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La prima moglie di Einstein e la relatività

La fiction a puntate della National Geographic chiamata Genius che ha come argomento la vita del giovane Albert Einstein ha attirato l’attenzione su un supposto ruolo di Mileva Marić, prima moglie di Albert Einstein, nella stesura dei suoi famosi tre articoli dell’annus mirabilis 1905, che vertevano sul moto browniano, sull’effetto fotoelettrico, e la formulazione della teoria della relatività speciale. In particolare, uno di quegli articoli, quello sull’effetto fotoelettrico, divenne in seguito la motivazione per l’assegnazione del premio Nobel ad Einstein nel 1921. Se questo ruolo della moglie potesse essere comprovato, allora il più grande scienziato del Novecento non sarebbe l’unico autore di quegli storici lavori, e la sua grandezza scientifica e la sua figura umana sarebbero entrambe fortemente ridimensionate. Questo equivoco sorge principalmente a causa della pubblicazione nel 1992 delle Lettere d’amore, una raccolta di 54 lettere scoperte nel 1986 e scambiate dai due giovani fra il 1897 e il 1903: cioè, dagli inizi della loro amicizia all’università fino al loro contrastato matrimonio. Lettere che essi si scrissero nei momenti di lontananza, dovuti ai viaggi: uno, in particolare, effettuato nel 1902 da Mileva in Serbia per partorire la figlia Lieserl, avuta dalla coppia prima di sposarsi. La bambina fu lasciata ai nonni materni, a Novi Sad, e presto si persero le sue tracce: forse perché morì presto, di malattia, o forse perché fu data in adozione, in quanto illegittima. Tali lettere sono interessanti, perché coprono un periodo della vita di Einstein sul quale esistono poche altre testimonianze. Dalla corrispondenza traspare l’innamoramento prima, e l’amore poi, di due anime gemelle: entrambe intense e anticonformiste, concentrate sul lavoro e sullo studio e con molti interessi scientifici comuni. Nel 1897 Albert ha diciott’anni e Mileva ventuno, e sono entrambi matricole al Politecnico di Zurigo: lei, in particolare, claudicante ma brillante, è l’unica donna del corso, e in precedenza aveva avuto un permesso speciale per seguire una scuola superiore maschile a Zagabria. Nel 1903 lui ha superato gli esami di laurea, mentre lei è stata bocciata due volte, è di nuovo incinta, e dà ormai segni di depressione e schizofrenia. Purtroppo, le lettere giovanili sono in massima parte (43 su 54) di Einstein, forse perché lei le conservò con più cura e affetto di quanto abbia fatto lui, e si fermano al 1903, ben lontane dal momento di esplosione creativa che cambierà la vita del fisico e la storia della fisica. In seguito, dopo la riconciliazione seguita al loro cruento divorzio nel 1919, essi se ne scriveranno altre centinaia, ma in quelle Albert era già un famoso fisico e Mileva ormai una semplice madre di famiglia, con il rimpianto di non essere diventata una scienziata.

Visto che da giovani i due studiavano insieme e avevano una relazione intellettuale, oltre che amorosa, non stupisce che le Lettere d’amore parlino anche di fisica, ma in esse non c’è niente che lasci supporre un loro percorso di ricerche comune. A parte qualche uso del “noi” invece dell’“io” da parte di Einstein, quando nei primi tempi i due stavano entrambi lavorando a una tesi sullo stesso argomento (la conduzione del calore). O un accenno a “il nostro lavoro sul moto relativo” nel 1901, quattro anni prima della formulazione della relatività speciale: il periodo, cioè, che Einstein descrisse in seguito come l’epoca dei suoi “miseri scritti giovanili”.

Com’è dunque potuto nascere l’equivoco di un apporto, addirittura sostanziale, di Mileva alle ricerche di Einstein del 1905? Sembra da un semplice fraintendimento, basato sul fatto che il fisico russo Abram Ioffe, nei suoi Ricordi di Albert Einstein (1955), ricorda di aver visto in Germania, sui manoscritti di alcuni dei famosi lavori del 1905, il nome Einstein-Marić, “secondo l’usanza svizzera di aggiungere il nome della moglie a quello del marito”: usanza che in realtà è tedesca, e comunque ha soltanto a che fare con lo stato civile dei coniugi, senza necessariamente riferirsi a una loro collaborazione.

Chiuso l’argomento scientifico, rimangono i rapporti matrimoniali fra Albert e Mileva, che dopo un inizio idilliaco divennero quelli tipici di una coppia sposata e con prole. Della prima figlia, nata nel 1902 a Novi Sad, si parla per l’ultima volta nella lettera del 19 settembre 1903 di Albert a Mileva, tornata in Serbia a rivedere la bambina, con parole che lasciano pensare a una morte precoce. Il secondo figlio Hans Albert nacque nel 1904 a Berna, dove Albert ormai lavorava all’Ufficio Brevetti. Si laureò come il padre al Politecnico di Zurigo, in ingegneria civile, e si fece un nome nel campo del trasporto dei materiali solidi da parte dei corsi d’acqua. Nel 1938 emigrò negli Stati Uniti e divenne professore all’Università di Berkeley. Ebbe tre figli suoi, uno solo dei quali sopravvisse, e nel 1941 adottò una bambina di nome Evelyn, che sembra essere stata la figlia illegittima avuta da Albert Einstein con una ballerina. Nel frattempo, nel 1912 Einstein aveva iniziato una relazione sentimentale con Elsa Löwenthal, sua cugina prima da parte di madre e cugina seconda da parte di padre. Nel 1914 la moglie Mileva lo scoprì e se ne andò di casa con i figli. Qualche tempo dopo, nel 1914, la coppia si separò e divorziò il giorno di San Valentino del 1919, con l’impegno del marito di girare alla moglie l’intero assegno del futuro premio Nobel. Pochi mesi dopo Einstein sposò la cugina, adottò le sue due figlie, convisse platonicamente con lei e visse da confesso “traditore incorreggibile”, passando da una scappatella all’altra. Elsa morì nel 1936 a sessant’anni, seguita da Mileva nel 1948 a settantatré, e da Albert nel 1955 a settantasei. È sempre curioso pensare che la vita privata di personaggi così dotati dal punto di vista intellettuale sia spesso tempestosa e disordinata. Come se tutta l’attenzione e la concentrazione sia orientata sul lavoro intellettuale e poco o nulla rimane per la cura e la protezione dei rapporti affettivi.

Nicola Sparvieri

Foto © Enciclopedia delle donne

Einstein, Mileva Maric, Relatività