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Centenario della Marcia su Roma

LA MOSTRA DEL DECENNALE
Dal Fatto Storico all’Evento Simbolico

Ricorrendo quest’anno il Centenario della Marcia su Roma, è fondamentale portare alla luce l’Evento che determinò una svolta decisiva nella Storia del Regno d’Italia. La storiografia analitica negli ultimi anni sta cercando di chiarire i fatti con sufficiente rigore storico scientifico. Il Centenario registra una distanza storica tale da occasionare un ulteriore riposizionamento metodologico.
Intendiamo ripercorrere i momenti cruciali di questo straordinario Evento storiografico attraverso la “Mostra della Rivoluzione Fascista” del 1932. Con questa esposizione storico-artistica il Fatto storico, avvertito all’epoca in termini rivoluzionari, venne sublimato a Evento simbolico.

GENESI DELLA MOSTRA
L’idea di realizzare una mostra sul fascismo si ebbe a Milano in occasione del decennale della fondazione dei Fasci di Combattimento. Si sospese il progetto, e si preferì ricordare il momento della presa del potere, spostando il focus dalla periferia al centro, da Milano a Roma, dal Movimento al Partito, dal Popolo allo Stato.

La Mostra occasionata dal Decennale della Marcia su Roma, fu allestita a Palazzo delle Esposizioni a Roma, rimase aperta dal 29 ottobre 1932 al 28 Ottobre 1934, e resa accessibile tutti i giorni, anche i festivi, fino alle 23, visitata da oltre 3 milioni e mezzo di persone, con una media di 5000 persone al giorno. Il successo legato alla consistente opera di Propaganda del Regime, fu assicurato anche dalla coincidenza dell’apertura dell’Anno Santo Straordinario del 1933, il primo giubileo dopo il Concordato. Soluzione della Questione Romana voluta dall’Uomo della Provvidenza, il novello Costantino, mitopoiesi che lega il giorno della Marcia alla Battaglia di Ponte Milvio, 28 Ottobre 312 d.C.
Significativa la scelta del Palazzo delle Esposizioni come sede per la Mostra, un palazzo neoclassico realizzato da Pio Piacentini nel 1883. Il Palazzo nel 1932, nei mesi precedenti alla Mostra della Rivoluzione Fascista, aveva ospitato la Mostra per il 50° Anniversario della Morte di Garibaldi, di cui Mussolini si sentiva il legittimo erede, le camicie nere in continuità con le camicie rosse.
Ma fu proprio sulle gradinate di questo Palazzo in Via Nazionale che si verificò un tragico evento, definito all’epoca “l’eccidio degli studenti” il 24 Maggio 1920. A ricordo del fatto si scelse questo monumentale edificio, intervenendo sul suo aspetto esterno ed interno per adeguarlo al messaggio che si intendeva trasmettere rispondente “ai seguenti requisiti: monumentalità, temporaneità e astrazione da ogni utilitarietà”.
La mostra fu accompagnata da un Catalogo edito dal Partito Nazionale Fascista, curato dagli ideatori Dino Alfieri e Luigi Freddi e tradotto in più lingue. Nel catalogo il percorso espositivo viene definito “una ricostruzione obbiettiva, fedele, cronologica delle origini della Rivoluzione Fascista e del suo sviluppo, una rappresentazione delle sue finalità, un quadro delle sue realizzazioni”.
La mostra vide la partecipazione di storici, artisti, architetti di prim’ordine, che sottostarono alle indicazioni del Duce Benito Mussolini “far cosa d’oggi, modernissima dunque, e audace, senza malinconici ricordi degli stili decorativi del passato. […] Non fatemi qualcosa che assomigli alla palandrana di Giolitti”. A garantire il risultato finale, che ebbe una risonanza mondiale, la partecipazione di artisti e architetti appartenenti a diverse tendenze, come i futuristi Dottori e Prampolini, i razionalisti Terragni, Libera e De Renzi, gli appartenenti al Gruppo Novecento come Funi, Rambelli e Santagata, e ai membri dello Strapaese come Maccari e Longanesi.
Tutti giovani trentenni, combattenti nella Grande Guerra, che riuscirono a realizzare un allestimento coerente con la materia trattata, sotto la supervisione di personalità come Efisio Oppo, Piacentini, Marinetti, Ojetti, Bottai e Sironi. A quest’ultimo, il più anziano della Mostra di 47 anni, furono affidate 4 Sale, definite nel Catalogo “Le più vaste e forse le più importanti della Mostra”. La sfida della Mostra coincideva  con quella del Partito Nazionale Fascista, ossia riuscire a tenere insieme Tradizione e Modernità, Risorgimento e Avanguardia, Partito e Movimento, Anima Legalitaria e Anima Rivoluzionaria.

