Skip to main content

Storie di uomini, di navi e di governi

Il Conte Verde 

Alessandro Ricci

Tre navi, il Conte Rosso, il Conte Verde ed il Conte Bianco, erano alla fonda in tre diversi porti italiani in attesa di un nuovo equipaggio per la ripartenza. Erano state costruite nei cantieri navali scozzesi William Beardmore & Co, a Dalmuir nei pressi di Glasgow, ed erano state consegnate alla compagnia di navigazione italiana prima della Brexit.

Il Conte Verde, poco più di 170 metri, era nel porto di Bari in attesa di una nuova crociera oltre il canale di Suez, il Conte Rosso, di 180 metri, era nel porto di Civitavecchia di attesa di salpare per un giro nel Mediterraneo, per isole e coste, dalla Sardegna alla Grecia, toccando anche la Tunisia, l’Egitto ed Israele.

Il Conte Bianco, di oltre 190 metri, era nel porto di Genova in attesa di riprendere il mare, varcare lo stretto di Gibilterra ed entrare nell’Atlantico.

Nel mese di marzo del 2018 le navi erano state sottoposte a grandi lavori di ristrutturazione che sarebbero terminati non prima della fine del mese di maggio, con l’inizio di giugno avrebbero potuto riprendere la loro attività in attesa di un nuovo equipaggio.

C’era un comandante, un certo Giuseppi, detto anche l’Avvocato, da non confondere con quel signore che era stato azionista ed amministratore della Fiat ed anche senatore a vita, scomparso nel gennaio del 2003.

Giuseppi si era preso l’appellativo di Avvocato, e lo accettava ben volentieri, in quanto, in un precedente imbarco, in una disputa nata tra equipaggi di nazionalità diverse lui si era fatto avanti con queste parole ”sono l’avvocato di tutti gli italiani”.

Da un po’ di anni non andava più per mari e coste, si era dedicato all’insegnamento per preparare nuovi lupi di mare. Tra i suoi allievi aveva notato un certo De Major che si era diplomato con ottimi voti e ne aveva seguito poi i sviluppi successivi. Il giovane, lasciato il Vomero, si era trasferito nella città di Bari, qui con degli amici aveva creato un gruppo che si riuniva spesso in un locale che aveva nell’insegna 5 stelle.

De Major ed il suo gruppo si ritenevano ormai pronti per l’imbarco e per una nuova avventura, avevano contattato anche il Giuseppi e questi, ormai un po’ stanco dell’attività di insegnamento, era disponibile a riprendere il mare e, guardando all’Infinito del Leopardi, aveva accettato l’invito con queste parole il navigar m’è dolce in questo mare, ma sarebbe stato un “navigar” o un “naufragar” come diceva il poeta?

De Major prese atto che la sua squadra, da sola, non era sufficiente a governare una nave, erano tutti giovani, e per molti di loro era la prima volta che si avventuravano in una navigazione in mare aperto, era necessario unirsi ad un altro gruppo, che aveva già navigato ed aveva una certa esperienza.

A Genova, dove era in porto il Conte Bianco, un giovane, un certo Salinis, non proprio un lupo di mare, ma comunque aperto ad ogni nuova avventura, aveva formato un gruppo di giovani e meno giovani.

Con entusiasmo gli si erano legati e lo avevano riconosciuto come capo, considerato poi che da che mondo è mondo le buone idee hanno bisogno anche di un buon locale e una buona cucina, il gruppo si riuniva periodicamente in una taverna, “dal Trota”, in prossimità dei caruggi, e tra il pesto, una farinata di ceci ed un fritto di paranza, si parlava e si discuteva di nuove avventure.

Il Salinis era un autodidatta, non aveva fatto le scuole come il De Major, aveva iniziato come mozzo in una imbarcazione, il “Carroccio” di un certo Bossovo, detto “el canotta”, con quella avevano navigato lungo il Po dalle sorgenti alla città di Venezia.

Pratico di navigazione interna si era trasferito in Belgio e lì, in quei canali interni, aveva vagato senza sosta dal 2009 al 2018 quando poi aveva deciso di tornare in Italia per una navigazione in mare aperto.

Si era accasato a Genova, lì aveva fatto amicizia con un giornalista, il Giovanni, conosciuto casualmente, un giorno, durante una riunione del suo gruppo alla taverna “dal Trota”.

Fu il De Major a prendere l’iniziativa, i due gruppi si incontrarono nel periodo di marzo – maggio durante i lavori di ristrutturazione delle navi, dopo vari incontri, riuniti intorno a un tavolo, di giorno e di notte, si trovò l’accordo per iniziare insieme un viaggio e si programmarono ben 30 mete da raggiungere.

L’incarico di comandante fu dato al Giuseppi che decise di utilizzare, per il primo viaggio, il Conte Verde, la nave nel porto di Bari, la più piccola ma forse la più idonea a mettere alla prova la coesione di questo gruppo di nuova formazione. Il comandante Giuseppi nominò comandanti in seconda il De Major e il Salinis.

