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Latinismi e modi di dire nella nostra lingua madre

Ogni tanto usiamo il latino per dimostrare il nostro grado di istruzione o e per far sentire il nostro italiano nella sua forma più colta. Tuttavia bisogna sempre usare il buon senso, evitando di infiocchettare i nostri discorsi con termini poco comuni, soprattutto per chi non maneggia le frasi in latino con troppa disinvoltura. Basta quindi molto poco per sembrare snob e contemporaneamente superficiali, sbagliando la citazione in latino senza averne coscienza, o usandola nel contesto sbagliato.

Comunque sia questi rischi non ci scoraggeranno mai davvero dal ricorso a frasi in latino, a espressioni proverbiali nella lingua da cui l’italiano è nato, soprattutto quando vogliamo risultare simpatici e brillanti. Aliud est cito surgere, aliud est non cadere, scriveva Sant’Agostino: prima o poi un latinismo scappa di bocca.

E allora è meglio impararli correttamente con questa una lista delle espressioni più comuni:

Si parva licet…

Si parva licet componere magnis, dove “componere” sta per avvicinare, comparare.

Se è concesso confrontare le cose piccole con le grandi…

Da un verso delle Georgiche di Virgilio, in cui il poeta confronta il lavoro delle api con quello dei Ciclopi. Si usa per giustificare il confronto fra due cose dissimili, “fatte le debite proporzioni”ed alcune volte per rivendicare la bontà del proprio operato con un pizzico di falsa modestia. Dal punto di vista retorico è un’excusatio.

Ante litteram

Espressione tecnico-specialistica in latino moderno (avantilettera). Propriamente, una prova di incisione tirata senza didascalia (la littera). In senso figurato, valido per opere e persone che sono riconosciuti “anticipatori“:

Che precorre i tempi.

Excusatio non petita, accusatio manifesta

Se abbiamo fatto una marachella, mettere le mani avanti può rivelare il nostro senso di colpevolezza a chi ancora non ci ha accusati di nulla. Il proverbio è medievale:

Una scusa non richiesta è un’accusa manifesta.

Obtorto collo

Letteralmente “a collo torto”, è un’espressione usata da alcuni autori, tra cui Plauto. Oggi utilizzata come sinonimo di contro voglia.

Homo homini lupus

Qualora volessimo sottolineare l’egoismo e il senso di prevaricazione dell’essere umano sugli altri individui. Usata per la prima volta da Plauto (Asinaria, II, 4, 88 – lupus est homo homini, non homo) e significa che l’uomo è un lupo per l’uomo.

Mutatis mutandis

Ovvero bisogna tener conto del cambiamento dei tempi, “fatti i debiti cambiamenti“.

Una tantum

Non significa una volta ogni tanto, ma  una volta soltanto.

Urbi et orbi

Se diciamo scherzosamente che qualcosa è noto Urbi et orbi, vuol dire che lo sanno tutti. Propriamente significa che un documento papale è destinato al mondo intero e non solo alla città di Roma. Urbi et orbi è anche la prima benedizione pubblica di un papa.

Ad maiora!

È una formula d’augurio, usata anche durante un brindisi, rivolta a chi ha conseguito un bel risultato in qualche attività: col che si augurano ulteriori successi. Letteralmente significa “a cose maggiori!” e le persone compassate lo usano talvolta ironicamente, per congedare persone con cui non sono d’accordo.

Ipse dixit

Un richiamo all’auctoritas di qualcuno, a conferma della verità di quanto si asserisce: l’ha detto lui stesso.

Nella filosofia scolastica medievale segnalava un richiamo inconfutabile ad Aristotele, allo stesso modo che più anticamente i pitagorici, secondo Cicerone, si richiamavano al maestro.

Castigat ridendo mores

Frase di conio moderno, la compose nel XVII secolo J. de Santeuil per un busto decorativo d’Arlecchino destinato al proscenio della Comédie Italienne a Parigi. Associata alle virtù della satira, che: ridendo e scherzando sanziona i costumi.

Equivalente la frase attribuita a Orazio: Ridentem dicere verum.

In vino veritas

L’unica opera pervenutaci del sofista Zenobio è un compendio di proverbi greci, tra cui c’è il celebre Ἐν οἴνῳ ἀλήθεια, poi tradotto in latino. Sai cosa succede ai tuoi “freni inibitori” quando sei alticcio, e dunque sai che è vero.

Honoris causa

“A motivo d’onore”, riferito a titoli accademici conferiti da un’università a chi si sia distinto in una particolare materia. In Italia vale anche per la laurea, mentre all’estero si assegna principalmente il titolo di Dottore di ricerca honoris causa.

Forma mentis

Si intende semplicemente la disposizione mentale di qualcuno. Usiamo questa espressione in modo molto disinvolto, ma può avere un significato più serio. 

De mortuis nil nisi bonum (dicendum est)

Riportata da Diogene Laerzio in greco, tradotta in latino nel XV secolo. In segno di rispetto per i defunti, si ponga fine alle dicerie nei loro confronti: “non si parli che delle cose buone”. Anche questo detto può essere usato con ironia.

In alto loco

Espressione usatissima perché foneticamente molto simile all’italiano. Chi ha amicizie in alto loco è amico dei “potenti”.

Ipso facto

Significa “automaticamente” in formule giuridiche. Popolarmente significa “immediatamente, seduta stante”. Letteralmente: “sul fatto stesso”.

Per aspera ad astra

“Attraverso le asperità, fino alle stelle”. Un detto suggestivo e memorabile per il “bisticcio”, ovvero paronomasia, fra aspera e astra. Una paronomasia isofonica: nelle due parole l’accento cade su suoni identici. Nel caso di paronomasia apofonica invece la vocale è diversa, come nell’italiano “dalle stelle alle stalle”.

Apertis verbis

Quando ci si vuole spiegare con chiare parole, si dichiara apertis verbis qualcosa: senza giri di parole.

Melius abundare…

…quam deficere. Di origine ignota, è un detto così simile all’italiano che non ha bisogno di spiegazioni.

Mala tempora currunt…

…sed peiora parantur. Liberamente: viviamo tempi bui, ma giorni ancor più bui ci attendono. L’espressione è di Cicerone, dalla prima delle sue orazioni contro Catilina, da cui viene tra l’altro il significato odierno di “catilinaria”: rabbiosa invettiva contro qualcuno.

Quousque tandem abutere…

“Quosque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?” (fino a quando dunque, Catilina, abuserai della nostra pazienza?): è la protesta dell’improvvisato latinista quando qualcuno gli ha proprio rotto le scatole. Sempre dalla prima catilinaria di Cicerone, di cui costituisce l’esordio ex abrupto, cioè improvviso e brusco.

Sic transit gloria mundi

Una di quelle frasi in latino dell’ambito ecclesiastico —il cerimoniere la pronuncia tre volte davanti al neoeletto pontefice— che utilizziamo più spesso scherzosamente. Come richiamo alla “caducità delle cose umane” infatti va bene per sdrammatizzare di fronte a un insuccesso inatteso.

Memento mori

Si insomma, ricordatelo.

 

fonte helloworld

 

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