AVVENIMENTO STORICO E INTERPRETAZIONE ARTISTICA
Il percorso espositivo si articola in due sezioni e coinvolge entrambi i piani del monumentale edificio. Al piano terra si raccontano gli eventi in senso cronologico dal 1914 al 1922, al piano superiore oltre ai servizi e uffici vi sono delle sale che illustrano i progetti futuri del Fascismo.

Alle prime sale storiche cronologiche disposte lateralmente si susseguono centralmente le sale monumentali, si passa dal tempo storico alla dimensione mitica, in un crescendo che si avverte dal primo impatto con la facciata esterna fino a raggiungere il suo apice nell’ultima sala del piano terra “Il Sacrario dei Martiri”.
La dinamicità storica delle prime sale è strettamente connessa all’impianto strutturale delle stesse e ai temi trattati. La collaborazione tra uno storico e un artista in ciascuna Sala ha fatto sì che il documento fosse inserito in un contesto adeguato pronto ad accoglierlo, ricorrendo a varie tecniche moderne come il collage, il fotomontaggio, l’ingrandimento delle fotografie realizzato con la collaborazione dell’Istituto Luce.
L’elemento storico-documentario e l’elemento artistico-architettonico dialogarono in perfetta armonia, dando come risultato finale l’immersione del visitatore in un ambiente vivo e palpitante. “La felice unione fra l’arte e la storia realizzata italianissimamente nella Mostra del Fascismo rappresenterà forse l’inizio di una rivoluzione nel campo dei Musei e delle Esposizioni”. Al Museo espressione ottocentesca dello Stato Liberale, si accostò la dinamicità delle Mostre espressione novecentesca della Società di masse.  L’esposizione statica delle glorie del passato a suggello dell’Identità Nazionale si dinamizzò con le Mostre rivolte alle realizzazioni del futuro, capaci di mobilitare e di orientare l’opinione pubblica.
“Limmedesimazione quasi dei due fatti: avvenimento storico e interpretazione artistica. […] L’unità supremamente ambita tra la storia e l’arte, unità necessaria a presentare la Mostra come cosa viva, palpitante, ovunque animata, espressiva, vibrante”.
Il visitatore dopo il percorso del piano terra storico-sacrale, con la visita al piano superiore acquisiva consapevolezza della sua missione teorica e pratica. Dalla Sala dello Spirito, con la presenza dell’ampia Bibliografia fascista si passava alle Sale del Lavoro, dove si delineavano le future realizzazioni programmate dal Regime. Se la disposizione induttiva del piano terra esibiva uno stile di vita, la disposizione deduttiva del piano superiore contemplava una visione del mondo.
Il Catalogo consegnato all’ingresso della Mostra in termini preventivi portava con sé un messaggio, testimone per le future generazioni. Il carattere pedagogico e formativo della Mostra è delineato fin dalle prime pagine del Catalogo “Offrirà a tutti gli italiani una specie di bilancio consuntivo, elementare e plastico, di ciò che il Fascismo ha operato negli anni tormentosi e travagliati della vigilia, porgerà agli stranieri in buona fede l’occasione di esprimersi sul nostro movimento un poco più serenamente di quel che non abbiano fatto finora falsi dottrinari avversi per partito preso, pubblicisti mossi da rancore, da bile, da tornaconto”.

SVOLTA ANALOGICO-SIMBOLICA
E’ significativo ricordare alcune date simboliche che scandiscono la storia del Fascismo. Innanzitutto dopo la Grande Guerra il 23 Marzo 1919 vennero fondati a Milano i Fasci di Combattimento, giorno che ricorda nel 1848 l’inizio e nel 1849 la fine della Prima Guerra d’Indipendenza. Il Movimento si trasformò in Partito durante il III° Congresso tenuto al Teatro Augusteo a Roma, dal 7 al 10 Novembre 1921, nei giorni subito successivi alla tumulazione all’Altare della Patria del Milite Ignoto. Giorni straordinari a memoria del difficile periodo, durante la Grande Guerra, che va dal 24 Ottobre al 4 Novembre, nel 1917 Caporetto, nel 1918 Vittorio Veneto.
A segnare la svolta decisiva dalla disfatta alla Vittoria come riportato nel Catalogo della Mostra “il proclama di S.M. il Re Vittorio Emanuele III alla Nazione in data 10 novembre 1917. Venne compilato nel locale delle scuole di Peschiera l’8 novembre 1917, dopo il convegno coi rappresentanti delle nazioni alleate, voluto personalmente dal Re. In detto storico convegno Vittorio Emanuele III si levò con fierezza e con nobiltà Sabauda a rivendicare la Sua piena sicurezza nelle qualità guerriere dell’Esercito italiano che avrebbe saputo assicurare, senza aiuti, la difesa del suolo patrio”.