Il 1° giugno 2018 Giuseppi l’Avvocato si recò dall’armatore, salì alla sua splendida residenza e si incontrò con l’amministratore unico, dottor Mattarellum, che rivestiva quella carica dal gennaio del 2015.

L’incontro fra i due fu cordiale, il Giuseppi comunicò al dottor Mattarellum che aveva intenzione di prendere il comando di un nuovo equipaggio, un gruppo di giovani provenienti sia dal nord che dal sud, a suo giudizio, idoneo a navigare e a prendere il mare con il Conte Verde.

La squadra più numerosa era quella proveniente dal sud, minoritaria era quella dal nord, De Major e Salinis, a giudizio del Giuseppi, sarebbero stati in grado di amalgamare i due gruppi per una navigazione in armonia e in tutta sicurezza. L’armatore Mattarellum fu ben felice di conferire l’incarico al comandante Giuseppi.

Il dottor Mattarellum volle conoscere l’equipaggio e lo convocò tutto nella sua residenza per la firma del contratto. Terminate le formalità burocratiche, in un salone enorme, con ampie vetrate e specchi, chiamato appunto “la sala degli specchi”, fu fatta la foto ricordo, al centro l’armatore dottor Mattarellum, alla sua destra il Giuseppi con a fianco il De Maior e il Salinis. Alla sinistra del dottor Mattarellum si erano posizionate le signore che facevano parte dell’equipaggio, Barbara, Giulia, Erika, Elisabetta e l’altra Giulia, tutte  in abito scuro.

La Giulia, del gruppo di Salinis, un avvocato, anni prima, in Sicilia, aveva difeso con successo un politico, cresciuto all’ombra del Vaticano, di nome Giulio, un uomo potente con relazioni internazionali ma anche con qualche amicizia non confessabile.

Giuseppi le aveva dato un incarico molto importante, per assicurare la buona navigazione doveva controllare l’equipaggio e colpire gli eventuali furbetti, quelli che marcavano visita, quelli che non si presentavano e mandavano certificati di comodo.

La Giulia aveva preparato anche un regolamento per mettere ordine nell’amministrazione del personale imbarcato e per quello a terra, lo aveva passato al Salinis, che approvatolo, l’aveva consegnato al Giuseppi per l’emanazione.

La Giulia, qualche tempo dopo, quando non faceva più parte dell’equipaggio del Conte Verde, si sarebbe dovuta recare nuovamente in Sicilia, ancora per un nuovo processo, ancora in difesa di un nuovo imputato, ancora per un politico, ma questa volta un personaggio molto vicino a lei, il Salinis, i cosiddetti corsi e ricorsi storici.

La navigazione procedeva regolarmente ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Un giorno di agosto, mentre il Conte Verde era in mare aperto, si udì uno schianto, e poi un grido: Odddioooo! Odddiooooo! che entrò nella pelle e fece rabbrividire tutti. Era crollato in parte il secondo ponte della nave.

Alcuni che passavano in quel momento sul ponte caddero nel vuoto e furono travolti dai rottami, alcuni rimasero feriti, altri, nella disgrazia, persero la vita. L’Elisabetta, del gruppo del De Major, addetta alla difesa interna ed esterna, mobilitò subito i suoi uomini, le sue forze, armate di coraggio e di tanta buona volontà, messa in sicurezza la zona, misero in salvo i feriti e recuperarono i corpi dei caduti.

Dopo quel fatto l’Elisabetta spesso si rivolgeva al Giuseppi ripetendo spesso le parole del poeta soldato, Gabriele d’Annunzio: “Siamo trenta d’una sorte e trentuno con la morte”.

Il Giuseppi avvertì immediatamente l’armatore; il dottor Mattarellum ordinò di raggiungere, nel più breve tempo possibile, il porto di Genova per le opportune opere di riparazione e per le esequie, a carico dello Stato, per onorare i poveri caduti travolti dalla tragedia.

Ma il Mattarellum non perse tempo, immediatamente pensò a rimettere in mare, nel più breve tempo possibile, il Conte Verde. Si mise in contatto con un certo Renzo che, ricevuto l’incarico, preparò immediatamente un piano per la sistemazione del ponte assicurando che, in meno di un anno, la nave avrebbe ripreso a navigare in piena sicurezza.

Il Mattarellum decise di mettere a disposizione del Giuseppi, e dell’equipaggio del Conte Verde, una Palazzina nel centro della città di Roma, era stata di un banchiere senese, un certo Chigi.

Al momento non era occupata, l’aveva utilizzata, per poco più di un anno, un giovane, di un famiglia romana, molto gentile, che l’aveva lasciata libera quando aveva udito il suono di una campanella, come a scuola, quando una lezione finisce e, al suono di una campanella, l’insegnante esce dall’aula.

