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DA MERGELLINA A TRASTEVERE: IMMAGINARIO TRA NAPOLI E ROMA

DA MERGELLINA A TRASTEVERE: NAPOLI E ROMA PALAZZO DELL’UNAR

Serata piena di nostalgia per il tempo che fu, ho vissuto uno spettacolo di tradizione napoletana per giungere poi a Roma: la serata si propone di partire dalla Mergellina, un quartiere di Napoli, ed arrivare a Roma in Trastevere da cui il nome della serata. La location è stato il palazzo dell’U.N.A.R., l’unione associazioni regionali di Roma e del Lazio.

Dopo uno swing di apertura del Maestro Davide Mengarelli e una prima presentazione della serata l’attore Ottavio Buonomo ha cominciato interpretando  “Gastone” di Petrolini accompagnato da Francesca Marti, questo personaggio è stato ripreso poi da Gigi Proietti, Alberto Sordi ed Enrico Montesano : l’interpretazione di Buonomo è risultata discreta e non si può non essere felici del fatto che venga presentato un teatro comico e intelligente come questo, la serata poi continua in una serie di situazioni comiche riprese da film storici e da pezzi più riflessivi  della televisione italiana.

Francesca Marti prende il palco presentando Gabriella Ferri con il suo capolavoro “Sempre”, il pezzo mi coglie di sorpresa in quanto è una bella canzone della cantautrice e della musica romana di quell’epoca, un pezzo che è un piacere vedere nelle riprese originali della cantante. “Sempre” è un brano che narra la fine di ogni amore, anche se l’innamorato di fronte a lei dice che la amerà per sempre tutti alla fine diventano vecchi ritornelli che poi non vengono più cantati e quindi dimenticati dagli innamorati dei tempi passati. Francesca Marti ha regalato un’emozione intensa e profonda seppure nella brevità di questo pezzo.

Con Giovanbattista Scidà e Ottavio Buonomo a questo punto Francesca Marti interpreta un siparietto comico di Eduardo De Filippo chiamato “Pericolosamente” o anche “Lo sparo” esasperandone un poco le parti comiche e rendendolo di fatto ancora più comico, era in origine un pezzetto di soli 5 minuti, a quel tempo Eduardo era all’inizio delle sue rappresentazioni televisive e non si era fermato molto sul pezzo: narra di un marito che per fare stare zitta la moglie deve sparargli con una pistola a salve per riuscire ad uscire di sera con un amico suo ospite. Il pezzo è risultato molto divertente ed ha animato la serata sia nei dialoghi con la moglie che con l’ospite.

A questo punto il regista e attore Giovanbattista Scidà tiene la scena per se declamando il pezzo di Pablo Neruda “Se tu mi dimentichi” con in sottofondo la musica del Postino a ricordare la recitazione e la triste morte dell’attore partenopeo Massimo Troisi che offriva sempre un’interpretazione originale e sincera. “Se tu mi dimentichi” è una poesia d’amore è una delle poesie più toccanti, commoventi e struggenti di Pablo Neruda e parla della sua storia d’amore con Matilde Urrutia ed è stata scritta a Capri nel 1952. Un poesia autobiografica nella quale troviamo pulsioni e sentimenti forti tanto quanto può essere un addio tra due amanti. Alla possibilità di abbandonare l’amore e dimenticarlo si contrappone l’idea di essere “predestinati” a quel qualcuno. Ecco, Neruda scrive alla sua amata che se, nel caso lei si accorgesse di essere predestinata a lui, troverà per sempre l’amore tra le sue braccia. Un amore che non si esaurisce, un amore che rimane intatto. Pablo Neruda tocca con delicatezza il tema dell’amore, dell’addio e della predestinazione. Subito dopo per rallegrare l’ambiente Ottavio Buonomo e Francesca Marti mettono in scena Mimì Tirabuscion, come dal film con Monica Vitti e Alberto Sordi “Polvere di stelle” (1973). la storia dietro questa canzone, in originale Ninì Tirabuscion appartiene alla migliore tradizione macchiettistica partenopea, una donna che non dice al marito che esce di casa per andare a fare spettacolo e che vorrebbe quasi negare il teatro stesso affermando con convinzione che per cantare non serve la voce, ma basta sollevare il vestito e fare la “mossa”: per trovare la protezione di qualche abile impresario o ricco “abbitué” è sufficiente fare questo da cui l’epiteto del personaggio della Vitti nel film, ovvero “La donna che ha inventato la mossa”. Questo è stato il momento dell’allegria  ricordando l’avanspettacolo nella seconda guerra mondiale,  delle facili allusioni e delle gonne corte delle donne dello spettacolo.

Subito dopo Ottavio Buonomo e Francesca Marti tornano ancora indietro con la canzone Geppina Geppi, canzone dal film del 1960 “Risate di gioia” con il principe Antonio De Curtis in arte Totò, Anna Magnani e Ben Gazzarra… Il film narra la storia di Gioia e Umberto, lei fa la generica a cinecittà mentre lui vive di espedienti, si trovano poi a un veglione in cui questi due grandi attori vengono accusati di un furto che non hanno commesso mentre Ben Gazzarra con la sua gioventù e prestanza dell’epoca prima invaghisce una non più giovane Anna Magnani e poi tenta di fuggire con la refurtiva essendo lui il vero ladro. Anche qui ho sentito il ricordo di un epoca passata, in cui romani e napoletani avevano ancora fame e si imbucavano alle cene della gente benestante anche solo per riuscire a mangiare qualcosa.

Ottavio Buonomo e Francesca Marti continuano poi la serata con altri pezzi di Totò e poi la famosa scena della “Camisella”, interpretata da Totò e Fiorella Mari nel film “Siamo uomini o caporali” ,  nella scena in cui c’è il loro spogliarello reciproco sulle note di questa canzone d’avanspettacolo, qui Davide Manganelli alla musica risulta ancora un’ottima integrazione nello spettacolo. l’attrice Fiorella Mari risultò molto provocante nel ruolo e Francesca Marti riesce bene a stargli dietro.  Giovanbattista Scidà riprende poi Franco Califano ne “l’ultimo amico se ne va”, una canzone , un pensiero sulla perdita degli amici quando si sposano o hanno comunque altri interessi al di là dell’amicizia. Il testo prova a interpretare un momento preciso della vita di ogni persona che diventa “adulta” lasciando le amicizie dei bar per vivere la vita coniugale con maggiore enfasi, purtroppo qui l’acustica della sala dell’UNAR non ha reso bene il momento.

Per tornare all’allegria e al buon umore lo spettacolo si è poi chiuso con un’altra canzone classica del film Polvere di stelle “Andò vai” tra i sorrisi del pubblico. Questo è un pezzo che inneggia all’amore dopo un periodo di lunga guerra, alla fine delle ostilità e al ritorno all’amicizia tra gli americani e i popoli che avevano salvato dall’occupazione tedesca.

© Francesco Spuntarelli                                                      Alessandro  Benini

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