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Il Pontefice ed il Sommo Vate…. Papa Francesco e Dante Alighieri

La “Lettera Apostolica” di Papa Francesco 
nel VII Centenario della morte di
DANTE ALIGHIERI 

 Un intervento di PADRE RINALDO CORDOVANI *

Il cuore e la fonte della Divina Commedia 
Il 25 marzo 2021 Papa Francesco firmava la “Lettera Apostolica” Candor lucis aeternae nel VII centenario della morte di Dante Alighieri. Comincia col ricordare che in tale data – 25 marzo – a Firenze iniziava l’anno secondo il computo ab Incarnatione. Tale data, vicina all’equinozio di primavera e nella prospettiva pasquale, era associata sia alla creazione del mondo sia alla redenzione operata da Cristo sulla croce, inizio della nuova creazione.
Essa, pertanto, nella luce del Verbo incarnato, invita a contemplare il disegno d’amore che è il cuore stesso e la fonte ispiratrice dell’opera più celebre del Poeta, la Divina Commedia, nella cui ultima cantica l’evento dell’Incarnazione viene ricordato da San Bernardo con questi celebri versi: «Nel ventre tuo si raccese l’amore, / per lo cui caldo ne l’etterna pace / così è germinato questo fiore» (Par. XXXIII, 7-9). 
Il Papa torna più di una volta a sottolineare questa fonte ispiratrice della Divina Commedia: “Il mistero dell’incarnazione, che oggi celebriamo, è il vero centro ispiratore e nucleo essenziale di tutto il poema” (p. 13).  Ma già nel Purgatorio, Dante aveva rappresentato la scena dell’Annunciazione scolpita su una balza rocciosa (X, 34-37. 40-45).

Il “Poema sacro” 
Papa Francesco  afferma che in questa circostanza del VII centenario della morte di Dante non può mancare la voce della Chiesa, perché l’Alighieri ha saputo esprimere, con la bellezza della poesia, la profondità del mistero di Dio e dell’amore. Il suo poema, altissima espressione del genio umano, è frutto d’ispirazione nuova e profonda, di cui il Poeta è consapevole, quando ne parla come del “Poema sacro/ al quale ha posto mano e cielo e terra” (Par. (XXV, 2-2)

I Papi e gli anniversari danteschi 
Inoltre, con questa Lettera Apostolica, desidera unire la sua voce a quella dei suoi predecessori che hanno onorato e celebrato il Poeta, particolarmente in occasione degli anniversari della nascita o della morte, così da proporlo nuovamente all’attenzione della Chiesa, all’universalità dei fedeli, agli studiosi di letteratura, ai teologi, agli artisti”, limitandosi a ricordare i Pontefici dell’ultimo secolo e i loro documenti di maggior rilievo.

Benedetto XV che in occasione del VI Centenario della morte del Poeta, raccogliendo gli spunti emersi nei precedenti Pontificati, particolarmente di Leone XIII e San Pio X, commemorava l’anniversario dantesco, sia con una Lettera Enciclica, sia promuovendo lavori di restauro alla chiesa ravennate di San Pietro Maggiore, popolarmente chiamata di San Francesco, dove furono celebrate le esequie dell’Alighieri e nella cui area cimiteriale egli fu sepolto. Nel 1921 scrisse: “Questo è il suo elogio principale: di essere un poeta cristiano e di aver cantato con accenti quasi divini gli ideali cristiani dei quali contemplava con tutta l’anima la bellezza e lo splendore”.