In quella palazzina iniziarono giorni difficili per il Giuseppi, una cosa era tutti imbarcati in una nave in mare aperto ed altra era stare in un palazzo che si affacciava su una bella piazza di Roma, il De Major e il Salinis erano irrequieti e iniziavano a scalpitare.

Il De Major, uomo del Sud era attratto dal Levante, lo interessava il Giappone, la Cina, l’India. Spesso si recava a Taranto, presso una grande azienda, aveva contatti con degli imprenditori indiani. Un giorno la situazione sembrava serena e collaborativa, qualche giorno dopo vuoi per uno sciopero dei lavoratori, per una dimostrazione degli abitanti del quartiere in prossimità della fabbrica, vuoi per l’iniziativa di un magistrato si tornava al punto di partenza, nuovi incontri, nuovi accordi, nuovi impegni al limite della stabilità.

Il Salinis invece aveva amici in Europa, prevalentemente in Francia ed in Ungheria. Era attratto da due big mondiali, il presidente russo un certo Vladimiro che in gioventù era stato un funzionario del KGB, polizia segreta dell’Unione Sovietica e il neoeletto presidente USA John Donaldo con quel suo splendido ciuffo tra l’arancione e il rosa.

Verso la fine del mese di settembre del 2018, il De Major dal balcone di Palazzo Chigi, di fronte alla Colonna, con tutto il fiato che aveva in gola, affiancato dal suo gruppo, rivolto alla cittadinanza, parlando di reddito, urlò “Abbiamo abolito la povertà” Lì per lì la cittadinanza non capì, poi scoprì che non tutto quello che luccicava era oro.

Certo una cosa era pronunciare quel grido in una piazza ed altra sarebbe stata, dalla plancia del Conte Verde, in prossimità di un porto, certamente un trionfo.

E gli ritornò in mente quel che casualmente gli era capitato di leggere, in un sonetto di un poeta romano, un certo Trilussa: “E er popolo lontano, / rimasto su la riva, / magna le nocchie e strilla / — Evviva, evviva, evviva… — / E guarda la fregata / sur mare che sfavilla“.

Il Salinis non aveva gradito quella sparata, gli era sembrata un po’ eccessiva e tutta l’iniziativa, che aveva dovuto accettare in contropartita a sue proposte, era fortemente in contrasto con le sue idee, non si doveva dare il pesce ma le canne ed insegnare a pescarlo.

Il Salinis andò per la sua strada, si fece un giro per le coste e per i porti italiani e controllò quali porti erano aperti e quali erano chiusi, tutti dovevano essere “prima per gli italiani“.

Una comandante donna, e parlare ai marinai di una comandante donna è come parlare di una disgrazia, non era troppo simpatica al Salinis, voleva entrare nei porti italiani senza autorizzazione, era una cittadina tedesca, una certa Carola, fece tanto di quel casino entrando in porto, investendo un’imbarcazione della gdf che alla fine la fermarono.

Nel maggio del 2019, a scadenza dei cinque anni, si tornò a votare per il parlamento europeo, il gruppo del Salinis fu quello che trionfò, rispetto alle elezioni politiche dell’anno precedente passò dal 17,35 al 34,26 e il De Major invece dovette leccarsi le ferite, il suo gruppo passò dal 32,68 al 17,06 diventando il terzo. Un nuovo gruppo si fece un po’ largo tra i due, conquistando il secondo posto, era quello che poi avrebbe fatto capo al Zinga, aveva mantenuto la posizione delle politiche e passò dal 18,76 del 2018 al 22,74 del 2019 (dati Wikipedia).

La situazione era cambiata e con essa erano cambiati anche i rapporti di forza, il De Major dopo quei risultati mostrava una certa debolezza ma l’amicizia con il Giuseppi lo faceva forte, il Salinis non vedeva di buon occhio la situazione, il suo consenso tra la cittadinanza aumentava di settimana in settimana, non stava nella pelle voleva fare un salto, altro che doppio salto mortale.

Era il mese di agosto, “tutti al mare”, come diceva una canzone da cabaret di una cantante romana, Gabriella Ferri, “a mostrar le chi..pe chiare”, il Salinis era a Milano Marittima, al Papeete beach dove era in corso la festa della Lega Romagna, da lì si trasferì a Sabaudia dove dichiarò di voler uscire dall’accordo con il De Major. Il suo gruppo presentò una mozione di sfiducia contro il Giuseppi.

Ma al mossa del Salinis non ottenne i risultati forse sperati, il Giuseppi si dimise è vero, ma c’erano ancora, in due porti diversi, il Conte Rosso ed il Conte Bianco e c’era anche un nuovo gruppo, che si faceva avanti, in cerca di uno spazio, quello che stava pensando di scegliere come capo il Zinga, la storia non può finire qui, c’è bisogno di una nuova puntata, il Conte Verde è ancora in cantiere, i lavori sul ponte non sono ancora finiti, quale sarà la nuova nave che prenderà il largo?

A presto vedremo quale sarà il nuovo Conte … 

 

Condividi:

Lascia un commento