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Ezio Bosso

Un saluto a Ezio Bosso …”Buon Viaggio, Maestro”

La Musica ci insegna la cosa più importante che esista: Ascoltare

Ezio Bosso, direttore d’orchestra, compositore e pianista, nato a Torino nel 1971, è morto giovedì sera a Bologna all’età di 48 anni, per complicazioni dovute a una malattia neurodegenerativa che si è accanita su di lui nel 2011. Il giorno prima della sua scompara, era stato ospite di Rai News 24 per sottolineare l’importanza di musica e sensibilizzare sulla crisi che il settore soffre a causa della pandemia. Dopo 24 ore da quell’intervista, la notizia della sua prematura scomparsa.

Ripercorriamo in breve la sua storia: inizia a suonare all’età di soli 4 anni, quando ancora non aveva imparato l’alfabeto.

ezio bosso

A 14 anni entrò nel gruppo ska (o bluebeat, genere musicale originario della Giamaica, sviluppato nei primi anni sessanta), dove suonava il basso con lo pseudonimo di Xico. Presto, però, la passione per lo ska ha lasciato il posto a quella della musica classica. Ha esordito in Francia come solista, ancora minorenne, all’età di 16 anni, portando la sua musica in giro per il mondo. Questa vocazione si è consolidata con l’incontro con Ludwig Streicher, contrabbassista dell’Orchestra di Vienna, il quale lo ha spinto a studiare composizione e direzione, un palcoscenico fondamentale nella sua carriera.

Fu l’inizio di una carriera che lo portò a salire su palcoscenici prestigiosi come la Royal Albert Hall di Londra, il Sydney Opera House, il Teatro Colón di Buenos Aires, l’Auditorium Parco della Musica di Roma e ovviamente il Regio Theater di Torino, nella sua città, tra molti altri. O per dirigere orchestre come la London Symphony, London Strings, il Teatro Regio, la Philharmonic 900, la Santa Cecilia o il Teatro San Carlo di Napoli. Alla fine degli anni ’90, Bosso si avventurò nel mondo del cinema con la composizione di colonne sonore per film come “Non ho paura” (2003) o “Quo Vadis, piccola?” (2005), di Gabriele Salvatores.

Bosso ottenne fama non solo per il suo talento, ma anche per la sua sensibilità. In ogni intervento televisivo ha mostrato un’incredibile passione per la musica e per la vita, invitando il pubblico a riflettere e guardare sempre al lato positivo. “Mi sono messo a ragionare sull’importanza di perdersi per imparare a seguire. Noi diciamo che perdere è brutto, ma a volte perdere i pregiudizi, le paure, il dolore, ci avvicina”.
Queste le sue parole a Sanremo edizione 2016, prima della sua esibizione con il brano”Following a bird”.

Dopo la notizia della sua morte, i titoli dei giornali italiani lo hanno ricordato così: Il Corriere della Sera come “il pianista che sapeva commuovere” e La Repubblica “il pianista che non ha mai smesso di sorridere”. Uno dei primi segni del progredire della malattia, la aveva annunciata lo stesso Bosso a Bari, durante la Fiera del Levante: “Se mi volete bene, smettete di chiedermi di mettermi al pianoforte. Non sapete la sofferenza mi provoca questo, perché non posso, ho due dita che non rispondono più bene e non posso dare alla musica abbastanza. Quando capirò che non sarò in grado di gestire un’orchestra, smetterò anche di dirigere”.
Bosso e il pianoforte: due anime distinte che convergono in una sola… l’abbandono del piano è coinciso con la sua scomparsa.

Nel 2011 gli è stata diagnosticata una malattia neodegnerativa autoimmune con effetti simili alla sclerosi laterale amiotrofica e che, nel tempo, compromette la mobilità e la capacità di esprimersi normalmente. Nello stesso anno, gli fu diagnosticato un tumore al cervello, dal quale fu sottoposto a un intervento chirurgico. Ezio Bosso è riuscito a superare quel periodo buio, grazie a molte collaborazioni con altri colleghi, come ad esempio, nel duo di violoncello e pianoforte con Mario Brunello, nonchè guadagnandosi l’affetto di milioni di italiani grazie alla sua partecipazione al Festival di Sanremo 2016, come sopra già accennato.

Ho combattuto contro i pregiudizi, anche per come è stata vista la mia malattia. Fin dall’infanzia ho combattuto contro il pregiudizio che un povero ragazzo non poteva essere un direttore d’orchestra, perché il figlio di un operatore doveva essere un operatore, come è stato detto a mio padre”. Per Ezio Bosso la musica è stata anche lo strumento per combattere la pandemia ed uscire dalla quarantena. Circa un mese fa, nel programma Propaganda Live, ha detto che gli mancava suonare con gli altri e dirigere la Orchestra Filarmonica Europa, fondata da lui stesso. Tuttavia, questo non gli ha impedito di pensare al futuro e alla domanda “Come stai?” ha risposto: “Mi chiedo di più su come sono gli altri, come sono i miei amici musicisti. Trascorro più tempo a sognare domani. I musicisti devono essere nello scambio, non solo tra quelli che suonano, ma anche con il pubblico, che suonano con noi con il loro silenzio. Tutto ciò che vedi sulle reti e che ti diverte ora è fatto con l’esperienza precedente. Dobbiamo fare tutto il possibile per nuove esperienze. L’arte è un servizio socio-culturale e la musica è una terapia per la società, un accompagnamento verso un mondo migliore ”.

MATTEO PLATANIA

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