Regicidio di mezz’estate 29 luglio 1900
L’anarchico Gaetano Bresci volle vendicare la repressione iniziata contro i fasci siciliani
Raffaele Panico
Di attentati ne aveva visti Umberto I ma era sempre uscito indenne. In occasione della “crisi di fine secolo” durante le proteste contro l’aumento del prezzo del pane, a Milano, nel 1898 il generale dell’esercito Bava Beccaris sparò cannonate contro i manifestanti, circa 100 morti, centinaia di feriti fonti ufficiali, erano innocenti cittadini anche solo ignavi passanti. Per il Bresci, operaio e anarchico, emigrato in America la misura era colma.
Da parte sua occorre sottolineare re Umberto I aveva un alto senso dello Stato, combatté per la Terza guerra d’Indipendenza quando era già generale nel 1866, nella battaglia di Custoza.
Umberto I
Ascese al trono morto il padre nel 1878. Umberto I viaggiava molto in tutta Italia, si distinse in occasione di catastrofi nazionali: l’inondazione nel Veronese del 1882, il terremoto di Casamicciola ad Ischia nel 1883, e con la diffusione dell’epidemia di colera a Napoli e in Piemonte nel 1884, portandosi di persona sui luoghi, insieme alla regina Margherita, prestando i soccorsi e guadagnandosi l’appellativo di “Re buono”. La regina Margherita di Savoia, l’aveva sposata nel 1868 ed era sua cugina; nel 1870 presa Roma si trasferirono nella nuova capitale. Margherita gli diede un figlio, il futuro Vittorio Emanuele III, un piccolo re che riusciva poi a regnare per circa 44 anni, ma non ebbe la fermezza e il pugno duro per fermare Mussolini e, quando lo fece, era fin troppo tardi: si era già guadagnato il nomignolo “re sciaboletta” per la statura…
Vittorio Emanuele III
Vittorio Emanuele III nonostante divenne Re d’Italia e d’Albania e imperatore dell’Africa italiana, niente male per un piccolo re di un’antica e nobilissima casata reale. Una volta presa Roma nel 1870, il regno aveva raggiunto l’impero di Roma con circa 4 milioni di Kmq. Niente male per il regno di Sardegna che fino al 1859 si estendeva su poche decine di migliaia di Kmq… I Sette Colli furono fatali per la nuova Italia dei Savoia per la rifondazione dell’Impero dopo secoli ma, come già si sapeva nel Mondo antico i re a Roma durano poco: Roma era per la Res Publica.
Emissioni filateliche celebrative dell’Impero
Per ironia di coincidenze l’anarchico Gaetano Bresci era nato il 10 novembre del 1869, poche ore prima dei natali del futuro re Vittorio Emanuele III (11 novembre 1869) che salì al trono proprio “grazie” al suo gesto, quei tre precisi colpi di pistola esplosi e centrati contro il di lui padre Umberto I. Tanto che la mamma di Gaetano Bresci, di nome Maddalena, pensava di battezzare il figlioletto Vittorio Emanuele per la fortunata coincidenza di prossimità di nascite. Gaetano Bresci era nato in un piccolo borgo alla periferia di Prato.
Gaetano Bresci
Nel 1897 il Bresci si imbarca come emigrante su un bastimento e si porta negli Stati Uniti, stabilendosi nel New Jersey, fin quando si arma si allena al tiro e rientra in Italia e, suo malgrado, nel corso del Novecento segna le sorti del Regno d’Italia. In verità, a Milano, la cosa fu grave: schierando l’esercito per mantenere l’ordine e le strade sicure, il generale Bava Beccaris sparando quelle cannonate sulla folla di cittadini italiani inermi e innocenti (neanche sotto occupazione austriaca a Milano si vide forse tanta repressione) che manifestava contro l’aumento del prezzo del pane, secondo fonti ufficiali uccise 82 persone ferendone 503 feriti; mentre, altre fonti, riportano oltre 300 morti e un migliaio di feriti. Senza indugio poi re Umberto I conferiva al generale Beccaris una delle massime onorificenze del Regno per “Il servizio reso alle istituzioni e alla civiltà” la Croce di grande ufficiale dell’ordine militare di Savoia; l’operaio emigrante d’oltre oceano preferì andare incontro a morte certa come poi finì in carcere a Ventotene il 22 maggio 1901, dopo l’insano gesto regicida.
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