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Gianni Berengo Gardin. Viaggio fotografico nell’Italia dal dopoguerra ad oggi

Quale modo migliore per celebrare i quasi settant’anni di carriera se non con una personale

È da poco stata presentata alla stampa la personale del maestro della fotografia in bianco e nero Gianni Berengo Gardin presso il Museo nazionale delle arti del XXI secolo (MAXXI) di Roma.

Berengo Gardin nasce a Santa Margherita Ligure il 10 ottobre 1930 cresce e studia a Venezia, che come da lui stesso raccontato diverse volte, è la sua città natale in quanto sarebbe nato in Liguria solo perchè i suoi si trovavano li in vacanza. Un caso fortuito dunque.

Si avvicina al mondo della fotografia intorno agli anni ’50 grazie alle foto che vedeva nel Circolo Fotografico la Gondola attiguo a quello di famiglia restando totalmente affascinato da alcuni libri inviatigli da un parente americano della Magnum, una delle più importanti agenzie fotografiche al Mondo, fondata nel 1947 da Henri Cartie-Bresson considerato il padre del fotogiornalismo ribattezzato “Occhio del secolo“.

Sarà da qui che inizierà a dedicarsi al mondo del fotogiornalismo grazie anche a un evento fortuito: mentre mostrava delle foto a un amico, viene notato da un editore che lo introdurrà a questo mondo.

L’indagine sociale è il fil rouge di ogni suo scatto per questo ogni fotografia ritrae un motivo sociale, di vita quotidiana, di lavoro.

Nel corso della sua carriera non ha mai smesso di scattare riuscendo ad accumulare un immenso archivio fotografico in grado di raccontare l’evoluzione del Paese e della società dal dopoguerra fino ai giorni nostri.

Intitolata come il suo celebre libro del 1970 curato da Cesare Colombo, è una antologia di immagini che vogliono porre all’attenzione lo sguardo del fotografo.

Il percorso espositivo è introdotto da alcune rappresentazioni dell’artista Martina Vanda che traggono ispirazione da alcune fotografie iconiche del maestro del bianco e nero Berengo Gardin.

La mostra non segue un iter cronologico delineato ma è stata concepita come un viaggio su un fiume immaginario sulle cui sponde si possono ammirare le circa 200 immagini, alcune delle quali inedite ed esposte qui per la prima volta, che raccontano il nostro Paese, ma soprattutto ci permettono di vedere quell’Italia attraverso lo sguardo del fotografo.

Come ha dichiarato la presidente della Fondazione MAXXI Margherita Guccione: «Immagini meravigliose, raccontano l’uomo nella sua dimensione sociale. Hanno un forte valore poetico e politico e sono straordinariamente contemporanee» 

Punto di partenza è la Venezia degli anni Cinquanta, luogo d’elezione dell’artista che la racconta in maniera intima e sussurrata, passando poi alle contestazioni del ’68 contro la Biennale arrivando fino al progetto, quasi una denuncia, dedicato alle grandi navi che attraversano la sua città. 

Progetto che lo mise al centro di una dura polemica con il sindaco della Serenissima.

Da Venezia si arriva al capoluogo lombardo in cui si parla delle lotte operaie, degli intellettuali ( famosi i ritratti di Dario Fo, Gio Ponti, Ettore Sotsass) e dell’industria. Attraversando tutte le regioni e le città italiane raccontandone le trasformazioni sociali, culturali e paesaggistiche. 

Di Milano vediamo anche le foto del suo studio, un luogo intimo, di riflessione ed elaborazione.

Famosi sono i reportage in particolare modo quelli realizzati nelle fabbriche come Alfa Romeo, Fiat, Olivetti e Pirelli che lo aiuteranno a sviluppare una coscienza sociale arrivando ad autodefinirsi «comunista fuori dalle righe, non tanto perchè ho letto i testi importanti del comunisco, ma perchè ho lavorato in fabbrica con gli operai.   
Capivo i loro problem

Il più famoso che turbò l’opinione pubblica fu quello riguardante vari ospedali psichiatrici. Nessuno aveva mai documentato la difficile situazione in cui versavano i pazienti e queste immagini, per la loro crudezza incentivarono la battaglia di Franco Basaglia che all’epoca lottava per una più umana condizione dei malati e la chiusura degli ospedali psichiatrici.

Gianfranco Cannarozzo

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