Ma è suggestivo ricordare anche l’analogia tra i giorni dell’Evento altamente simbolico del Milite Ignoto 1921 e la Marcia su Roma 1922.
Il 28 Ottobre 1921 nella Basilica di Aquileia si svolse la Solenne Cerimonia del Milite Ignoto, Maria Bergamas scelse tra le 11 salme quella che doveva giungere a Roma.
Il 28 Ottobre 1922 giorno della mobilitazione fascista in tutta Italia, a Roma nei Palazzi del potere si svolsero le Consultazioni per la nomina del nuovo Presidente del Consiglio. Il Re quella fatidica mattina non firmò lo Stato d’Assedio, si scelse la via legalitaria, si evitò la guerra civile, uno scontro fratricida tra i combattenti volontari delle camicie nere pluridecorati e il Regio Esercito con le divise grigioverde. “Bastarono il genio di un Capo e il senno di un Re, per risparmiare all’Italia maggiori lutti e maggiore sacrificio di giovani vite”.

Il 29 Ottobre 1921 da Aquileia partiva il treno che portò la salma del Milite Ignoto a Roma, per essere innalzato agli onori e per sempre celebrato sull’ “Altare della Patria”.
Il 29 Ottobre 1922 partiva da Milano il treno con il nuovo Presidente del Consiglio, il politico- giornalista, l’uomo più conosciuto d’Italia, il futuro Duce del Fascismo.

Il 30 Ottobre 1922 a Roma Benito Mussolini, ricevette dal Re l’incarico di formare il nuovo Governo.
Il 31 Ottobre 1922 le camicie nere sfilarono per le vie di Roma ordinatamente, dopo aver reso omaggio al Re Vittorioso al Quirinale, il Corteo si diresse a Piazza Venezia a rendere onore al Milite Ignoto, all’Altare della Patria. “Il Fascismo ha avuto tuttavia , in due giorni, cinquanta Caduti, che la Mostra si gloria di eternare […] La Marcia su Roma si è svolta nel breve periodo di pochi giorni, esattamente dal 27 notte al 31 Ottobre, e cioè dalla mobilitazione allo scioglimento delle colonne e rinvio alle rispettive sedi dei legionari che le componevano”.

PERCORSO ESPOSITIVO
L’arco di tempo in mostra va dal 1914, anno dello scoppio della Conflagrazione europea, fino all’Ottobre 1922Vi si possono ripercorrere gli anni della lotta per l’Intervento e della guerra, della vittoria militare e della disfatta diplomatica, dei disordini socialcomunisti e dell’azione fascista per il ristabilimento dell’autorità”.

La Mostra comincia con la Grande Guerra intesa come “l’inizio di un’era nuova, la nostra, dal cui tumultuoso e tormentoso sviluppo è scaturito il miracolo unico, preciso, incomparabile, definitivo: il Fascismo”. Tutto il percorso mostra è scandito dal senso di continuità con il Risorgimento nel segno della Romanitas, filo conduttore del processo di Unificazione Nazionale, che l’Italia di Vittorio Veneto portò a compimento. “E’ dalle rive del Piave che noi abbiamo iniziata la marcia che non può fermarsi fino a quando non abbia raggiunto la meta suprema: Roma!
Dopo le Sale della Grande Guerra si attraversano le Sale dedicate agli anni difficili e di grande tensione del dopoguerra, caratterizzati dalla debolezza governativa e dalla tracotanza sovversiva, dalle difficoltà diplomatiche e  dalla febbre scioperaiola. Clima di violenza diffuso in tutta Europa, che si rese manifesto anche in Italia, e che si può sintetizzare attraverso una dicotomia altamente simbolica,  legata alla Bandiera: il Tricolore contro la bandiera rossa, i Blocchi Nazionali contro le spinte internazionaliste.
La Sala del 1921 segna la svolta, il passaggio, il risveglio nazionale, si mette in movimento una spinta convergente nella Sala dedicata al 1922. Con un allestimento dirompente il giovane architetto Terragni restituisce il sentimento che l’epoca ha di se stessa,  nella raffigurazione di grandi plastici che rappresentano “il concetto dell’unità spirituale Duce-Italia-Fascismo”.
Nel 1922 il Partito Nazionale Fascista aveva il maggior numero di iscritti, e alle elezioni politiche del 1921 Benito Mussolini risultava il terzo deputato più votato d’Italia, si avviava la parlamentarizzazione del Fascismo.
Seguono le Sale dedicate alla Marcia su Roma, realizzate da Sironi, dove sono presenti significative rappresentazioni artistiche, sintesi della Meta Suprema: Roma e la grandezza della Patria.

