L’opposizione della pace ad uso politico
Non vi sarà sicuramente sfuggita la grande marcia della pace di questo weekend, dove l’opposizione, ha cercato pateticamente, chi con ipocrisia (guarda Conte, che crede di poter dare un colpo di spugna, e si scopre contro l’invio di armi in Ucraina), chi tra le conteste (guarda Letta, chiamato guerrafondaio), chi preso dal momento karaoke (guarda Calenda, che canta a Milano “bella ciao”), di strumentalizzare una piazza che era lì per un fine diverso dai loro interessi: la pace.
Meno attenzione invece avrete riposto nelle altre manifestazioni, usate allo stesso fine, dal segretario Enrico Letta, e dall’eurodeputato PD, Pierfrancesco Majorino. La prima, svoltasi il 13 ottobre davanti l’ambasciata Iraniana, è passata ai media come un presidio organizzato dal Partito Democratico – che forse si era dimenticato di organizzare gli altri presidi, che si stavano svolgendo ormai da settimane e con cadenza regolare, sempre davanti all’ambasciata Iraniana- (Mahsa muore il 13 settembre e da subito iniziano le proteste, una molto grande il 1 ottobre a Roma, che è terminata in Piazza Venezia) .
La seconda, si è svolta in piazza San Giovanni, il 28 di ottobre, esattamente una settimana prima, e nello stesso luogo in cui si sarebbe svolta la manifestazione della pace del 5 novembre. L’eurodeputato Pierfrancesco Majorino, lo stesso che insieme a un gruppo di colleghi dello Terzo Polo e Movimento 5 stelle, come unico contributo all’Iran (apparte tagliarsi platealmente i capelli) ha richiesto una interrogazione parlamentare volta a portare a Strasburgo il caso di Alessia Piperno (cittadina italiana), si è presentato in piazza San Giovanni, e sopra il palco “gentilmente offerto da CGL” per la protesta dei manifestanti iraniani (palco che di lì a poco sarebbe stato montato per la protesta del sabato seguente) si è detto da sempre vicino alla causa Iraniana.
Insomma, i politici dell’opposizione si scoprono vicini agli iraniani e alla pace. Vicinanza che però è tardiva, e che sembra lo strumentale utilizzo di una cassa di risonanza che gli permetta di farsi vedere, sperando che la gente dimentichi le loro scelte passate, e ricordi i loro visi a quegli eventi.
Enrico Letta, fermo sostenitore delle armi in Iran, Pierfrancesco Majorino che alla vigilia della morte di Solemani chiamò l’attacco U.S.A “folle”, e facendo di Iran e Iraq uno stesso calderone, disse (con evidente controsenso) che si doveva guardare alla società civile che “chiede trasparenza” attraverso una via diplomatica e politica.
Entrambi si mostrano in palese contrasto con loro stessi: come si fa a volere la pace e nello stesso tempo inviare armi che alimentano il conflitto? Come si fa ad aiutare il popolo oppresso parlando con il dittatore?
Sembrerebbe come se, di certe battaglie, l’opposizione non abbia interesse ad approfondire dinamiche e il significato; ma si affretti a dirsi vicina ai drammi dei popoli di cui poi, a fatti, aggrava la situazione, o peggio ignora la sorte. In un continuo voler apparire dalla parte giusta, ad ogni costo, anche se si appare incoerenti in atti e intenti; dimenticandosi, che la politica non è fatta solo di belle e vuote parole, ma di fatti a sostegno di quanto si afferma.