“Roma, quartiere Primavalle. È la notte di domenica 16 aprile 1973, ore 3,20… fiamme dal terzo piano di un edificio, in via Bernardo da Bibbiena. La famiglia nell’appartamento divorato dal fuoco si getta nel vuoto pur di salvarsi. Degli otto occupanti, due mancano all’appello: Virgilio e Stefano Mattei, che moriranno insieme fra le fiamme. Virgilio ha 22 anni, Stefano 10 appena. Sono entrambi figli di Mario Mattei, un operaio e sindacalista della Cisnal, segretario della locale sezione del Movimento Sociale italiano, la “Giarabub”.

Le fiamme hanno una origine dolosa: benzina gettata sotto la porta da un commando di Potere Operaio, sigla dell’ultrasinistra che intende colpire il fascista Mattei… I responsabili hanno un nome: Achille Lollo, Marino Grillo e Manlio Clavo, poi processati per la prima volta nel febbraio 1975. Lollo è l’unico in mano alla polizia, gli altri sono latitanti.
Ma pur avendo riconosciuto le proprie responsabilità (parlando però, specialmente Lollo sul “Corriere della Sera” a febbraio 2005, soprattutto di attentato dimostrativo finito male per errore, senza volontà non solo di uccidere, ma neanche di provocare un incendio… ndr), nessun membro del commando ha mai pagato per la morte dei due fratelli”.

Paola Vegliantei, presidente dell’Associazione “Accademia della Legalità” (punto di riferimento per la cultura della legalità, sociale, di formazione), ha così ricostruito tutta la vicenda.
“Una tragedia – ha aggiunto – che viene affrontata con rispetto e umiltà dall’Associazione Fratelli Mattei, che divulga con fare pacifico e grande esempio, nei Comuni e nelle scuole, il valore della vita di chiunque”.
Ripercorrendo anche lui i fatti, Miguel Gotor, assessore capitolino alla Cultura, a nome del sindaco Roberto Gualtieri e di tutta l’Amministrazione comunale, con il relativo personale, ha voluto mostrare la vicinanza di Roma Capitale alla famiglia Mattei e, più in generale, a tutte le vittime degli “Anni di piombo”: “Dobbiamo affermare con forza il principio che in politica non esistono nemici, da combattere ferocemente. Ma al massimo avversari, da affrontare con le sole armi del dialogo e del confronto civile”.

Per i fatti di Primavalle, solo Achille Lollo scontò due anni di carcerazione preventiva in attesa della sentenza definitiva, per poi fuggire all’estero dopo la condanna in appello.
Il processo del ’75 si chiuse con 3 assoluzioni per insufficienza di prove, per i reati di incendio doloso e omicidio colposo; in quello di appello bis, gli accusati furono condannati, nell’86, a 18 anni di carcere per omicidio colposo e altri reati (sentenza poi confermata dalla Cassazione nell’87).
Ma tale pena, su istanza del difensore di Marino Clavo, è stata poi dichiarata estinta dalla Corte di assise d’Appello di Roma, per intervenuta prescrizione dei termini temporali.
Tra il 2011 e il 2013, infine, adducendo varie difficoltà e anomalie giuridiche, la Procura di Roma ha, rispettivamente, archiviato il procedimento Primavalle-bis e sospeso l’altro procedimento penale Primavalle-ter (ambedue contro altri imputati). Lollo è rientrato così in Italia nel 2011, morendo infine, ad agosto del 2021, all’ospedale di Bracciano.

Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, (primo rappresentante del Governo a intervenire a una manifestazione dell’Associazione Fratelli Mattei), ha confermato ufficialmente l’emissione di un francobollo commemorativo della strage di Primavalle e in ricordo delle due vittime. Una giovane studentessa delle medie inferiori dell’istituto “Piero Angela” di Civitella San Paolo, nel Reatino, ha letto la lettera inviata ai promotori della manifestazione dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Con il rogo di Primavalle e il barbaro assassinio di Stefano e Virgilio Mattei”, ha scritto la premier, “il nostro popolo è stato costretto a prendere coscienza di una realtà che si andava affermando, ma che in tanti continuavano a voler ignorare: l’odio cieco e totale nei confronti dell’avversario politico… Non possiamo cancellare la storia o chiedere alle famiglie delle vittime di dimenticare ciò che è successo. Non possiamo restituire la vita ai troppi giovani che l’hanno sacrificata a un’ingiusta violenza. Quello che possiamo fare, oggi, è tenere viva la memoria di quanto accaduto, per evitare il pericolo di ricadute e condurre l’Italia e il nostro popolo verso una piena e vera pacificazione nazionale”.
“Informare, ricostruire esattamente i fatti, senza giudicare. Questa la direttiva di base della nostra associazione: per la quale, però, auspico che possa esserci presto un cambiamento generazionale, l’arrivo di nuove energie”, ha precisato, in chiusura, Giampaolo Mattei.

Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, ha rilevato che, in un clima sociale e culturale molto diverso da quello degli anni ’70 e ’80, le vittime di Primavalle, comunque, vengono commemorate con più serenità e speranza nel futuro. E Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, ha notato: “Contro alcuni che oggi ancora pensano di riportare in auge ideologie folli e sanguinarie, dobbiamo ricordare tutti i fatti della storia con estrema obbiettività, indicando questa via alle giovani generazioni di oggi e del futuro”.
Andrea De Priamo, senatore per FdI, Vicepresidente emerito dell’Assemblea capitolina, ha precisato, tra l’altro, l’intenzione di trovare, insieme all’assessore Gotor, una soluzione definitiva al problema di una nuova sede per l’Associazione Fratelli Mattei.
“I morti di Primavalle – ha sottolineato, in ultimo, Walter Verini, senatore, già capo segreteria del sindaco Veltroni nei primi anni Duemila – sono, oggi, anche nostri, senza distinzioni di parti politiche: appartengono in pieno alla storia civile dell’Urbe”.

FABRIZIO FEDERICI