Al VII Centenario della nascita, nel 1965, si collegano, invece, i diversi interventi di San Paolo VI. Il 19 settembre, egli fece dono di una croce dorata per arricchire il tempietto ravennate che custodisce il sepolcro di Dante, fino ad allora privo «d’un tale segno di religione e di speranza».Il 14 novembre inviò a Firenze, affinché fosse incastonata nel Battistero di San Giovanni, un’aurea corona d’alloro. Infine, alla conclusione dei lavori del Concilio Ecumenico Vaticano II, volle donare ai Padri Conciliari un’artistica edizione della Divina Commedia.
Ma soprattutto onorò la memoria del Sommo Poeta con la Lettera Apostolica Altissimi cantus, in cui ribadiva il forte legame tra la Chiesa e Dante Alighieri: «Che se volesse qualcuno domandare, perché la Chiesa Cattolica, per volere del suo visibile Capo, si prende a cuore di coltivare la memoria e di celebrare la gloria del poeta fiorentino, facile è la nostra risposta: perché, per un diritto particolare, nostro è Dante! Nostro, vogliamo dire della fede cattolica, perché tutto spirante amore a Cristo; nostro perché molto amò la Chiesa, di cui cantò le glorie; e nostro perché riconobbe e venerò nel Pontefice Romano il Vicario di Cristo».

Di San Giovanni Paolo II, che più volte nei suoi discorsi ha ripreso le opere del Sommo Poeta, desidero rievocare solo l’intervento del 30 maggio 1985 all’inaugurazione della mostra Dante in Vaticano. Anch’egli, come Paolo VI, sottolineava la genialità artistica: l’opera di Dante è interpretata come «una realtà visualizzata, che parla della vita dell’oltretomba e del mistero di Dio con la forza del pensiero teologico, trasfigurato dallo splendore dell’arte e della poesia, insieme congiunte».

Papa Francesco 
Passa quindi ad elencare i suoi riferimenti a Dante a partire dalla sua prima enciclica, Lumen fidei, nella quale ha fatto riferimento a Dante per esprimere la luce della fede, citando un verso del Paradiso in cui essa è descritta come «favilla, / che si dilata in fiamma poi vivace, / e come stella in cielo in me scintilla» (Par. XXIV, 145-147). 
“Per i 750 anni dalla nascita del Poeta, ho voluto onorare la sua memoria con un messaggio, auspicando che «la figura dell’Alighieri e la sua opera siano nuovamente comprese e valorizzate»; e proponevo di leggere la Commedia come «un grande itinerario, anzi come un vero pellegrinaggio, sia personale e interiore, sia comunitario, ecclesiale, sociale e storico»; infatti, «essa rappresenta il paradigma di ogni autentico viaggio in cui l’umanità è chiamata a lasciare quella che Dante definisce “l’aiuola che ci fa tanto feroci” (Par. XXII, 151) per giungere a una nuova condizione, segnata dall’armonia, dalla pace, dalla felicità». Ho, quindi, additato la figura del Sommo Poeta ai nostri contemporanei, proponendolo come «profeta di speranza, annunciatore della possibilità del riscatto, della liberazione, del cambiamento profondo di ogni uomo e donna, di tutta l’umanità». Infine, ricevendo, il 10 ottobre 2020, la Delegazione dell’Arcidiocesi di Ravenna-Cervia, in occasione dell’apertura dell’Anno Dantesco, e annunciando questo documento, osservavo come l’opera di Dante possa anche oggi arricchire la mente e il cuore di tanti, soprattutto giovani, che accostandosi alla sua poesia «in una maniera per loro accessibile, riscontrano, da una parte, inevitabilmente, tutta la lontananza dell’autore e del suo mondo; e tuttavia, dall’altra, avvertono una sorprendente risonanza».

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Otto sottotitoli 
La Lettera Apostolica di Papa Francesco si articola in otto intensi sottotitoli: 
Le parole dei Pontefici Romani dell’ultimo secolo su Dante Alighieri; La vita di Dante Alighieri, paradigma della condizione umana; La missione del Poeta, profeta di speranza; Dante cantore del desiderio umano; Poeta della misericordia di Dio e della libertà umana; L’immagine dell’uomo nella visione di Dio; Francesco, sposo di Madonna Povertà; Accogliere la testimonianza di Dante Alighieri.

Due temi fondamentali 
Il Papa argentino individua due temi fondamentali di tutta l’opera dantesca: il punto di partenza di ogni itinerario esistenziale, il desiderio, insito nell’animo umano, e il punto di arrivo, la felicità, data dalla visione dell’Amore che è Dio. 
“Dante si fa paladino della dignità di ogni essere umano e della libertà come condizione fondamentale sia delle scelte di vita sia della stessa fede. Il destino terno dell’uomo – suggerisce Dante narrandoci le storie di tanti personaggi, illustri o poco meno conosciuti – dipende dalle sue scelte, dalla sua libertà. Il maggior dono di dio all’uomo è proprio la liberà”.

