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Festa della Repubblica: io non festeggio!

LXXVI ANNI DOPO IL 2 GIUGNO DEL 1946

_________________Una riflessione di FRANCO D’EMILIO

Domani è la Festa della Repubblica, ricorrenza che io né celebro né onoro più da tempo, tanto le istituzioni repubblicane sono state e sono tuttora tradite o ampiamente disattese in tanti diritti, principi, aspettative, enunciati nella Carta costituzionale. 
Nella mia vita, sempre onesta e corretta, al pari di quella della molteplicità degli italiani, ho solo conosciuto una Repubblica con vertici istituzionali largamente corrotti, collusi con segreti, spesso pericolosi poteri forti, infine continuamente dimentichi del merito e delle capacità reali dei cittadini per favorire, invece, un persistente clientelismo e i sotterranei interessi di tante sospette conventicole.

Come tanti connazionali, nella mia vita ho servito con lealtà e trasparenza lo Stato, ma non ne è valsa la pena: dopo decenni di lavoro sono andato in pensione, vedendo insoluti i problemi, già presenti al momento della mia assunzione per concorso! Anni e anni di annunciate riforme della Pubblica Amministrazione e di semplificazione amministrativa hanno solo confermato il cinico disegno gattopardesco di far credere di voler cambiare tutto perché, invece, tutto restasse come sempre ovvero un ostacolo tra il Cittadino e la Pubblica Amministrazione, quindi tra il paese reale e quello legale.

Scandali, stragi e terrorismo, vessante esosità fiscale sui più deboli, ma, soprattutto in disprezzo alla Repubblica, ancora di più nella corrente legislatura,  una frequente e crescente stupidità, assisa sugli scranni del Parlamento o al governo: ecco, questo è il quadro, sicuramente incompleto, solo parzialmente riassuntivo del mio viaggio di cittadino in questa Repubblica che non mi appartiene e della quale non mi sento parte perché illusoria nei suoi valori e, perlopiù, traditrice della maggioranza dei cittadini.
Da anni, ormai, non le credo, da sempre non le ho chiesto e non le chiedo alcunché poiché convinto quanto sia vano attendersi da essa qualcosa di positivo, salvo magari qualche concessione, poi subito riassorbita per altra via.

Mi addoloro quando penso alla strage milanese di piazza Fontana o a quella bresciana di piazza della Loggia; mi vergogno del trascorso terrorismo rosso e nero; mi si stringe il cuore al ricordo della strage di Capaci e dell’uccisione del giudice Paolo Borsellino; mi incazzo, sì, proprio così, quando leggo un bestseller sul marciume, presente, pur se solo in una parte, ma presente, della Magistratura Italiana.
Ripercorro la mia vita e mi consola aver conosciuto affetti, soddisfazioni, aver maturato tante esperienze per il solo caso di essere transitato dallo scalo ferroviario di Bologna, andavo a Forlì dalla mia fidanzata, appena 24 ore prima, ma più o meno alla stessa ora, del successivo 2 agosto, giorno della terribile strage in quella stessa stazione: mi è andata bene, potrei consolarmi così, invece continuo a chiedermi perché e per quali responsabilità, per quali mani assassine e complicità tutto quel massacro! A tutt’oggi nessuna risposta!

 Leggendomi, qualcuno dirà: – Ecco, il solito qualunquista! – Eppure, il mio non è affatto un atteggiamento di indifferenza o critica superficiale verso la politica e la vita civile e sociale, dunque? Ho educato mio figlio al rispetto delle istituzioni, ma, lo ammetto, per conformismo civico; come tanti cittadini non ho ricevuto niente da questa Repubblica, invece, sicuramente, qualcosa le ho dato io con il mio impegno anonimo e continuo.
Domani, a Roma molti saranno col naso all’insù a guardare le Frecce Tricolori nella ricorrenza della Festa della Repubblica, ma io, da tempo, non ce la faccio proprio più a farmi prendere per il naso.

Domani, la Festa della Repubblica faccia buon pro a chi se ne ritiene soddisfatto o beneficiato, io non festeggio.

 

 


Foto autore articolo

Franco D’Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell’Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali
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