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Terremoti come castigo divino. Esiste un confine tra i devoti e i ciarlatani?

Circa cinque anni fa Radio Maria suscitò molta polemica definendo “castigo di Dio” il terremoto dell’Italia centrale da poco avvenuto che interessava principalmente Norcia, Preci e Castelsantangelo sul Nera e i comuni di Amatrice e Arquata del Tronto, provocando complessivamente circa 300 vittime.

Il 30 ottobre 2016, il giorno dopo la più̀ devastante delle scosse di quel periodo, il domenicano Padre Giovanni Cavalcoli, docente emerito di Teologia Dogmatica nella Facoltà̀ Teologica dell’Emilia-Romagna, conducendo una trasmissione su Radio Maria disse: “Questi disastri sono conseguenza del peccato originale, si possono considerare come un castigo divino. Si ha l’impressione che le offese che si recano alla legge divina, pensate alla dignità̀ della famiglia, del matrimonio, alla stessa dignità̀ dell’unione sessuale, siano proprio…chiamiamolo… castigo divino, ma inteso come un richiamo per ritrovare i principi della legge naturale”.

Egli metteva quindi in relazione l’approvazione della Legge Cirinnà sulle unioni civili e convivenze ex legem, in vigore dal 5 giugno dello stesso anno (che prevedevano anche le unioni di fatto tra omosessuali) con il terremoto. L’interpretazione teologica era quella di un “castigo” o un “richiamo” di Dio a ritrovare i principi della legge naturale.

Successivamente il Vaticano intervenne per bocca di monsignor Angelo Becciu, sostituto alla Segreteria di Stato con la seguente nota: “Sono affermazioni offensive per i credenti e scandalose per chi non crede, datate al periodo precristiano e non rispondono alla teologia della Chiesa perché́ contrarie alla visione di Dio offertaci da Cristo che ci ha rivelato il volto di Dio amore non di un Dio capriccioso e vendicativo. Questa è una visione pagana, non cristiana. Chi evoca il castigo divino ai microfoni di Radio Maria offende lo stesso nome della Madonna che dai credenti è vista come la madre misericordiosa che si china sui figli piangenti e terge le loro lacrime soprattutto in momenti terribili come quelli del terremoto. Radio Maria deve correggere i toni del suo linguaggio e conformarsi di più̀ al vangelo e al messaggio della misericordia e della solidarietà̀ propugnato con passione da Papa Francesco specie nell’anno giubilare. Non possiamo non chiedere perdono ai nostri fratelli colpiti dalla tragedia del terremoto per essere stati additati come vittime dell’ira di Dio. Sappiano invece che hanno la simpatia, la solidarietà̀ e il sostegno del Papa, della Chiesa, e di chi ha un briciolo di cuore“.

Radio Maria ha successivamente precisato che le espressioni riportate sono di un conduttore esterno e non rispecchiano il pensiero dell’emittente al riguardo e ha sospeso con effetto immediato le trasmissioni del Padre domenicano. A sua volta, padre Giovanni Cavalcoli, invece, non si è scusato per le frasi sul terremoto da lui dette a Radio Maria il 30 ottobre ed ha invece affermato: “Confermo tutto, i terremoti sono provocati dai peccati dell’uomo come le unioni civili. In Vaticano si ripassino il catechismo“.

L’episodio che ho riportato è solo un pretesto per poter introdurre il concetto di autonomia della materia e del creato rispetto al creatore. In definitiva il problema è perché esiste il male se Dio è buono? Questo problema chiamato teodicea è il sasso di inciampo di generazioni di persone che quasi sempre restano con la domanda senza una risposta che li soddisfi veramente.

Il punto è: secondo la teologia cristiana quale ruolo Dio ha nella dinamica del mondo e delle nostre scelte? Le risposte a questa domanda possono portare, da una parte, a una visione neopagana e devozionale (“raccomandarsi” a Dio facendo sacrifici) o neopanteista (in cui Dio è in tutte le cose che ci circondano). Oppure considerare che la natura e la materia hanno autonomia propria e seguono le leggi della fisica e Dio non ha nulla a che vedere con questo e la definizione di male è solamente strumentale alla sofferenza ma non ha valore assoluto.