L’aspetto corporeo dei Beati 
Il Poeta rappresenta i beati nel loro aspetto corporeo, rievoca i loro affetti e le loro emozioni, i loro sguardi e i loro gesti, ci mostra insomma, l’umanità nella sua compiuta perfezione di anima e di corpo, prefigurando la resurrezione della carne… Appare commovente come questo mostrarsi dei beati nella loro luminosa umanità integrale sia motivata non solo da sentimenti di affetto per i propri cari, ma soprattutto dal desiderio esplicito di rivederne i corpi, le sembianze terrene…

 “La faccia che a Cristo più somiglia” 
Cantando il Mistero dell’Incarnazione, Dante non può non cantare le lodi di Maria. Nella preghiera pronunciata da San Bernardo egli sintetizza tutta la riflessione teologica su Maria e sulla sua partecipazione al mistero di Dio. San Bernardo invita Dante a contemplare Maria che ha dato le sembianze umane al Verbo Incarnato: “Riguarda ormai ne la faccia che a Cristo/ più somiglia, ché la sua chiarezza/ sola ti può disporre a vedere Cristo”.

San Francesco e Dante 
Il Papa sottolinea anche la presenza femminile nella Divina Commedia: Virgilio (la ragione) conforta e incoraggia Dante a proseguire il viaggio perché tre donne intercedono per lui e lo guideranno: Maria, la Madre di Dio, figura la carità; Beatrice, simbolo della speranza; Santa Lucia, immagine della fede. Ed ancora: mette in evidenza “La profonda sintonia tra San Francesco e Dante: “Il primo, insieme ai suoi, uscì dal chiostro, andò tra la gente, per le vie dei borghi e città, predicando al popolo, fermandosi nelle case; il secondo fece la scelta, incomprensibile all’epoca, di usare per il grande poema dell’aldilà la lingua di tutti e popolando il suo racconto di personaggi noti e meno noti, ma del tutto uguali in dignità ai potenti della terra. Un altro tratto accomuna i due personaggi; l’apertura alla bellezza e al valore del mondo creaturale, specchio e vestigio del suo creatore; Dante narrando la “mirabil vita di San Francesco, sposo di Madonna Povertà,  scorge la grettezza di chi confida nei beni terreni esclama: “O insensata cura dei  mortali/ quanto son difettosi sillogismi/ quei che ti fanno in basso batter l’ali!”

Provocazioni 
Avviandosi alla conclusione della sua Lettera Apostolica, il Papa si pone una serie di interrogativi: “Cosa può comunicare a noi il Sommo poeta, al nostro tempo? Ha ancora qualcosa da dirci, da offrirci? Il suo messaggio ha una attualità, una qualche funzione da svolgere anche per noi? Ci può ancora interpellare?”. 
E commenta: “Se Dante racconta tutto questo usando la lingua del popolo, quella che tutti potevano comprendere, elevandola a lingua universale, è perché ha un messaggio importante da trasmetterci… Il suo è un messaggio che può e deve renderci pienamente consapevoli di ciò che siamo e di ciò che viviamo giorno per giorno nella tensione interiore e continua verso la felicità”.

Conclusione
E conclude la sua Lettera Apostolica scrivendo: “In questo particolare momento storico, segnato da molte ombre, da situazioni che degradano l’umanità, da una mancanza di fiducia e di prospettive per il futuro, la figura di Dante, profeta di speranza e testimone del desiderio umano di felicità, può ancora donarci parole ed esempi che danno slancio al nostro cammino. Può aiutarci ad avanzare con serenità e coraggio nel pellegrinaggio della vita e della fede che tutti siamo chiamati a compiere, finché il nostro cuore non avrà trovato la vera pace e la vera gioia, finché non arriveremo alla meta ultima di tutta l’umanità, «l’amor che move il sole e l’altre stelle» (Par. XXXIII, 145).

