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Finalmente l’Helicopter Money ! (?)

È UN LABIRINTO DI CNOSSO, …. altro che BAZOOKA ! Solo mitologia per rinchiudere senza uscita gli italiani di oggi e le future generazioni

 Torquato Cardilli

Il mese scorso il Governo ha annunciato trionfalisticamente di aver schierato un bazooka con una impressionante potenza di fuoco di 400 miliardi, resi disponibili per le attività produttive. 
Avevo definito inizialmente questa arma metaforica piuttosto come un bazooka di latta (https://www.consulpress.eu/il-bazooka-di-latta-il-decreto-liquidita-del-governo/).  
Infatti, diradatosi il fumo dell’annuncio, si è scoperto che in realtà il bazooka era proprio un’arma inoffensiva perché non sparava denaro liquido da erogare ai fini del ristoro delle perdite e del rilancio della ripresa economica, ma offriva semplicemente una garanzia statale al 90% su ogni prestito che le banche avrebbero concesso alle imprese.

Quindi il piccolo imprenditore, commerciante, artigiano avrebbe dovuto districarsi in un labirinto di 19 passaggi burocratici secondo norme scritte da chi non ha mai avuto la minima idea di cosa sia l’attività lavorativa di un piccolo imprenditore, o di bilancio aziendale, o di gestione del personale per chiedere alla banca un prestito, pagandoci sopra un interesse.

Questo nella migliore delle ipotesi, ma nella maggioranza dei casi l’applicazione pratica ha già dimostrato che la banca, fidandosi poco della garanzia statale e ancor meno dell’impegno dell’artigiano, ha preteso da lui ulteriori garanzie escludendo a priori dall’erogazione del prestito chi fosse in cattive acque. Come dire che i soldi vengono prestati a chi meno ne ha bisogno o che il naufrago che sta su una solida scialuppa può essere issato a bordo di una comoda nave, mentre quello che annaspa senza nemmeno un salvagente può essere lasciato affogare (*1).

Il povero Primo Ministro Conte, alle prese con problemi di eccezionale complessità di carattere sanitario sociale ed economico, ben lontani dalle sue competenze professionali, ha dovuto fidarsi della miriade di consiglieri di cui si è circondato. Per le questioni degli approvvigionamenti sanitari ha fatto capo all’ineffabile commissario speciale Domenico Arcuri che, in tandem con il capo della protezione civile Angelo Borrelli, sembrerebbe essersi  fatto imbrogliare da speculatori da strapazzo, compresa l’ex Presidente della Camera Irene Pivetti (*2) ed ha imbrogliato a cascata gli italiani illudendoli sulla disponibilità delle mascherine ed altre attrezzature medicali, arrivate con il contagocce persino ai medici (*3).
Va anche rilevato che per gli aspetti sociali la mastodontica “task force” (la dizione Commissione di lavoro era troppo popolare) ha prodotto una puntigliosa e complicata regolamentazione, mentre per gli aspetti economici il punto di riferimento del Premier è stato il Ministro dell’Economia. Lasciando da parte i vari politici di maggioranza che capiscono di questioni manageriali, finanziarie e monetarie con minimo dieci zeri quanto un bambino di fisica nucleare, il ministro Gualtieri si è mosso utilizzando il solito triciclo novecentesco, senza una strategia di lungo termine, caricando sulle spalle di chi deve ancora nascere i debiti che lo Stato è pronto a sottoscrivere.
In un mondo che viaggia alla velocità della luce, ha previsto solo l’utilizzazione del classico, vetusto sistema dell’Assicurazione della SACE, della farraginosa intermediazione delle banche, delle doppie istruttorie da parte della prima e delle seconde con inevitabile allungamento dei tempi ecc.

C’è voluto un altro mese buono perché di fronte alla rabbia popolare montante e al dilagare del malcontento per l’allargamento dell’area della povertà e per l’inaridimento di ogni attività economica, il Governo, con la sua truppa rinserrata a palazzo Chigi fino alle ore piccole, provvedesse a varare un nuovo decreto legge di pioggia del denaro, che però non è l’helicopter money, che avevo invocato sin dal 21 marzo.

L’ammontare di denaro che sarà elargito (55 miliardi) non si coglie dall’albero della cuccagna, ma è una gravosa aggiunta al debito dello Stato che dovremo ripagare, perciò dovrebbe essere investito nel migliore dei modi.

Il testo del decreto è un’enciclopedia del non-sense. Anziché prevedere un’erogazione di denaro sulla base di parametri certi ed obiettivi come la denunzia dei redditi, il fatturato, il numero dei lavoratori dipendenti, la composizione familiare, secondo una classifica di priorità di settori economici, si perde nel solito spettacolo di assalto alla diligenza per centinaia di  pagine che assegnano 500 euro di qua e 1000 euro di là, che disciplinano minuziosamente e qualche volta in modo cervellotico oltre alle detrazioni, lo sconto delle bollette, la sospensione delle tasse, i bonus vacanze, badanti, baby sitter, biciclette, monopattini e pedalò, il reddito di emergenza, anche le distanze e le aperture degli esercizi ecc.

