Un Saggio di Storia Militare
UNA NUOVA PROSPETTIVA
SULLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Per l’80° Anniversario dell’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale è stato pubblicato un libro dal titolo “Potevamo vincere! Se solo l’avessimo voluto”, scritto da Gianfranco Giulivi, edito dalla Casa Editrice BookSprint nel Febbraio 2020.
In questo libro di Storia Militare si affronta la complessa materia della Seconda Guerra Mondiale, senza ricorrere a tecnicismi incomprensibili, ma con un linguaggio chiaro e documentato, intercalato anche da poesie e testi di canzoni d’epoca e militari, che ci accompagnano nella lettura, in un modo discorsivo e puntuale.
L’obiettivo è quello di effettuare un’attenta verifica delle scelte strategiche e degli accorgimenti tattici adottati, prima e durante il conflitto (1940-1943). Le domande, gli interrogativi sollevati dalle questioni messe in campo, sono oggetto di una critica eminentemente di natura storiografica, sostenuta da un’ampia bibliografia.
Operazione che richiede il supporto fondamentale di materiali d’archivio, che purtroppo, per quanto riguarda la Seconda Guerra Mondiale, risulta alquanto lacunoso, visto che gli archivi sono stati oggetto di manipolazioni, e spesse volte anche di un vero e proprio saccheggio. Di conseguenza è necessario sostenere la ricerca con procedimenti diversificati, quali ad esempio analisi testuali comparate, fino a procedimenti astratti e logici. Avanzare delle ipotesi nella ricerca è legittimo, sostenerle con procedimenti scientifici è doveroso.
Nel titolo è riposta l’ipotesi messa in campo dall’Autore, che riportiamo integralmente: Pur nella scarsa preparazione del Regio Esercito e nell’impiego di materiali in parte obsoleti o di tecnologia carente, sia da parte dell’Esercito, sia in parte della Regia Aeronautica, la scelta politica del momento di intervento e la sostanziale impreparazione e povertà di risorse messe in campo contro di noi dall’unico avversario che in quel momento doveva confrontarsi con noi e con la nostra alleata Germania, permette di dire che noi POTEVAMO VINCERE, se la guerra dichiarata a giugno fosse stata effettivamente combattuta per mare, per terra e per cielo, con le risorse (che non erano affatto poche) che complessivamente avevamo, ma che non utilizzammo negli unici due fronti di scontro con l’unico nemico che fronteggiavamo: la Gran Bretagna, con il suo impero coloniale.
Da un’attenta analisi dei documenti, dei fatti, degli eventi, delle testimonianze, dei bollettini di guerra, dei primi 4/6 mesi dell’intervento, l’Autore mette in evidenzia quelli che sembrano essere una serie di errori e di ritardi strategici, che influirono negativamente sull’andamento della guerra. Basti pensare alla supremazia navale italiana, nei primi mesi di guerra, e al fatto che non si sia sfruttato questo vantaggio, anzi sembra che di proposito si siano evitati scontri navali.
Eppure l’Autore fa notare, attraverso un’analisi ulteriore, che la scelta del momento dell’entrata dell’Italia nel secondo conflitto, 10 Giugno 1940, è stata tempestiva e opportuna. A riprova di quanto detto, sono proposti dati obiettivi circa eventuali accordi tra l’Italia e la Gran Bretagna, così come con la Francia. Significativo il fatto ipotizzato, attraverso varie testimonianze, del possibile invito fatto dallo stesso governo francese in carica a chiedere a Mussolini di entrare in guerra contro la Francia prima che la stessa crollasse militarmente sotto il peso delle dilaganti divisioni germaniche, onde attenuare, nel contesto delle clausole di pace, le eventuali esose pretese del dittatore tedesco. Altro che “Pugnalata alla schiena!”.
In fondo la posizione di Grande Mediatore del Duce è confermata anche dalla Conferenza e Accordo di Monaco, un incontro internazionale che si svolse il 29 e il 30 Settembre 1938, fra i capi di governo di Regno Unito, Francia, Germania e Italia. Ma anche dal tentativo fatto nei primissimi giorni di Settembre 1939, di organizzare una Conferenza per risolvere pacificamente la Questione del Corridoio di Danzica.
L’Autore evidenzia fatti sia politici che militari, che attestano come anche da parte della Germania non si intendeva mettere alle strette né la Francia, basti pensare alle clausole dell’Armistizio, come le garanzie offerte per la salvaguardia della flotta navale Francese, né la Gran Bretagna, viste le opportunità belliche che furono evidentemente e volutamente trascurate, ricordiamo la mancata distruzione dell’esercito Inglese nella sacca di Dunkerque. Prove di una sottile intesa geopolitica fra Italia e Germania, in vista di un Futuro Nuovo Ordine Mondiale, e soprattutto di un Nuovo Assetto Europeo.
Si temeva il ruolo egemone della Germania in Europa, al punto che si confidava addirittura nella sconfitta militare delle potenze dell’Asse, come unica e sola possibilità, individuata in Italia, da parte di quanti intendevano porre fine al Regime Fascista.
Fatti del genere danno adito a domande che l’Autore si pone, nel tentativo di capire, muovendo da una seria indagine, al fine di ricostruire un contesto, che è andato disperso. L’Autore cerca di trovare delle risposte quasi insieme al lettore, sollecitando non a una semplice lettura disattenta e passiva, in quanto richiamandolo all’attenzione, lo invita al ragionamento e all’analisi. Con questa procedura si tenta di uscire dai soliti luoghi comuni e soprattutto si mette in atto un metodo critico, che spinge la ricerca verso nuovi campi inesplorati, o semplicemente si vede lo stesso fatto da un’altra prospettiva.
Un Testo utile e interessante per chi desidera, per ragioni professionali, o anche per semplice passione personale, conoscere e approfondire i Grandi Temi del secondo conflitto mondiale.
Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro