Salomone e la regina del sud
I resti del palazzo della regina di Saba, risalente al decimo secolo avanti Cristo sono stati scoperti nel 2008 sotto i ruderi di un altro edificio costruito da un re cristiano vissuto successivamente.
Probabilmente la regina era originaria di Marib, un insediamento ad est di Sana’a, nell’attuale Yemen, che era la capitale dell’antica Saba. Marib era situata nel punto in cui si incrociavano le carovane che trasportavano incenso in direzione del mar Rosso e l’intera regione con il passare degli anni, a causa dei fortunati e fiorenti commerci, prese il nome di Arabia Felix.
Quindi la regina di Saba, se veramente è esistita, era nata e viveva a Marib, al centro del deserto. La leggenda vuole che ella fosse straordinariamente bella e affascinante e che fosse ricchissima. La sua mitica presenza era circondata dallo splendore di grandi templi e palazzi anche se questo oggi a noi non sembra possibile in una terra così desolata e arida. Gli scavi archeologi dell’era moderna, però, hanno scoperto un grandioso sistema d’irrigazione che trasformò il deserto in un giardino coltivabile e ricco di pascoli. L’acqua proveniva dalla grandiosa diga di Marib, lunga 640 metri ed alta 11 situata in pieno deserto in fondo allo Wadi Adhana. Di questa diga sono ancora evidenti le rovine che costituiscono una delle meraviglie ingegneristiche del mondo antico, rimaste peraltro ignote al mondo mediterraneo, ed è una delle principali ragioni della eccezionale fioritura della cultura sabea che fece dei traffici dell’incenso e di altre preziose spezie etiopiche il motivo principale della sua ricchezza e della sua mitica fama.
Il dominio dei Sabei si estendeva anche sul continente africano comprendendo l’attuale, Eritrea, Somalia e soprattutto l’Etiopia, dove ad Axum venne stabilita la sede dei sovrani dell’impero axumita e il cui sito attuale è l’oggetto del ritrovamento degli archeologi tedeschi.
Da un punto di vista storico, i riferimenti alla regina di Saba che possediamo sono presenti, oltre che nella Bibbia, anche nel Corano e nel Kebra Nagast, il Libro della Gloria dei Re dell’Etiopia, un antico testo di straordinario interesse e Libro Sacro per i Rastafariani (o Rasta) che si presentano come eredi del cristianesimo da Hailé Selassié (RasTafari) a Bob Marley con la sua musica Reggae.
Nel libro sacro del Kebra Nagast (scritto tra il 300 e il 400 DC ma ultimato nel 1300) vengono riportate storie del tutto simili a quelle Bibliche da Adamo, ed i suoi figli Abele, Caino e poi riferimenti a Noè e Set; ad Abramo e alla sua amicizia con Dio. La discendenza di Abramo poi conoscerà l’Arca dell’Alleanza, costruita secondo i dettami comunicati da Dio a Mosè sul monte Sinai, e gelosamente custodita dal popolo ebraico nella tenda e, successivamente, nel Tempio di Gerusalemme fatto costruire dal saggio Re Salomone, figlio del Re Davide e della bellissima Betsabea.
Ma senza dubbio per i credenti Rasta la vicenda chiave che il Libro racconta è rappresentata dall’incontro tra il sovrano di Israele Salomone, e la regina di Saba, chiamata nel Libro Makeda o la Regina del Sud, che “innamorata della sua saggezza” affronta il lungo viaggio fino a Gerusalemme per conoscerlo ed apprenderne le virtù. Il Libro descrive l’incontro tra i due sovrani e il loro profondo ed appassionante amore che ne deriva, e che provocherà degli importanti cambiamenti nella vita della Regina e nella storia successiva del suo popolo. Anzitutto la Regina Makeda decide da allora che non adorerà più il Sole come i suoi avi, bensì il Dio di Israele, come Salomone, suo unico e definitivo amore.
Inoltre il Libro racconta che il Re, dopo aver trascorso una notte insieme alla Regina, al mattino seguente ha una visione premonitrice di una discendenza. Prima che Makeda parta per tornare al suo regno, il Re le regala un anello speciale da donare al loro futuro figlio. Dalla loro unione infatti nascerà un bambino, Bayna-Lehkem (Figlio del Saggio), in seguito Imperatore col titolo di Menelik I, origine della stirpe dei sovrani d’Etiopia.
Questi, raggiunti i ventidue anni, parte da Axum alla ricerca del padre assieme al prezioso anello di Re Salomone. Il Re lo accoglie con tutti gli onori e insiste perché resti a regnare con lui. Egli, deciso a tornare nella terra materna, costruisce una copia in legno dell’Arca, e trafuga l’originale verso l’Etiopia.
