Matteo Salvini, il nuovo Berlusconi?
Come siamo arrivati a questa situazione? Per rispondere al quesito dobbiamo fare qualche passo indietro e vedere quella che è la nostra cultura. Il degrado culturale si identifica con la demolizione da parte delle televisioni berlusconiane del cinema italiano, un’arte che tutti amavano, rispettavano e seguivano, tagliando uno dei ponti creativi che ci univano al resto del mondo. Inizialmente il circuito mediaset era vista come la “televisione per famiglie”, alternando programmi per bambini a interessanti film. Invece Silvio Berlusconi ha imposto agli italiani una marea di serie e prodotti vari made in USA. Una televisione, definita oramai “trash” , che non promuove più valori umani e civili, ma una perenne lotta tra chi grida di più. Una sfida per rimanere sul palinsesto mediaset non dovuto alla bravura, ma come parametro viene preso in considerazione quello della bellezza.
Pochi hanno anticipato il profondo, disperato declino culturale e il danno psicosociale che la televisione avrebbe arrecato agli italiani. Tra quelli che l’hanno anticipata c’era Pier Paolo Pasolini. Ha definito la catastrofe imminente come “genocidio culturale”. Descriveva così la rapida perdita di valori, sentimenti e tradizioni a tutti i livelli della società italiana, una profonda deculturalizzazione che nemmeno il fascismo era in grado di realizzare e che stava disintegrando la società italiana.
Lo storico Paul Ginsborg ha dimostrato, prima dell’arrivo di Matteo Salvini, che la combinazione di populismo antipolitico e potere mediatico di Berlusconi aveva corroso le basi della democrazia italiana, aprendola all’emergere di populismo estremista e xenofobo.
Il Movimento 5 Stelle nasce con una volontà purificatrice e giustizialista senza precedenti nella politica italiana. Nel 2018 il Movimento ha vinto le elezioni politiche in Italia, ma di fatto ha perso il potere, nelle mani dell’agitatore Salvini. Questo, non potendo applicare un programma governativo incentrato su obiettivi precisi, si è limitato a riprodurre con violenza verbale l’eredità calcistica berlusconiana, di confronto, recuperando l’opposizione noi-loro come asse centrale, e la retorica capace di intrappolare il gente comune, la stessa che credeva nei miracoli promessi da Berlusconi.
Pochi mesi dopo, le elezioni europee hanno visto la schiacciante vittoria dell’iperbole xenofoba e nazionalista: la Lega ha raddoppiato i voti e il Movimento 5 Stelle ha perso più di sei milioni di voti.
Il decennio di Berlusconi ha facilitato l’arrivo di truffatori, filibustieri e incantatori di serpenti senza scrupoli. La capacità di Salvini, dopo aver assunto la guida dell’ex Lega Nord, è stata quella di canalizzare il potenziale trasformativo derivante dal declino della borghesia italiana. La strategia di esternalizzazione dei conflitti attraverso l’individualizzazione di capri espiatori come Bruxelles, gli immigrati o l’euro, permette di accumulare più potere in seno a una prassi politica basata sul dolce far niente, in cui ruggiti nazionalisti riempiono il vuoto dell’assenza di un programma politico. Sfrutta in questo modo il malessere degli italiani, traendone maggiore beneficio.
Le televisioni di Berlusconi sono state le prime a spaventare i telespettatori con lo spettro dell’immigrazione di massa. Matteo Salvini non ha fatto altro che prendere la palla al balzo, e ha alimentato questo odio e paura. Ogni giorno mediaset trasmette immagini di barconi pieni di immigrati in procinto di “invadere” l’Italia. La stessa politica del timore è stata applicata anche rispetto all’allargamento dell’Unione Europea con l’ingresso di Ungheria, Bulgaria e Romania. Anni di propaganda continua hanno preparato gli italiani a non saper gestire la diversità; anzi il contrario, aver paura di lui.
È impossibile comprendere le incongruenze e gli impulsi autodistruttivi della politica italiana senza tener conto della continuità tra il momento politico presente e il passato. L’ascesa del nuovo uomo forte, Salvini, non può essere considerata una novità, ma piuttosto come un Berlusconi bis, sì, più aggressivo e senza freni.