Moda tra etica, estetica e spiritualità la sfida della fashion industry alla luce degli obiettivi ONU
Lo scorso 26 ottobre si è tenuto l’evento promosso dall’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede “La Moda tra etica, estetica e spiritualità”. Il Cortile dei Gentili a Palazzo Borromeo ha fatto da sfondo alla manifestazione a cui si è potuto assistere anche sui canali digitali e sull’app di Telepace.
Il Movimento Nazionale Giovani UCID rappresentato dalla dott.ssa Simona Mulè, Segretario e Referente Nazionale Giovani Donne del Movimento Nazionale Giovani UCID ha partecipato insieme ad una delegazione dell’Istituto d’Istruzione Superiore Carlo e Nello Rosselli di Aprilia dell’indirizzo “MIT – Industria e artigianato per il Made in Italy – Moda” composta dalle studentesse Maria Grillo ed Elisa Cipriani, dalla prof.ssa Barbara Consolo e dall’ A.T. Letizia Iadanza
L’evento ha rappresentato un excursus della moda italiana partendo dalla storia per arrivare all’etica ed alla spiritualità; obiettivo quello di riflettere sull’impatto sociale e ambientale di tutta la fashion industry e sui concetti di sostenibilità ed economia circolare, che si nascondono dietro l’etichetta di un marchio.
Ad aprire i lavori, S.E. l’Ambasciatore Pietro Sebastiani e S.Em. Car. Gianfranco Ravasi.
“Della moda ci affascina il bello, la cura della perfezione, la ricerca dei dettagli, ma l’aspetto fondamentale è che il sistema della moda si muove tra tradizione e innovazione, tra la diversità ed inclusione. – Dichiara S.E. Pietro Sebastiani – Le nostre maestranze artigianali rappresentano l’eccellenza italiana e sono l’avanguardia nel mondo di tutta l’economia della moda, per questo l’intero indotto del comparto deve avere come obiettivo, la difesa di un sistema etico e di valori anche alla luce degli obiettivi dell’Agenda 2030”.
A testimonianza di questo nuovo modello fondamentali sono state le testimonianze ed esperienze aziendali di Lavinia Biagiotti, Presidente e CEO di Biagiotti Group, Stefano Dominella, Presidente della Maison Gattinoni Coutour e Cinzia Macchi, fondatrice e designer del La Milanesa. Presenti anche Giulia Crivelli, Fashion editor Moda24, Il Sole 24 ore e Maria Cristina Fanucci, architetto artista e Presidente del Garbage Patch State.
Dal dibattito è emerso come la moda italiana abbia anticipato l’attenzione al sostenibile e al digitale, evidenziandone un ruolo fondamentale nella società anche a causa dell’emergenza sanitaria che ha bloccato per diverso periodo l’intero settore. Il comparto della “moda italiana rappresenta infatti l’industria meritocratica per eccellenza, attenta all’ inclusione e alla diversità”.
“Ringrazio S.E. l’Ambasciatore Sebastiani, per aver dato ai nostri studenti l’opportunità di partecipare ad un’iniziativa di indubbia portata – dichiara il Dirigente Scolastico Prof. Ugo Vitti – l’occasione di passare dai libri e dai laboratori, nel vivo di quello che è l’intero indotto del comparto moda, avendo come riferimento le realtà italiane caratterizzate da una forte responsabilità sociale di impresa. Sono certo che da questa esperienza nasceranno, con le aziende presenti, future collaborazioni di cui potranno usufruire i ragazzi del nostro Istituto”.
“Siamo felici di aver contribuito ad un processo virtuoso – dichiara Simona Mulè – coinvolgendo gli studenti che hanno avviato il proprio percorso di studi proprio sull’artigianato made in Italy e moda. La fashion Industry è una delle più sviluppate e redditizie al mondo dopo l’industria del cibo, delle costruzioni e dei trasporti; parlare di industria della moda rapportandola ai concetti di etica e sostenibilità, è necessario per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, una sfida che ognuno è chiamato a perseguire.”
In chiusura le studentesse hanno omaggiato l’Ambasciatore con una bandiera italiana con l’intestazione dell’Istituto, cucita appunto nei laboratori di scuola.