Il transumano e l’oltreuomo cibernetico
L’uomo ha passato migliaia di anni a costruire strumenti per migliorare la sua vita, per renderla più felice e produttiva. Tra i progressi più significativi del secolo scorso ci sono quelli realizzati dalla medicina. Farmaci più efficaci, strumenti migliori, la conoscenza accurata di quanto accade nelle cellule del nostro corpo quando si ammalano ci aiutano a guarire e a vivere una vita più lunga e sana. Parallelamente, nella seconda metà del secolo abbiamo assistito alla diffusione delle tecnologie digitali e dell’informazione, che hanno portato al mondo connesso in cui viviamo. Spesso questi due ambiti di conoscenza si intersecano, l’informatica è fondamentale sia nella ricerca biologica di base sia per il funzionamento delle attrezzature mediche. Le future generazioni potrebbero avere una memoria infinita grazie all’impianto di computer. Le loro menti connesse potrebbero avere accesso diretto a tutte le informazioni del mondo. Però può darsi che le nostre innovazioni ci porteranno ben oltre i limiti della natura e determineranno la comparsa di esseri con capacità tanto avanzate che non potremo più chiamarli uomini. Queste considerazioni ci portano ai limiti di una fantascienza che, però, non sembra essere poi così lontana.
Andare oltre il concetto di “umano” è una tentazione che è sempre stata presente nel corso della storia dall’antichità, passando da Nietzsche e fino ai giorni nostri. Oggi però le tecniche di cibernetica e di intelligenza artificiale ci offrono delle possibilità che prima non avevamo. Oggi l’uomo ha delle potenzialità per svilupparsi al di là dei limiti naturali utilizzando, per la propria evoluzione, dei prodotti tecnologici da lui stesso realizzati. Alcuni “estremisti” o “transumanisti” parlano anche di era dell’essere post-umano. Si cominciano a concepire uomini con capacità e desideri tanto superiori a quelli dell’uomo attuale da risultare irriconoscibili. I grandi cambiamenti culturali introdotti dall’homo sapiens e che hanno definito un ambiente completamente nuovo rispetto ai nostri antenati di 100000 anni fa, potrebbero far acquisire facoltà intellettuali finora mai raggiunte.
Questo uomo nuovo avrebbe una vita sana e lunghissima, in grado di controllare desideri e stati d’animo per non sentirsi stanco o irritabile, ma anche provare i sentimenti di piacere, di amore e di apprezzare l’arte in modo molto potenziato rispetto all’uomo di oggi. Questo mondo post-umano potrebbe finire per essere popolato da esseri dall’aspetto tutt’altro che umano. Potrebbe essere un mondo di intelligenze artificiali basate sui pensieri e sui ricordi di uomini che sono stati caricati in un computer e che esistono solo sotto forma di informazioni digitali o in reti informatiche superveloci. Il corpo fisico potrebbe scomparire, ma sarebbero ugualmente in grado di accedere e di immagazzinare un’infinità di informazioni in millisecondi, di condividere pensieri e sentimenti subito e in modo chiaro con gli altri uomini digitali. Un post-umano dall’aspetto più riconoscibile potrebbe essere un uomo potenziato mediante la genetica o mediante farmaci che contrastano l’invecchiamento e il deterioramento mentale. Potrebbe possedere interfacce neurali, protesi atte ad aumentare la memoria o essere in parte un cyborg, e quindi più forte e in forma.
Tutti questi scenari possono sembrare inverosimili, ma tecnicamente non sono impossibili. La velocità sempre maggiore del progresso tecnologico ci porterà ben presto in territori inesplorati, e dato che il mondo moderno si è in gran parte sviluppato solo negli ultimi decenni, chi lo sa dove saremo tra duecento anni? Le tecnologie esistenti, oggi in fase embrionale, hanno il potere di cambiare la nostra specie. Prima o poi, per esempio, verrà creata un’intelligenza artificiale che consentirà a computer e robot di pensare come solo l’uomo può fare. Le macchine finiranno per pensare più in fretta e in modo più creativo degli esseri umani: perché allora non integrarle nella nostra fisiologia per migliorarci? Già ora si stanno sperimentando interfacce cerebrali nei soggetti con gravi handicap, tanto che alcuni riescono a muovere il cursore di un computer con il pensiero. Ai ciechi vengono impiantati elettrodi nelle retine in modo che possano vedere per la prima volta dopo tanti anni. E queste macchine potrebbero essere inserite nel nostro corpo grazie alle nanotecnologie.
Ma che dire dell’idea più banale del potenziamento? Nel 2000 un consorzio internazionale di scienziati ha pubblicato la prima bozza del genoma umano. Nei decenni precedenti i ricercatori erano riusciti a identificare e modificare i geni, ma si era trattato di un processo difficile e laborioso. Grazie alla prima bozza del genoma e ai costi sempre più bassi della tecnologia di sequenziamento, il primo decennio del XXI secolo è stato davvero sensazionale per la biologia molecolare: ha visto in effetti un aumento esponenziale delle indagini volte a conoscere e a manipolare i geni. I biologi che si occupano di cellule staminali si sono allo stesso tempo concentrati sullo studio delle malattie e sulle tecniche per coltivare tessuti usando le cellule del corpo. In futuro le cellule staminali riprogrammate potrebbero permettere ai medici di trattare qualsiasi patologia, dall’insufficienza cardiaca alle malattie neurodegenerative, come il Parkinson, l’Alzheimer e il diabete.
La modificazione genetica e le ricerche sulle cellule staminali sono solo agli inizi e sono destinate a essere impiegate prima di tutto in esperimenti su soggetti malati. I transumanisti sostengono tuttavia che la tecnologia non dovrebbe fermarsi qui: perché non impiegarla per potenziare anche i soggetti sani, allungandone la vita o stimolandone le capacità cognitive? Una volta consolidata, collaudata e commercializzata, qualsiasi tecnologia diventa più economica. Nei primi decenni tutti i metodi per potenziare gli esseri umani, cellule staminali, genetica, nanotecnologie, intelligenza artificiale, saranno però sicuramente troppo costosi per la maggior parte delle persone. Ne consegue che i vantaggi che offrono in termini di allungamento della vita o di aumento dell’intelligenza saranno riservati ai ricchi. Il che non è una novità ma tale fenomeno non farà che aggravare le discrepanze. Tutte queste considerazioni, che appartengono alle visioni futuribili dei transumanisti, rientrano tuttavia in quella categoria di argomenti che ormai ci sono sfuggiti di mano, come ogni altra forma di “progresso”. Naturalmente non si può impedire che le cose possano evolvere in questo modo ma sicuramente si dovrà monitorare e presidiare l’evolversi di questi studi per usarli come opportunità a vantaggio dell’uomo e della società, verificandone allo stesso tempo la compatibilità con la sostenibilità ambientale.
Nicola Sparvieri
Foto © Ius in itinere