 

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* Padre Rinaldo Cordovani, a cui siamo legati da un’antica amicizia, é un Frate Cappuccino nato a Viterbo nel luglio del 1932. ……Probabilmente da bambino sarà stato anche un bravo “Balilla”, così come – negli anni seguenti – da giovane e poi da adulto un ottimo studente, per divenire successivamente Docente nelle Scuole Statali superiori, infine anche ricercatore, archivista, giornalista, saggista , scrittore, persona di grande cultura, nonché un uomo di Fede, Religioso e Servo del Signore.
Quando questa Testata era ancora solamente cartacea, venne recensito da Alessandro Benini (N°. aprile/maggio 2007) un suo libro “La Cripta dei Cappuccini”, piccola opera-gioiello sulla storia di un celebre Monumento Funerario, visitabile a Roma in Via Veneto, proprio nella celebre strada della (ex) “Dolce Vita”.
Poi sempre sulla Consul Press venne pubblicato un suo articolo, sul N°. genn/febbr. 2008, trasmessoci direttamente  via @ in Redazione, con il titolo: “Terzo Millennio d.C. – Verso uno scontro di Civiltà ?”; successivamente “Il velo di Silenzio” (N°. ott/nov. 2008)… e poi a seguire fino ad oggi, superato il giro di boa tra il 2013/2014, quando questa Testata iniziava a proseguire la propria attività quasi esclusivamente in rete online, sospendendo la diffusione tramite il supporto della stampa  tradizionale.
Oramai sono trascorsi ben quasi tre lustri e la Consul Press è onorata di poter annoverare tra le “proprie Firme” proprio quella di Padre Rinaldo. I suoi pezzi sono classificabili, a volte, come veri e propri brevi saggi monotematici di gran pregio; altre volte, come elzeviri da essere incastonati in pregevoli volumi da conservare con cura e religiosità.
Personalmente mi piace ricordare i numerosi incontri intercorsi con Padre Rinaldo, durante conferenze e convegni, sia presso il Convento dei Cappuccini in San Lorenzo e in via Veneto, sia una volta presso i locali della Consul Press, ove nel febbraio 2017 – anche in quanto esperto conoscitore della vita e delle opere di San Bernardo da Chiaravalle – venne invitato a benedire la nuova sede onoraria in Roma  dell’Ambasciata dell’Antico Principato di Seborga.
L’attuale intervento sopra pu. bblicato, riguardante la “Lettera Apostolica” di Papa Bergoglio su Dante Alighieri, è pervenuto in Redazione con perfetta tempistica perché proprio martedì 14 settembre sarà specificatamente ricordata e celebrata la data coincidente con il VII Centenario della morte del Sommo Vate. 
Come in Cento/ Mille / Cento-Mila “Luoghi d’Italia” (così personalmente auspico e credo) verrà simbolicamente e spiritualmente reso un doveroso onore a Dante Alighieri in quanto – se oggi e grazie a Dio – Noi possiamo definirci “Italiani”, ciò deriva anche da due eventi: 1) la Fondazione di Roma (XXI Aprile 753 a.C.), che ha unificato le terre dell’Enotria e degli Ausoni, portando la Civiltà, il Diritto e la Legge in tutto il Mondo allora conosciuto; 2) la Missione di Dante (1265-1321) che, dopo vari secoli, ha riunificato l’Italia tramite uno dei linguaggi più belli del mondo. 
Tra questi Cento o Cento-Mila “Luoghi d’Italia”, a Roma sarà presente anche il Caffè Letterario “Hora-Felix” ove si sta progettando (osservando tutte le disposizioni vigenti ed opportune) una proiezione sull’avvenimento e l’avvio di una vendita promozionale, con forti sconti, di molti interessanti libri e testi da proseguire possibilmente per tutto il mese. Proprio ad Hora-Feliz  già sono stati dedicati vari incontri su numerose tematiche dantesche durante i precedenti mesi, quando possibile, riscuotendo consensi e plausi, come può essere visionato sul suo sito fb, nonché sul web della Consul Press
… e come sempre Ad Maiora _________ Giuliano Marchetti 

 

 

 

 

 

 

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