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Kkr, il fondo Usa avanza proposta di acquisizione per NetCo

Dopo un primo buco nell’acqua nel 2021 quando il fondo di private equity aveva manifestato interesse per l’acquisizione dell’intero gruppo Telecom, poi sfociato in un buco nell’acqua e alcune smentite da parte del fondo, accusato di essersi fermati a una mera manifestazione d’interesse, Kkr batte la concorrenza e avanza la sua proposta di acquisizione per la rete fissa.

La società ne ha dato conferma tramite una nota con cui dichiara che “L’offerta non vincolante del fondo di private equity Kkr è riferita a una quota partecipativa da definire, fermo restando che dall’acquisto scaturirebbe la perdita dell’integrazione verticale rispetto a Tim”. 

Il consiglio di amministrazione si è riunito all’indomani dell’offerta.Stando ad alcune indiscrezioni la valutazione si aggira intorno ai 20 miliardi e consentirebbe a Kkr già socia in Telecom con Fibercop al 37,5% e tra i firmatari di un protocollo d’intesa stilato a maggio scorso che ha legato la rete di Tim alla cordata formata da Cdp e fondi, di mettersi alla testa di una nuova società che oltre a integrare la rete fissa domestica di Tim, avrebbe anche una quota di partecipazione in Sparkle, la rete di cavi sottomarini. 

Il primo azionista di Tim è la francese Vivendi con il 23,7%, seguita da Cdp (controllata dal Tesoro) con il 9,8%. Il governo dispone di un golden power sulla società che gli permette di bloccare offerte ritenute inadatte in considerazione della strategicità del gruppo.

Nonostante il successo a Piazza Affari, che ha fatto volare in alto il titolo di Telecom Italia, con il 9%, il Governo invita alla cautela. Come affermato in una nota diffuda da ministero delle Imprese e del Made in ItalySegue con attenzione l’offerta presentata dal fondo Kkr per una quota in Netco di Tim, azienda che oggi ha un ruolo cruciale nei servizi di telefonia, nella realizzazione della banda larga nel nostro Paese e della infrastruttura del Polo strategico nazionale”. “Imprescindibile” conclude, “la salvaguardia dei livelli occupazionali e la sicurezza di una infrastruttura strategica quale la rete nazionale di telecomunicazioni. Su questi presupposti si valuteranno gli sviluppi che riguardano la prima azienda di telefonia italiana”. Il governo Meloni nei mesi precedenti aveva vagliato l’ipotesi di un piano di vendita delle attività di telefonia del gruppo per finanziare il passaggio dell’infrastruttura rete sotto il pieno controllo pubblico.

Solo lo scorso novembre il consiglio di amministrazione ha accettato di far pervenire una offerta non vincolante per l’acquiesto di una delle sue infrastrutture di rete, dando vita a una vera e propria gara, dato che non era in esclusiva.

La prima indiscrezione sulla proposta non vincolante da parte del fondo di private equity americano era stata diffusa quanche ora prima dall’agenzia Bloomberg.

Al momento l’offerta non vincolante che scadrà il 28 febbraio, rimane indicatova è soggetta ad approfondimenti, come precisato dalla stessa compagnia telefonica, che afferma che al momento sono in corso analisi e valutazioni condotte anche interloquendo direttamente con Kkr. Tim però si dice anche pronta a valutare opzioni alternative. 

In attesa che il Cda si riunisca il 24 febbraio per trarre le decisioni, Kkr avanza un’offerta di circa 18 miliardi di euro per la rete di Telecom Italia, lasciando la rete unica in mano al Governo e alla Cdp. La proprosta avanzata dagli americano prevede un earn out di corca 2 miliardi, per una offerta complessiva quindi di 20 miliardi qualora venga accettata la fusione tra la rete Tim e la Open Fiber, controllata al 60% dalla Cassa e al 40% dal fondo Macquire. 

È un dossier che stiamo seguendo con molta attenzione. È molto complesso, sul quale siamo molto attenti. Si tratta di un’azienda quotata, e quindi è bene essere prudenti afferma il presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un punto stampa presso la prefettura di Milano. 

Ad oggi, in attesa che il Cda si riunisca il Governo sta valutando la messa a punto di una proposta da parte di Cassa depositi e prestiti (CDP) che potrebbe essere concorrente o complementare a quella del fondo americano. 

Nel caso in cui la proposta dovesse essere concorrente, spetterà al Cda di Tim valutare le offerte e pendere per quella economicamenta vantaggiosa, e col miglio piano industriale, mentre qualora la proposta fosse complementare,  la rete verrebbe spartita tra Kkr che controllerebbe le aree nere, quelle dove c’è profittabilità e concorrenza, emntre le aree grigie e quelle bianche sarebbero gestite da Cdp. 

Il Cda si riunirà inoltre per trovare una sostitua alla francese Arnaud de Puyfontaine, uscita dal consiglio per le sue posizioni in merito all’asset e alla governance: aveva fatto concludere con un buco nell’acqua il memorandum firmato a primavera tra da Cdp, Tim, Open Fiber, Kkr lato Fibercop e Macquarie lato Open Fiber. 

Secondo quanto riportato anche dal Sole 24 Ore, il progetto di Kkr si baserebbe sul modello Terna, che farebbe passare il controllo dal privato al pubblico, arrivando al mercato azionario tramite Ipo. Questo passaggio consegnerebbe nelle mani di Kkr il 51% della rete unica, mentre al Mef e a Tim, spetterebbe, in misure ancora da quantificare, il 49%

Gianfranco Cannarozzo