando insieme speriamo che questi step permetteranno alla nostra industria di diventare più responsabile per l’impatto sui nostri consumatori, per il pianeta e la fashion community, riportando la magia e la creatività che ha reso la moda una parte così importante del nostro mondo”, conclude il documento.

 

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