Il trasferimento dell’Arca viene quindi letto simbolicamente come un passaggio della discendenza biblica di Israele in Etiopia, e quindi per i Rastafariani il Libro sacro della Gloria dei Re spiega il nesso tra il regno di Israele e quello di Etiopia, rappresentato da Menelik I e dalla sua discendenza. L’Etiopia è quindi la nuova terra eletta da Dio, al posto di Israele.
Vi è poi un’altra sezione del Libro nella quale è raccontato di come un angelo annunci alla madre di Sansone, un nazireo, che il figlio avrebbe un giorno liberato Israele dai Filistei, e la inviti a farlo crescere illibato. Dio è dunque generoso con Sansone per la sua integrità, e gli dona una forza spropositata legata al fatto di non tagliare mai i suoi capelli. Dàlila, figlia di un avversario Filisteo, lo seduce e taglia i suoi capelli nel sonno. Dio, per punirlo, lo fa allora catturare dai suoi stessi nemici, che lo accecano e gli tagliano i lunghi capelli intrecciati, rendendolo debole e imprigionandolo. Sansone, con le sue ultime forze fa crollare tutto il palazzo dove era prigioniero, uccidendo i suoi nemici e se stesso. I rastafariani sono comunemente conosciuti per i capelli annodati che formano delle lunghe e dure ciocche. La musica Reggae di Bob Marley e Peter Tosh si rifà direttamente a questa tradizione approdata in Giamaica negli anni 70.
Quanto detto finora sulla Regina di Saba e sulla sua straordinaria storia è ricavata dalle informazioni contenute nel Libro Sacro dei Rastafariani ma cosa possiamo dire di lei che derivi dalla tradizione biblica ed evangelica che è a noi più vicina? E quanto di quello che proviene dalla nostra tradizione può essere coerente con la storia leggendaria che i Rasta raccontano di lei?
Anche l’antico testamento ha riferimenti al viaggio della Regina di Saba per conoscere Salomone (1 Re 10,4), ed anche il vangelo di Matteo (12,42) “Ecco ora qui c’è più di Giona! La regina del Sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ecco ora qui c’è più di Salomone!”.
Salomone nella storia ebraica è rimasto per eccellenza come l’emblema del sapiente, celebrato dalla Bibbia come autore di “3.000 proverbi e 1.005 poesie”, capace di dissertare di botanica e di zoologia (1Re 5,9-13). Ma la sua figura è legata soprattutto alla politica interna, estera e religiosa. Egli era nato dall’amore di suo padre Davide per la bellissima Betsabea, sposata provocando la morte del suo legittimo marito Urià l’Hittita (2Samuele 11-12). A Salomone sono stati attribuiti il libro della Sapienza, il cantico dei cantici e il Qohelet-Ecclesiaste oltre che l’intero libro dei Proverbi.
La sua successione era stata difficile perché di mezzo c’era un altro pretendente, Adonia, figlio di Davide e di un’altra sua moglie, Agghìt. Ma una volta assunto il potere, Salomone s’era rivelato un abile capo di Stato. Aprì rapporti commerciali col colosso economico vicino, la Fenicia, in particolare col re di Tiro, Hiram. Fu quest’ultimo a concedergli assistenza tecnica durante l’attuazione della maggiore delle grandi opere messe in cantiere da Salomone, quella dell’edificazione del tempio di Gerusalemme, impresa durata sette anni, e del palazzo reale che di anni ne richiese ben tredici.
A questo proposito l’evento della visita di Stato della regina di Saba, fu anche un’operazione di propaganda politica per esaltare il suo governo (1 Re 10,1-10). Ma al di là di questo non potremmo mai sapere cosa passava nel cuore del Re Salomone e se la sua relazione con la Regina del Sud sia stata anche una autentica e sentita passione.
Rimane il fatto che la regina di Saba è una figura mitica anche per la nostra tradizione. Essa è la Sharon Stone dell’antichità. Una figura affascinante e misteriosa immortalata nella Bibbia e celebrata anche nell’arte, da un oratorio di Handel a un balletto di Ottorino Respighi, e rappresentata nei dipinti di Raffaello, Tintoretto e Piero della Francesca. La sua relazione con il Re Salomone rappresenta idealmente anche una speranza che possa crearsi finalmente quel legame autentico tra la nostra civiltà del nord e quella realtà africana del sud che amiamo e che ci è cara al di là di ogni possibile lecita discussione sui flussi migratori.
Nicola Sparvieri