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La Sostenibilità: impegno attuale e lascito per le future generazioni

“Sostenibilità” è una parola astratta ma in realtà la sua radice è molto concreta: deriva da sostenere. Se qualcosa è sostenibile vuol dire che si sorregge, rimane in piedi da sola. Praticamente sta in equilibrio.

Ma sostenibile può essere anche lo sviluppo, anche qualcosa che non rimane fermo, che è durevole: la capacità di mantenersi in equilibrio si protrae nel tempo.

Quindi parlare di un possibile sviluppo sostenibile vuol dire parlare della possibilità di un sistema di progredire in maniera equilibrata.

Gli elementi che devono essere presenti all’interno di un processo di sviluppo sostenibile e che  devono rimanere in equilibrio sono l’ ambiente, la società e l’economia.

Consideriamo innanzitutto la sostenibilità ambientale che è quella di cui si parla di più. La natura è un grande esempio di equilibrio ed armonia: si pensi al rapporto tra animali e piante, e tra animali e animali che traggono vantaggio l’uno dall’altro; si pensi anche al ciclo dell’acqua che in ciascuno dei suoi stadi consente lo sviluppo della vita di altri animali o dei vegetali.

L’uomo è stato parte di questo equilibrio per lungo tempo; lo ha cominciato ad alterare quando il suo uso della natura è stato talmente eccessivo da influire sugli equilibri della natura stessa che non è più riuscita a rigenerarsi.

E’ fuori di dubbio che dalla rivoluzione industriale l’uomo utilizza le risorse della natura (beni naturali) per produrre altri beni. Ma le risorse non sono infinite, e la natura ha sì capacità rigeneratrici  ma necessita di un determinato periodo di tempo per ricrearle.

Relativamente al rapporto dell’uomo con la natura oltre al discorso delle risorse c’è anche quello dell’impatto che l’uomo stesso ha in termini di inquinamento, ossia considerando quanto immette in natura.

Sappiamo che la natura ha una capacità di assorbimento che però non può superare una certa soglia: oggi l’impatto ambientale è significativo sia come intensità che come qualità ( frequenza e intensità di azioni). Dal dopo guerra la natura non è stata più in grado di riassorbire da sola

l’inquinamento, la deforestazione e l’estinzione di specie animali e vegetali.

Per quanto riguarda la sostenibilità sociale si può affermare che tutte le persone nel mondo hanno diritto ad una natura intatta e hanno diritto di poter accedere alle stesse risorse.

E’ giusto e necessario: infatti ad ogni uso non condiviso delle risorse corrispondono conflitti, migrazioni e un ulteriore impatto ambientale.

Di sostenibilità economica si parla meno. Essa comporta che la sostenibilità ambientale e quella sociale non debbano essere un costo in più per l’economia di un paese.

Se parliamo di produzione possiamo pensare ad un’azienda che produce inquinando ma investe parte del profitto in attività sociali sul territorio. Questa ha sicuramente un costo economico maggiore di un’ azienda che produce lo stesso prodotto senza inquinare, che però non ha margini di guadagno da investire nel sociale.

Ma la storia della sostenibilità non è recente: ha le sue origini nel 1987 quando la Commissione Mondiale su Ambiente e Sviluppo pubblicò il Rapporto Brundtland (che prende il nome dalla Presidente della Commissione Gro Harlem Brundtland, ex primo ministro norvegese, medico, ambientalista, sostenitrice dei diritti delle donne e dell’istruzione per tutti), rapporto intitolato “Our Common Future”.

La commissione venne costituita nel 1983 perché gli anni Settanta furono caratterizzati da due crisi energetiche a seguito di guerre e situazioni politiche nei paesi produttori di petrolio che di fatto vincolavano l’economia mondiale. Il costo del petrolio era aumentato e la disponibilità era diminuita. Nei paesi occidentali si tagliò l’uso di energia con diverse iniziative e per la prima volta ci si era incominciati ad interrogare su come fosse possibile utilizzare le risorse del pianeta in modo tale da averne sempre a disposizione.

Dal rapporto era poi evidente che il problema doveva investire la comunità internazionale: la possibilità di uno sviluppo che guardasse al futuro doveva essere un obiettivo condiviso.

Lo sviluppo sostenibile secondo il rapporto è quello che soddisfa le necessità delle attuali generazioni senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare le proprie.

In sede ONU sono stati individuati 17 obiettivi che tutta la comunità internazionale deve raggiungere entro il 2030 per poter garantire al nostro pianeta e all’intera umanità uno sviluppo sostenibile.

Questi sono i 17 obiettivi

In particolare l’obiettivo 17 comporta che nessun obiettivo può essere raggiunto senza considerare gli altri.

Gli obiettivi sono stati definiti per chi è alla guida delle nazioni che dovrebbe perseguirli per definire le proprieazioni politiche. In quanto comuni anche ciascuno di noi deve tenerne conto nella propria azione quotidiana:le aziende da un lato e i singoli dall’altro.

È interessante notare a proposito degli obiettivi che sono tutti collegati tra loro: non c’è un ordine di importanza o di priorità; togliendone anche uno solo il sistema non trova equilibrio.

La sostenibilità è una questione di equilibrio, basta che uno di questi obiettivi non venga soddisfatto che non viene soddisfatto nessun altro obiettivo: bisogna centrarli tutti insieme!

Veronica Tulli

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