4 Novembre Giorno della Vittoria
Il VIAGGIO DELL’EROE
UN VERSO DI DANTE PER IL MILITE IGNOTO
Il 4 Novembre 1918 l’Italia usciva vittoriosa dal Grande Conflitto Mondiale. Con un immane Sacrificio di vite umane si portava a compimento l’Unità d’Italia. Il 4 Novembre è oggi dedicato alla Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, in riferimento alla Vittoria della Grande Guerra 4 Novembre 1918 e alla Solenne Cerimonia del Milite Ignoto, 4 Novembre 1921, per rendere onore a tutti i soldati caduti senza nome, non identificati, durante la Grande Guerra. Nel 2021 sarà doveroso celebrare il Centenario del Milite Ignoto, insieme ad altri due importanti Anniversari, il 150° della Proclamazione di Roma Capitale e il 700° della Morte del Sommo Poeta Dante Alighieri. Tutte le tre ricorrenze sono legate da un comune denominatore, l’affermazione dell’Identità Italiana.
Si pensò fin da subito di onorare il Sacrificio compiuto dalle Forze Armate. In tutte le città italiane, dalle più grandi fin nei piccoli centri, si realizzavano i Parchi della Rimembranza, dei veri e propri Boschi Sacri con al centro un monumento dedicato ai caduti, su cui era riportato il nome di battesimo di ciascun combattente, per sancire il legame profondo tra il singolo individuo e la Patria.
In Italia, l’idea di rendere tutti gli onori al Soldato della Grande Guerra, fu portata avanti con determinazione dal colonnello Giulio Douhet, il quale il 24 Agosto 1920 rilasciò una dichiarazione sulle pagine del giornale Il Dovere, in cui difendeva il valore del Soldato Italiano:
“Che tutto sopportò e tutto vinse, da solo, nonostante. Perciò al Soldato bisogna conferire il sommo onore, quello cui nessuno dei suoi condottieri può aspirare neppure nei suoi più folli sogni di ambizione. Nel Pantheon deve trovare la sua degna tomba alla stessa altezza dei Re e del Genio”.
Si decise di non traslare la salma al Pantheon, bensì in un luogo altamente significativo per l’Unità d’Italia e sotto il sole, ossia all’aperto e alla vista di tutti. Il luogo scelto fu il Vittoriano, che con la Sepoltura del Milite Ignoto, sublimò la sua Alta Valenza Simbolica e rafforzò il suo Valore Patriottico, quale Simbolo di Unità e di Identità Italiana.
In questo clima patriottico e nazionalistico si svolsero le solenni cerimonie per un evento di evidente spessore culturale, il 600° Anniversario della morte del Sommo Poeta Dante Alighieri. Tutte le città italiane ricordarono l’evento, in particolare la città di Ravenna, luogo di sepoltura di Dante. Per l’occasione venne restaurato il tempio sepolcrale e vennero sostituite le porte di legno con porte in bronzo, donate dal municipio di Roma, e ricavate dalla fusione di un cannone austriaco catturato durante la guerra.
La Solenne Cerimonia si verificò il 13 settembre 1921 alla presenza delle più alte Autorità dello Stato. Al Regio Esercito fu dato l’onore di deporre la sola e unica corona, di bronzo e d’argento, che venne fissata sul marmo del pavimento a immortalare quella data tanto simbolica, che lega le spoglie del Sommo Poeta a quelle di tutti i Caduti della Grande Guerra, che con il loro eroismo e patriottismo hanno realizzato il Sogno di Dante, un’Italia Unita, Indipendente e Libera. “Sì com’a Pola, presso del Carnaro, ch’Italia chiude e i suoi termini bagna”.
L’evento venne celebrato anche nella città natale di Dante. Il 17 Settembre alla presenza del Re Vittorioso, si svolse la Solenne Cerimonia a Palazzo Vecchio, nel Salone dei Cinquecento, dinanzi al gruppo michelangiolesco della Vittoria.
