“Il silenzio degli Invisibili” di Giampietro De Angelis
Un viaggio attraverso sé stessi nei panni del protagonista. Tra presente e passato, tra insegnamenti e cose imparate. La felicità nelle piccole cose, ma anche in quelle grandi. La storia di una persona semplice ma dall’animo nobile che attraverso le difficoltà è riuscito a diventare ciò che è e a stare bene con sé.
Il testo parte dal prologo, sicuramente già di per sé intrigante come scelta, ma è ciò che c’è scritto che lascia molto perplessi. Le parole che più colpiscono sono “La vita è senza trama. E lo è questo libro, riconoscendo alla mancanza di trama la dignità del ruolo dominante”.
Quindi, un libro senza la parte che, come ci hanno insegnato a scuola, è fondamentale. «Perché» – dicevano – «senza quella non si capisce nulla». Invece Giampietro De Angelis ci è riuscito. Sì, “Il silenzio degli Invisibili” non ha una trama. E quando lo si legge ci si rende conto che non sarebbe servita a niente, perché in questo libro, lo scrittore ha utilizzato la musicalità.
Lo stile del romanzo è ipnotico, dolce, scorrevole, intenso e intimo. Un passaggio regolare e armonioso tra il presente e il passato, tra ciò che è e ciò che è stato. Si tratta di una lettura che trasporta negli anni ’60 e ’70 e poi conduce di nuovo nel 2021. Un viaggio con il protagonista del romanzo tra gioie e dolori. Ogni capitolo non ha filo conduttore con quello precedente, ma di sicuro non si perde mai la voglia di arrivare al successivo.
Nel “Il silenzio degli Invisibili” si parla di Amore, quello con la “A” maiuscola. Sono tanti e soggettivi gli aspetti di questo sentimento e nel libro sono affrontati tutti in modo particolare e personale. Nessuna sfaccettatura viene esclusa. L’Amore familiare solido e vacillante allo stesso tempo. Amore inteso come amicizia vecchia e nuova. Amore nella natura e nella sua forza. E infine, Amore per la moglie, sempre al suo fianco.
Una giornata uggiosa che costringe il protagonista a casa controvoglia. Il suo pensiero va a “quel cassetto“. Quello dove all’interno ci sono gli album fotografici, definito dallo scrittore come “amarcord”. Tutti ne abbiamo uno, e, si sa, conduce sempre ai ricordi.
La caratteristica principale dello stile utilizzato da Giampietro De Angelis è il passaggio silente tra un tempo e l’altro. Un attimo prima parla della condizione delle fotografie e quello dopo ci si trova nella storia che sta per raccontare. E nel farlo c’è tanta naturalezza e scorrevolezza.
Una delle parti più coinvolgenti del romanzo, “Il silenzio degli Invisibili”, è il racconto delle avventure e disavventure vissute nella famiglia. Un sentimento vero e profondo quello provato e descritto dallo scrittore verso la madre, il padre, il fratello e Jack.
Dalle parole dei ricordi di Giampietro De Angelis la madre era gioviale, sempre pronta a ridere, scherzosa e soprattutto, anche quando non avevano molto, lei con l’Amore riusciva a farli sentire comunque ricchi.
La totale ammirazione nei confronti del padre emerge subito. Uomo di fatica, come si diceva un tempo, che si è creato da solo partendo dal nulla. E poi la prima macchina, la tv e tutte le altre soddisfazioni che lo rendevano orgoglioso. Morto troppo presto lascia il protagonista nello sconforto perché lui era la figura portante della famiglia.
Il fratello, di 6 anni più grande, era la figura da ammirare e in un certo senso irraggiungibile. Descrivere il loro rapporto sarebbe impossibile, solo le parole dell’autore stesso possono farlo.
E poi c’è Jack, il cagnolino che accompagna il protagonista in tante avventure e gli insegna cosa vuol dire Amore incondizionato.
C’è un intero capitolo dedicato alla spiritualità. Il modo in cui se ne parla e viene descritta è del tutto particolare. Una semplice chiacchierata con un amico si trasforma in una vera e propria scoperta della Fede.
“Quale religione segui? — Giorgio mi riporta al presente. Lui non molla quasi mai la presa. Ecco, ora debbo pensare per davvero. Sì, perché la risposta potrebbe essere semplice, ma invece, per me, è articolata e complicata. Rivedo i libri di personaggi che mi hanno incantato, in parte suggestionato, sicuramente affascinato, come Agostino, Teresa D’Avila, Tommaso d’Aquino. Ripenso anche ad autori e maestri di altre culture, che ho nel cuore e nella mente e con i quali sono cresciuto, tra meditazioni e arrovellamenti. Però non ho un particolare interesse per le strutture, le impalcature, anche di potere, che gli uomini hanno costruito nella storia. Per cui, semplicemente, mi limito a rispondere che non ne ho. — Nessuna. Non ne seguo nessuna. — Gli ribadisco, dopo un attimo. — Come nessuna! Cosa significa avere fede, allora?”
Giampietro De Angelis, marchigiano, di professione è informatore scientifico in ambito medico e sanitario. Nel tempo libero si occupa di arte e cultura, da appassionato e hobbista, annoverando tra gli interessi più espressioni creative, dalle arti figurative al teatro. Come scrittore, oltre a “Il silenzio degli Invisibili” edito da Mauna Loa, ha al suo attivo la raccolta di brevi racconti e poesie “All’ombra del punto“; collabora con Il Graffio online, scrivendo brevi saggi nella rubrica “Vuoti & Pieni”; ha curato la prefazione, per l’editore Mauna Kea, nell’ambito della collana ad alta leggibilità Easy Reader, di “Le avventure di Pinocchio” di Collodi, “Le mie prigioni” di Silvio Pellico, “La novella del buon vecchio e della bella fanciulla e altri racconti” di Italo Svevo. È membro fondatore di Omnibus Omnes, associazione che si occupa di tematiche sociali, diritti umani e cultura dei popoli indigeni.
Giorgia Iacuele