Questa scelta governativa della distribuzione dei soldi a pioggia, per tamponare gli effetti negativi dell’emergenza, non è un errore in sé data l’estrema difficoltà di sopravvivenza di milioni di famiglie, ma è lecito nutrire il timore che tra qualche mese questo ulteriore indebitamento dei conti pubblici esaurirà i suoi effetti, se non sarà immediatamente seguito da una riforma strutturale dell’apparato parassitario, senza una strategia di lungo termine che punti sulla realizzazione da subito degli investimenti pubblici nei settori delle infrastrutture, dell’ambiente, dell’energia, della sanità. 

Come se non bastasse il decreto apre lo steccato della prateria all’assalto, a suon di miliardi, da parte di un’azienda agonizzante come l’Alitalia (3 miliardi) per tenerla in vita, ma a terra, oppure per soddisfare gli appetiti delle tribù degli industriali squali dal settore delle cliniche, all’informazione, all’edilizia ecc.

Non poteva mancare tra questi Sioux la Fiat (FCA), – è bene ricordarlo che non è più un’azienda italiana con sede fiscale in Olanda e legale in Inghilterra, con il 75% in mani straniere, e che controlla solo un quarto del mercato dell’auto in Italia che presto diventerà un ottavo per la fusione con la Peugeot –  che ha già chiesto un prestito di 3,5 miliardi, somma che stride fortemente con quanto previsto per la scuola (1 miliardo) e l’Università e Ricerca (1 miliardo e mezzo). 

Se per la miopia dei politici al Governo non ci fossero i necessari investimenti pubblici e il tutto si risolvesse nelle mance universali a pioggia, nella mera continuazione dell’improvvida politica della pensione anticipata, del reddito di cittadinanza, dei favori ai soliti noti capitani coraggiosi, tra meno di un anno, forse sei mesi, saremmo con entrambi i piedi nella fossa.

Se il refrain parolaio di politici che dicono sempre le stesse cose e fanno il contrario, continuerà ad essere quello della lotta alla burocrazia e della paranoia anti Europa, senza un progetto solido, l’Italia non potrà risollevarsi.

È finito il tempo dell’ingenua “dichiarazione sull’abolizione della povertà” ed inizia quello dello sforzo titanico per medicare chirurgicamente il Paese con dosi massicce di antibiotico che eviti le infezioni della criminalità. Anche le misure adottate di regolarizzazione degli immigrati irregolari, sbandierate come risolutive nella lotta al caporalato, difficilmente potranno conseguire l’obiettivo dell’abolizione della schiavitù. Serviranno solo a salvare i raccolti di grano, pomodori, frutta e verdura pericolosamente minacciati dalla situazione socio-sanitaria visto che del milione di operai agricoli circa 400mila sono immigrati stagionali, in larghissima parte europei, rimasti confinati nel paese d’origine a causa del covid-19.

Sulla consistenza degli irregolari in Italia circolano le cifre più disparate, oscillanti nella forchetta da 600 mila a 250 mila, per lo più senza assistenza sanitaria, che continueranno ad essere costretti a vivere alla giornata in modo nascosto in baraccopoli fetide o in miseri tuguri o sotto i ponti, sfruttati nel lavoro o reclutati come manovalanza dalla criminalità. 
Il Governo è stato convinto a consentire una regolarizzazione temporanea più dall’allarme di Confagricoltura sull’assenza di oltre 200 mila persone che per le temerarie minacce di dimissioni della Teresa Bellanova.
L’incapacità di comprendere e governare i più normali, ma seri, incentivi economici mi fa azzardare la previsione contrariamente al mantra cantato in tutti i balconi, che comunque vada, non sarà un successo.

Torquato Cardilli 

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NOTE A MARGINE :
(*1) –
 Al riguardo credo sia opportuno ricordare il ben noto aforisma: “Cos’è rapinare una banca a paragone del fondare una banca?” … pronunciato da Bertolt Brecht, a riprova che anche quelli di sinistra (Compagni, Zecche & C.) qualche volta non sparano le solite bojate !  ….. auspicando poi di non incappare personalmente in una denuncia per istigazione a delinquere da parte dell’ A.B.I. (Associaz. Bancaria Italiana), o dell’ A.N.P.I. (Associaz. Partigiani d’Italia), o di qualche “solerte Magistrato”.  
(*2) – Al riguardo ritengo sia plausibile considerare che anche l’ex Presidente della Camera Irene Pivetti possa essere rimasta vittima di raggiri orditi ai suoi danni, forse in quanto non inserita negli appararti del sistema dominante e per essersi schierata più volte a favore del “Made in Italy” e di una nostra imprenditoria sana, responsabile e indipendente.  
(*3) – Al riguardo desidero precisare che da parte di noi tutti non sarà mai sufficiente il ringraziamento ed il rispetto da riservare ai medici, al personale infiemieristico ed ausiliario, nonchè ai cappellani ospedalieri e a tutti coloro  che si sono prodigati a favore di coloro che si trovavano in stato di necessità.   
(*4) –
Al riguardo voglio ricordare come la FIAT (ora FCA) in Italia abbia sempre “ripartito” gli utili d’impresa con i propri azionisti e “socializzato” le perdite con la intera comunità, secondo i classici canoni del capitalismo e del neo-liberismo.

______________ Giuliano Marchetti  

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