In fondo alla questione è il concetto di libertà. Non si può̀, infatti, dare la libertà a qualcuno se da questa non possa seguire anche la scelta di ciò̀ che è definito male come parte di tutte le opzioni possibili. Se Dio avesse creato l’uomo impedendogli di scegliere il male gli avrebbe negato la sua più̀ grande dignità̀ che è la sua libertà di scegliere.

La grande sfida che tutti abbiamo è quella di portare l’uomo liberamente e senza alcuna costrizione a scegliere il bene. Se tutti facessero così non ci sarebbero più̀ le ingiustizie, la povertà̀, l’inquinamento e le guerre. Anche il miglior sistema politico possibile ha il problema di impedire che l’uomo agisca male: esso può farlo con incentivazioni o punizioni sia in democrazia che in dittatura.

Tutto il male che l’uomo può̀ compiere, in coscienza e consenso, come ad esempio violenza, ingiustizia, guerre, ignoranza dipende solo dalla sua libera scelta e ne è lui responsabile e sicuramente non Dio. È vero che Dio suscita “il volere e l’operare” (Fil 2, 13) ma alla fine è sempre l’uomo che sceglie.

E che cosa possiamo dire per gli oggetti della natura, cioè̀ la materia e tutto il resto, compresi terremoti, inondazioni, frane e altri disastri? Da un punto di vista più̀ generale la questione è questa: esiste autonomia fra l’essere di Dio e l’essere che non è Dio e cioè̀ la creazione (il mondo fisico, animato e inanimato, e l’uomo)? Se l’Assoluto esaurisce tutta la realtà̀ nella pienezza del suo essere e delle sue perfezioni, qual è allora il senso di qualcosa che sia diverso da Lui?

La domanda ricorda quanto espresso da Leibniz e da Heidegger che chiedevano: “perché́ esiste qualcosa invece che il nulla?”, cioè̀: “perché́ esiste qualcosa che non sia Dio?”. Il tema dell’autonomia compare già̀ ogni volta che ci chiediamo: cosa viene posto da Dio fuori di Dio?

Fenomenologicamente, nel concetto di “male” possiamo inserire sia le catastrofi naturali (tsunami, terremoti, eruzioni vulcaniche, inondazioni), che le patologie degli esseri viventi (malattie, handicap, incidenti, morte), le deficienze morali (peccato, vizio, tentazioni), i disordini sociali (ingiustizia, violenza, oppressione, guerra), le carenze e le deviazioni del pensiero (ignoranza, errore). Quindi appare che il concetto di male è da interpretare come “male per l’uomo” e non esiste dunque un concetto di “male assoluto”. Infatti, quando, ad esempio, la peste provocava morti a centinaia nelle epidemie essa veniva considerata un male. E dopo, a seguito dei progressi della medicina, probabilmente ora verrebbe classificata alla stregua di un raffreddore e dunque non più̀ parte di quella lista. Cosa è dunque male, una categoria di cose o la nostra ignoranza a poter risolvere problemi?

Ma se la materia del creato gode di autonomia, perché́ la degenerazione cancerosa dei tessuti deve essere considerata male? O la tensione che si accumula al confine di zolle tettoniche che provoca fratture e quindi terremoti, deve essere considerata male? Cosa c’entra Dio con tutto questo? E con una pallina che cade a terra? E con il decadimento di un nucleo di uranio?

E ancora: può̀ avere a che fare con Dio se siamo investiti da un autista ubriaco o piuttosto il punto è che quando ci si ubriaca non bisogna guidare? Dio agisce nelle sue creature suscitando il volere e l’operare ma lasciando libere le creature di scegliere in totale autonomia.

Mi è capitato di assistere per decine di volte a discorsi su come Dio mandi tumori o decessi di familiari per poter convincere le persone alla necessità di convertirsi e di avvicinarsi a lui. La questione non ha lo stesso contenuto dell’intervento di Padre Cavalcoli a Radio Maria? Perché la spiritualità deve essere legata al devozionismo al limite della magia e non può appartenere a un approccio teologico-critico?

Nicola Sparvieri

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