Panificatori, in “piazza“ contro l’aumento
dei costi dell’energia e delle materie prime
I Panificatori della Fippa – Federazione Panificatori, Pasticcieri e Affini – si sono dati appuntamento nella Capitale il 27 novembre presso il Centro Congressi Cavour per gridare forte il loro disperato bisogno dell’intervento della politica affinché dia risposte esaurienti a un settore che sta affrontando la peggiore crisi dalla fine del secondo conflitto mondiale, piegato dall’aumento dei costi dell’energia e anche delle materie prime.
Una crisi che perdura da due anni e che ha già portato tantissime imprese, lungo tutto lo Stivale ad abbassare la saracinesca non riuscendo più a far fronte alle ingenti spese dovute ai rincari. Tutto infatti è iniziato con l’arrivo della pandemia da Coronavirus e il conseguente lockdown, che ha inferto una profondissima ferita al settore del Turismo e Ristorazione, con gravi ripercussioni sulle imprese che sono fornitrici primarie di questi settori, aggravate poi dal più recente conflitto in Ucraina che ha contribuito a rendere tutto molto più complicato.
Dopo tante parole e promesse vuote è tempo di fatti; per questo i panificatori italiani si sono dati appuntamento a Roma per chiedere compatti e uniti alla politica, di opposizione e al governo, di intervenire in tutela di un settore che sta stentando a sopravvivere…. Un settore che da lavoro a numerose persone e famiglie.
Da luglio del 2021 i prezzi sono aumentati di circa il 30% e per i panificatori scaricare sull’utilizzatore finale i costi del prodotto è diventato sempre più difficile, un vero e proprio terreno minato che potrebbe esplodere da un momento all’altro. Per questo l’incontro tenutosi domenica non aveva le solite caratteristiche di manifestazione di piazza, è stato un confronto con il governo affinché sia avviato un percorso che possa arrivare a delle soluzioni concrete.
Come affermato da Carlo Quartesan, Presidente dei panificatori dell’Ascom Confcommercio, che ha presenziato all’incontro: «Una manifestazione nazionale dei fornai italiani perché i nostri clienti devono sapere che stiamo combattendo non solo per le nostre aziende, le nostre famiglie e quelle dei nostri collaboratori ma anche per i consumatori ai quali vogliamo continuare a garantire il pane fresco quotidiano».
Parlando del caro energia ha aggiunto: «Questo sta letteralmente mettendo in ginocchio le nostre imprese. Abbiamo costi che sono aumentati a dismisura senza per questo che, in queste settimane, si sia potuto trasferire in toto l’aumento sul prodotto.
E’ vero: il prezzo del pane è stato ritoccato, seppur in misura minima, ma bisogna pur sempre sottolineare che, mediamente, il costo dei due panini che compra una famiglia giornalmente restano sempre nell’ordine di pochi centesimi di aumento. La manifestazione romana ha ovviamente l’obiettivo di attirare l’attenzione su un mondo che rischia di essere travolto dallo tsunami di un caro energia e di un’inflazione con i quali non ci eravamo mai confrontati. Questo significa che qualcosa il governo, nell’immediato, dovrà pur fare, magari anche solo prevedendo una moratoria su fisco e banche.
Poi però noi chiederemo che, proprio perché settore “energivoro”, si permetta alle nostre imprese di attrezzarsi, ad esempio, con forni ed impastatrici a più basso consumo, prevedendo che il costo sia totalmente defalcato dal reddito d’impresa. Sarebbe una buona pratica non solo sotto il profilo economico, non solo per il mantenimento di un settore che significa molto per la storia dell’umanità e del nostro Paese, ma anche per dare un segnale a tutela di quell’ambiente che rischia un disastro annunciato in assenza di importanti correttivi».
Primo riscontro importante da parte del governo è arrivato dall’onorevole Sandra Savino, sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze la quale ha fatto pervenire un suo messaggio ai manifestanti. Messaggio in cui si evince una certa disponibilità e apertura da parte della politica nel confronti delle aspettative e delle richieste dei panificatori italiani, valutando anche l’ipotesi un incontro per poter meglio affrontare la questione e dibattere insieme sulle possibili soluzioni per far fronte alla crisi. Tutelare la produzione, sostenere e conservare i valori della tradizione, anche e soprattutto della panificazione, sono un impegno concreto cui non intendiamo sottrarci. “Anche per questo, nella logica di un constante confronto con le realtà produttive del Paese, spero di potervi incontrare quanto prima”.
La Savino aveva già affrontato la tematica relativa i rincari quando, nel 2010 come Assessore del Friuli Venezia Giulia, fu lei ad inserire una finanziaria regionale comprensiva di un contributo per fronteggiare i costi energetici.
Alla questione si aggiunge anche la paura per le eventuali conseguenze che le politiche energetiche potrebbero avere sulle imprese di settore; soprattutto si interrogano sui costi da affrontare per effettuare un passaggio alle fonti di energia alternativa abbandonando gas, benzina e gasolio. A poco sono serviti i vari bonus voluti dal governo Draghi o dal nel governo Meloni, più utili a tamponare che a risolvere in maniera definitiva.
Il Presidente di Confcommercio Ascom Padova, Patrizio Bertin ha affermato che «I panificatori aderenti alla nostra Associazione sono da sempre in prima linea in queste campagne di sensibilizzazione culturale e sociale, a testimonianza della coesione presente in un gruppo che crede nella diffusione anche di messaggi sociali di rilievo».
Non solo a Roma sono scesi in piazza i panificatori, anche a Firenze si sono dati appuntamento guidati da Aldo Cursano Presidente Confcommercio Toscana e Franco Marinoni, Direttore di Assipin, associazione di categoria aderente a Confcommercio, per protestare contro il caro bollette con lo slogan provocatorio “I forni toscani si sono inventati il pane “sciocco” perché la tassa sul sale era troppo esosa. Se adesso non lo volete anche crudo, abbassate il costo dell’energia!”.
Bollette sempre più care, margini di profitto scarsi, preoccupazione per il futuro, tutti temi che stanno mettendo in ginocchio le varie imprese che giustamente non vogliono, come affermato da Nicola Giuntini Presidente di Assipan Toscana, ritoccare il listino prezzi se non di pochissimo, perché caricare sui consumatori «sarebbe un danno che metterebbe in ginocchio molte famiglie». «Il pane deve continuare ad essere “democratico” anche nel prezzo».
Una crisi che non ha una connotazione geografica, ma che sta colpendo duramente tutti i settori imprenditoriali, come sostenuto dal presidente Aldo Cursano «costi che aumentano, ricavi che si abbassano, di questo passo le nostre aziende hanno poco futuro. Se in pandemia chiedevamo di poter lavorare, ora chiediamo di tornare ad avere margini dignitosi di guadagno, che ci consentano di salvare l’occupazione e di reinvestire nella crescita dell’impresa».
Bisognerà attendere per vedere effettivamente quali saranno le proposte della politica e se realmente avranno dei risultati, o se saranno anche questi l’ennesimo buco nell’acqua.
Gianfranco Cannarozzo