Infine il 20 Settembre a Roma, si fece coincidere la celebrazione dell’evento dantesco con la Festa Nazionale dedicata a Porta Pia. Nel 1921 ricorreva il 50° Anniversario di Roma Capitale d’Italia. La fine del potere temporale dei papi, tanto pensata da Dante, era diventata tutt’uno con l’Unità Nazionale. Si attese proprio il 1921 per far coincidere questi Eventi fondativi della Storia d’Italia. Ricordiamo che il Vittoriano era stato inaugurato dieci anni prima, nel 1911, ricorrendo il 50° Anniversario della Proclamazione del Regno d’Italia con Torino Capitale.
Con questo spirito si giunse al 4 novembre 1921
Il rituale, che portò a questa sacra sepoltura, era iniziato nell’estate del 1921, quando per decisione del Ministero della Guerra venne istituita una Commissione costituita da uomini illustri, con il compito di esumare 11 Salme, non identificabili, di queste solo una sarebbe stata tumulata all’Altare della Patria.
Le ricerche iniziarono il 2 ottobre del 1921 e terminarono il 27 ottobre, giorno in cui tutte le 11 Salme furono condotte ad Aquileia. La Commissione assegnò a una donna il difficile compito di scegliere una bara tra le undici, destinata alla gloria. Tale Maria Bergamas, madre di un soldato disperso e irredento, il 28 Ottobre del 1921 nella Basilica di Aquileia scelse la Salma del Milite Ignoto, che trovò degna sepoltura sull’Altare della Patria, a Roma.
Maria Bergamas, riposa nel Cimitero degli Eroi, sito alle spalle dell’abside della vetusta Cattedrale, insieme agli altri 10 Militi; primo cimitero della Grande Guerra, allestito nel 1915 per accogliere le “Primizie di Aquileia”. Da questo luogo sacro, da un punto preciso, segnalato da un monumentale arco è possibile vedere Redipuglia, dove ha sede il Cimitero della Grande Guerra, monumentalizzato nel 1938. In questo Sacrario Militare si trova la Tomba del Duca Invitto, il Duca d’Aosta Emanuele Filiberto di Savoia,
“Tutto per la Patria e per il Re… Desidero che la mia tomba sia, se possibile, nel cimitero di Redipuglia, in mezzo agli eroi della Terza Armata”, come si legge nel Testamento Spirituale del Duca Invitto, 4 Luglio 1931.
Durante questa Solenne Cerimonia del 1921, la Banda della Brigata Sassari, sul Sacrato del Tempio, per la prima volta, in modo ufficiale, intonò l’Inno che sarebbe divenuto il simbolo di tutte le cerimonie dedicate ai caduti: “La Leggenda del Piave”.
La bara scelta fu posta su un affusto di cannone, conservato al Museo Centrale del Risorgimento a Roma, insieme alla Bandiera che coprì il Feretro, e deposta su un carro funebre ferroviario.
Sul carro glorioso furono incise le date in numeri romani dell’inizio e della fine della Grande Guerra, e fu posto anche un verso molto significativo del Quarto Canto dell’Inferno, della Divina Commedia, “L’ombra sua torna, ch’era dipartita”. Il verso fa riferimento al momento in cui Virgilio ritorna nel limbo, nella valletta fiorita, dopo essersi allontanato dai sommi poeti della classicità, per andare in soccorso di Dante.
Il Viaggio dell’Eroe avvenne in treno, lungo la tratta Aquileia-Roma, e si svolse dal 29 Ottobre al 2 Novembre, giorni particolari dal punto di vista della liturgia cattolica, ricorrendo la Commemorazione dei defunti. Come spesso accade nella Storia d’Italia le date sono sempre molto evocative.
Il Sacrificio degli Italiani era stato immane e questo spiega la grande partecipazione spontanea di popolo lungo i binari, dove si attendeva per ore il passaggio del Sacro Feretro.