Una Bandiera Tricolore sospinta da un’Aquila in volo “E’ il momento del distacco delle aquile fasciste, come presaghe del prossimo impennarsi del destino”. L’Arco di Vittorio Veneto con all’interno un Fascio Littorio con affissi sull’ascia la spada e l’elmetto “La Vittoria guerriera e la Vittoria rivoluzionaria s’incontrano in questo simbolo […] L’arco racchiude nella sua gloria il sorgere del Fascio, esaltazione della Patria”. A coronamento di questa simbologia su una parete la scritta “Maestà vi porto l’Italia di Vittorio Veneto”.
Dopo le sale dedicate al 1922, che si chiudono con la Marcia su Roma, la Mostra cambia passo “il visitatore intuisce che da quel punto s’inizia la storia nuova d’Italia”. Il tempo storico-dinamico si solleva a una dimensione mitico-sacrale, restituita dallo scultore Sironi con la realizzazione di ambienti monumentali “creando con genialità tipicamente italiana decorazioni e simboli, architetture e cromatismi rispondenti in modo assoluto alla severità del tema”.
Dal Salone d’Onore si passa attraverso la Galleria dei Fasci creazione di ardimento e di grandezza romana”, alla Sala documentaria del Duce, realizzata dal geniale Leo Longanesi. A tenere insieme questo imponente asse portante e monumentale, i due uffici del Direttore del “Popolo d’Italia” a Milano, ricostruiti fedelmente con i mobili originali e gli oggetti vari.

Al vertice di questo crescendo di forze si trova l’ultima sala il “Sacrario dei Martiri”, realizzato dagli architetti Libera e Valente. Si entra in una sala circolare, una cripta avvolta in una atmosfera azzurro-cupa, intorno è incisa mille volte la parola Presente, e “s’ode, come giungente da lontananze misteriose, il canto della Rivoluzione. Un Milite vigila immobile”. Al centro “Da un piedistallo color rosso-sangue sorge una Croce […] simbolo del sacrificio e della fede, Croce guerriera nella sua struttura metallica”. Sul braccio orizzontale della croce “una scritta rammenta la ragione suprema del sacrificio: “Per la Patria immortale”.
Questa croce idealmente rimanda al motivo di fondo della nuova Facciata esterna del Palazzo, realizzata dallo stesso architetto Libera e da De Renzi. Questa monumentale costruzione coniuga, secondo i termini moderni della Rivoluzione Fascista, gli elementi portanti della Tradizione. Le due imponenti X che rimandano al numero romano dieci, richiamano anche la lettera greca iniziale di Cristo e simbolo della croce e del sacrificio. I quattro fasci svettanti verso l’alto evocano il Fascio romano, ma allo stesso tempo ricordano le ciminiere fumanti dell’industria e le grandi navi transoceaniche, e inoltre richiamano il colonnato della facciata ottocentesca. Un grande Arco romano, elemento dell’architettura classica, costituisce il monumentale e suggestivo Ingresso. Infine su tutto, a caratteri cubitali romani, senza decorazioni, il titolo “Mostra della Rivoluzione Fascista”.

ROMA

LA CITTA’ DEL NOSTRO SPIRITO

N.B. Tutte le citazioni sono tratte dal Catalogo della Mostra della Rivoluzione Fascista, edita dal PNF, Roma, 1933. Ristampa  Edizioni del Nuovo Candido, Milano, 1982.

                                          Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro

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