La manipolazione genetica
Nella seconda metà del secolo scorso la nostra capacità di manipolare le piante si è perfezionata al punto da permetterci di modificare i processi molecolari di base. Questo tipo di tecnologie consente potenzialmente di produrre alimenti migliori ma, come qualsiasi cosa entri a far parte del nostro ambiente, potrebbe avere conseguenze indesiderate. La conoscenza delle proteine e del DNA consente in teoria agli scienziati e agli agricoltori di ottenere raccolti migliori: un grano resistente ai diserbanti o in grado di crescere in regioni molto aride, pomodori che restano freschi più a lungo, patate o riso arricchiti con vitamine. L’insieme di queste tecnologie vengono comunemente chiamate OGM (Organismi Geneticamente Modificati).
Quando interferiamo con gli elementi basilari della vita dobbiamo tuttavia stare molto attenzione. E se i geni trapiantati, non previsti in una certa pianta, si diffondessero nell’ambiente selvatico circostante? I geni che proteggono il grano dai diserbanti potrebbero essere trasmessi alle erbacce che crescono ai bordi delle strade? E se i pesticidi usati su determinate piante favorissero l’evoluzione di insetti resistenti, indistruttibili anche dalle sostanze chimiche più potenti? In futuro, con lo sviluppo della biologia sintetica, riusciremo a realizzare forme di vita, programmate per svolgere funzioni a noi utili. Ma se queste tecniche, mirate a ottenere per esempio microbi o virus geneticamente modificati, venissero utilizzate da gruppi terroristici per diffondere malattie? Con la formula giusta si potrebbe creare un ceppo di Ebola trasmissibile per via aerea e in grado di infettare il mondo in pochi giorni. A differenza di altre armi devastanti, come le bombe atomiche, la biotecnologia è prontamente disponibile e chiunque disponga di un laboratorio di ricerca improvvisato può causare danni globali.
Secondo alcuni le tecniche di manipolazione genetica sono fondamentali per sopperire alle carenze di cibo che si verificheranno a causa dell’aumento demografico e dei cambiamenti climatici. I detrattori sono invece convinti che manipolare i geni rappresenti un pericolo dalle conseguenze sconosciute e che gli scienziati stiano usando il mondo come un laboratorio. Indubbiamente i raccolti geneticamente modificati sono uno strumento importante per promuovere un’agricoltura sostenibile e hanno già ridotto l’uso di pesticidi e diserbanti dannosi. Come sappiamo, infatti, agricoltura e piantagioni sono responsabili del 31% circa dei gas serra emessi a livello globale, più ancora del settore energetico (26%). L’agricoltura è una fonte importante di emissioni di metano e di ossidi di azoto ed è in parte la causa dell’inquinamento delle acque, perché i fertilizzanti filtrano attraverso il terreno. Non abbiamo ancora raggiunto una stabilità demografica globale e forse ciò non accadrà fino al 2050 o 2060. Nel frattempo dobbiamo aumentare la produzione alimentare, riducendo nel contempo le emissioni di gas serra, l’erosione del suolo e l’inquinamento delle acque. Le tecniche agricole vanno, di conseguenza, migliorate e l’impiego di semi geneticamente modificati gioverà.
Oggi la tecnologia OGM è autorizzata in diversi paesi. Gli Stati Uniti sono al primo posto in questo settore e nel 2009 hanno prodotto quasi la metà dei raccolti geneticamente modificati del mondo. Segue a ruota il Brasile, con una produzione del 16% nello stesso anno. In Uganda gli agricoltori stanno sperimentando le banane modificate (dotate di un gene dei peperoni verdi), resistenti a un batterio chiamato Xanthomonas, che si è diffuso in tutta l’Africa centrale creando danni per mezzo miliardo di dollari l’anno. L’Unione Europea è più cauta. Nel 2010 ha approvato la coltivazione di Amflora, una patata OGM contenente un amido più adatto agli usi industriali, come fabbricare carta, adesivi e tessili.
Chi è contrario alle tecniche OGM teme non solo per la sicurezza in sé delle colture, ma anche i diserbanti ad ampio spettro in esse contenuti: sono così efficaci nello sterminare tutte le altre piante che potrebbero distruggere i semi e le piantine indispensabili per gli animali da allevamento. Quando diminuisce la popolazione di insetti e larve, diminuiscono anche allodole, pernici e altri volatili. In qualsiasi ecosistema agricolo le varie forme di vita competono per accaparrarsi la luce e le sostanze nutrienti. Con le tecniche OGM gli agricoltori hanno la straordinaria possibilità di eliminare ogni concorrenza e di utilizzare tutte le risorse per le loro colture. Secondo Greenpeace, se i prodotti OGM si diffondessero nell’ambiente, non ci sarebbe modo di contenerli e si potrebbero creare problemi all’ambiente anche solo testandoli. La risposta di alcuni gruppi di ambientalisti è stata l’azione diretta: hanno sradicato le piante dai campi sperimentali. In effetti la diffusione accidentale di piante OGM, nell’ambiente è una cosa, ma non ci sono ancora molte prove per poter dichiarare che sia stata dannosa.
Nel 2010 è stato realizzato il primo organismo artificiale al mondo, usando un batterio che causa la mastite nelle capre. I geni prodotti sono stati inseriti in un batterio esistente, che si è quindi avvalso del genoma sintetico per svolgere le sue funzioni. Molti scienziati sostengono che tale tecnologia potrebbe essere usata per programmare i batteri allo scopo di produrre biocombustibili innocui per l’ambiente o di contrastare l’inquinamento atmosferico o quello causato dalle perdite di petrolio. Ovviamente non ci vorrà molto prima che qualcuno sintetizzi i virus o i batteri esistenti usando le informazioni sul genoma. Ma c’è anche il rischio che venga creato un microrganismo in grado di riprodursi rapidamente, nei confronti del quale né l’uomo né le colture sono immuni. Realizzare e liberare un organismo del genere in un mondo ignaro della cosa potrebbe avere effetti indesiderati.
Nicola Sparvieri
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