Una pioggia di fiori e di luce, d’amore e di speranza, fecondò la Patria e rimarginò le ferite ancora vive. Il Corriere della Sera in un articolo del 30 Ottobre 1921, così descriveva il passaggio dell’Eroe “dove il treno passava rapido, gruppi fermi ai passaggi a livello salutavano, agitando i fazzoletti. Pareva che salutassero un essere caro tanto atteso”.
CORONAVIRTUS VS CORONAVIRUS
L’OMBRA SUA TORNA CH’ERA DIPARTITA
Il treno arrivò alla Stazione di Portonaccio, poi Stazione Termini
La Salma fu accolta con i massimi onori, portata a spalla da dodici Medaglie d’Oro, in Corteo con in testa il Sovrano Vittorio Emanuele III fu trasferita nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, fin da allora Chiesa di Stato.
All’ingresso esterno fu posto un Epitaffio composto dal Re Soldato
“Ignoto il nome – folgora il suo spirito – dovunque è l’Italia – con voce di pianto e d’orgoglio – dicono – innumeri madri: – è mio figlio”.
Il 4 Novembre dalla Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri, alla presenza del Re e di tutta la Famiglia Reale, in corteo tra le massime Rappresentanze dello Stato, e tra una folla infinita, attraversando Via Nazionale, giunse al Vittoriano, e ivi innalzato agli onori e per sempre celebrato sull’Altare della Patria.
Alle dieci la bara giungeva sull’Altare della Patria, portata a spalla dalle Medaglie d’Oro, accompagnata da un antico rituale, il rullo dei tamburi che soleva accompagnare le esequie dei Savoia. Tutte le campane delle Chiese di Roma e di tutta Italia suonarono e dal cannone del Gianicolo furono sparati ventuno colpi a salve, cosa che avveniva contemporaneamente in tutti i presidi militari. La Bara fu posta nel Sacello, il Re con un martello d’oro fissò la Medaglia d’Oro al Valor Militare e un fante posava un Elmetto della Grande Guerra, infine fu posta una lastra marmorea con inciso in latino semplicemente “Ignoto Militi”, su idea del Vate Gabriele d’Annunzio, “Al Soldato Ignoto”, la data di inizio e di fine della Grande Guerra in numeri romani, una Croce e una Stella d’Italia. Tutta la Solenne Cerimonia si svolse in assoluto Silenzio, furono vietati tutti i discorsi anche quelli ufficiali, ovunque in tutta Italia solo campane, cannoni e pianti.
Da allora la Tomba del Milite Ignoto è custodita da una Guardia d’Onore, due militari delle Forze Armate effettuano turni di guardia, giorno e notte ininterrottamente. A coronamento due fuochi ardono perennemente, Simbolo dell’Amor di Patria.
Dopo la sepoltura era nata l’idea di decorare e consacrare la Cripta, con la quale c’era una corrispondenza diretta tra l’esterno e l’interno della Tomba del Milite Ignoto. Si voleva realizzare un Sacro Sacello, un luogo religioso, per le preghiere e i momenti di raccoglimento, mentre la parte esterna sarebbe stata adibita alla Religione della Patria e quindi al Culto Civile.
Riportiamo le parole del Grande Ufficiale Salvatore D’Amelio
“Il Popolo Italiano non può intendere oggi il Sepolcro del figlio suo più glorioso e più puro privo di quella luce religiosa che dalla più modesta alla più alta tomba è la sola che imprime alla morte il soffio dell’immortalità”.
Si rafforzò ulteriormente il legame tra Italianità e Cattolicità. La Cripta venne inaugurata nel 1935. Ricordiamo che nel 1929 furono firmati i Patti Lateranensi.
Sulla pietra tombale dalla parte interna si può leggere incisa la Motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare concessa al Soldato senza nome, il 1° Novembre 1921, che riportiamo integralmente:
“Degno Figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz’altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria”.
Questo Sentimento così Puro sia anche il Nostro
VIVA L’ITALIA, ORA PIÙ CHE MAI
(Dal Diario del Re Soldato)
Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro