Dal 2035 addio alle auto a motore termico, con la Fift55 l’Europa punta a un balzo in avanti nella lotta al cambiamento climatico
In questi giorni l’Europa è stata chiamata a votare un pacchetto che prevede delle misure che segnano il futuro per quanto riguarda l’ecosostenibilità e la lotta all’inquinamento: la Fitfor55
Questo pacchetto prevede una serie di norme come l’istituzione di un Fondo sociale per il clima, fortemente voluto dalla Commissione per l’occupazione e gli Affari socialo e la Commissione per l’ambiente, comprensivo di 72 miliardi di euro per aiutare le piccole imprese e le famiglie vulnerabili, che hanno difficile accesso all’energia.
Gli eurodeputati hanno anche richiesto a gran voce di mantenere un occhio particolare ai problemi delle isole, delle arre remote e meno sviluppate e delle regioni montane che hanno, per la conformità del territorio stesso, difficoltà di accesso ai rifornimenti di energia.
La riforma dell’ETS, il sitema che prevede la riduzione temporale delle emissioni di gas serra che vengono emesse dalle industrie ad alta intensità energetica.
Il LULUFC (Land use, land-use change, and forestry) che prevede la riduzione delle emissioni che derivano dallo sfruttamento del suolo e Effort Sharing Regulation, che ponendo degli obiettivi singoli per ogni Stato membro, punta alla riduzione delle emissioni che derivano dal settore edilizio, agricolo, trasporti e gestione rifiuti.
Di tutte queste norme però probabilmente quella che più complessa e articolata consiste nell’abbandono dei mezzi a motore termico entro il 2035.
La misura prevede lo stop delle vendite dei veicoli a motore termico ( benziona o diesel) seguendo una tabella di marcia che dovrebbe portare l’abbattimento delle emissioni del 25% entro il 2025.
Non verrebbero toccate tutte quelle vetture già in circolazione e al vaglio potrebbe esserci un emendamento che permetterebbe al 10% della produzione dei veicoli di essere dotati di motori termici.
La misura non risparmierebbe neanche le vetture ibride, plug-in e mild hybrid.
Questa proposta che se dovesse passare segnerebbe un punto di svolta decisamente radicale in merito alle politiche ambientali ha fatto storcere il naso a molti trovando delle forti opposizioni.
Le industrie automobilistiche temono che questa decisione possa aggravare una già complessa situazione data dalla pandemia e dalla difficoltà che le azienda hanno avuto nella reperibilità dei chip.
In Italia, l’Anfia Associazione nazionale filiera automobilistica si è schierata contro sottolineando come, soprattutto al nord, la filiera subirebbe un durissimo colpo.
Reazioni anche dalla Lega, Marco Camponesi capodelegato al Parlamento europeo sostiene che «In assenza di alternative a impatto zero disponibili per le imprese, è una follia che si tradurrebbe in un aumento di costi insostenibile per le aziende» e accusa Enrico Letta di andare contro gli italiano promuovendo gli interessi di Bruxelles.
Il più grande e antico partito di centro denstra del Parlamento europeo, il PPE, espresso preoccupazioni, presentando un emendamento che chiederebbe il rinvio a tempi migliori di questo punto.
Emendamento però bloccato da Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, che nel suo ultimo intervento sul clima ha sostenuto che la filiera automobilistica ha fatto la sua scelta e non bisogna rendere le cose complicate.
Ha però sottolineato che per ora la proposta è ancora al vaglio della Commissione e ci sarà tempo per i Governi dei singoli Stati, di sedersi al tavolo delle trattative per cercare di perseguire la strada migliore e più efficace
Gianfranco Cannarozzo