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Heroquest 35 anni fa, ieri ed oggi.

( ovvero quell’orco quando si gira lo schienale del trono nella pubblicità) .

Vedendo ancora oggi la pubblicità degli anni 80 mi si accappona la pelle per il terrore e penso a quanto poco sono cresciuto se ho ripreso a collezionare giochi da tavolo di questo genere ben 25 anni dopo di allora. Il mondo del gioco da tavolo è andato avanti o per lo meno questo è ciò che tanti colleghi promotori di queste novità vanno parlando. 

Fatto sta che per il periodo in cui è uscito sul mercato e per quello che tutti quelli della mia generazione hanno fatto di quelle scatole da gioco si è rivelata un’esperienza unica e irripetibile. Quando il gioco è uscito qui da noi alla fine degli anni 80 in Italia non avevano ancora preso piede i giochi di ruolo (vedi il mio articolo su One D&D) e l’unica cosa intelligente che stuzzicava la nostra fantasia erano i librogame, soprattutto Oberon il giovane mago e Lupo solitario di Joe Dever, che vuoi per interesse diretto o perché qualcuno te li prestava avevano portato la mia generazione nel mondo del fantasy anglosassone a colpi di carta e penna.

L’arte presentata sulla scatola, le prime miniature a portata di bimbo o ragazzo che foste, lo scenario gothic che offrivano la plancia e i vari pezzi di arredamento ci portarono ad adorare da subito il gioco. L’elemento portante che lo ha reso a modo suo un sistema universale per l’epoca era il fatto che gioco o espansioni varie usavano al massimo 5-6 dadi di gioco per il combattimento e due dadi per il movimento, cosa ben differente al giorno d’oggi giocando a Warhammer (della stessa casa che aveva ideato le miniature di Heroquest), il gioco di miniature, qui se ne tirano a secchiate di dadi, poveri dadi a sei facce che non contengono nulla di quella magia di allora (e che sono semplici D6, niente teschi per i danni o scudi per difendersi), e ci si muove con un righello per muovere eserciti di improbabili creature gigantesche che sembrano al massimo un ritorno alla prima infanzia (l’ho detto?). Non a  caso molti appassionati della vecchia versione del gioco hanno rinominato l’ultima incarnazione da Age of Sigmar a Age of Shitmar (Età delle feci)

            Magia ( eh sì gli anni 80, eravamo fortunati)

Dicevo allora questi 5-6 dadi avevano dentro una loro magia e bastava infliggere 1 danno per uccidere un mostro liberando la plancia di un avversario sempre e comunque pericoloso(soprattutto nella versione europea del regolamento la maggior parte dei mostri aveva un solo punto ferita). La plancia e l’arredamento ci mettevano in una casa delle bambole che lottava per importanza con quella della corte inglese di Windsor, noi salvavamo l’universo dopotutto, gli inglesi allora per noi erano bravi soltanto a prendere il tè, ignoravamo la storia che scorreva veloce a quel tempo, ignorante gioventù, non sapevamo nulla sulle politiche della Tatcher e di Raegan, in reazione a libertà eccessive concesse dopo gli anni delle manifestazioni giovanili del 1968, ignoranti del nostro appartenere ad una colonia non-colonia degli Stati Uniti, anche e soprattutto nel mondo dei giochi e dei videogiochi.

Il mondo era edulcorato ancora dagli edulcoranti a quel tempo (in verità imperavano già allora nella nostra alimentazione), tutto scorreva liscio e questi mostri che potevano essere tanti ma comunque visibili e facilmente rimuovibili dalla plancia, nei miei 44 anni sembra che tutto fosse meno roseo di quanto era apparso allora ma il morbido star system del tempo, la musica rock e pop regalavano sogni di un’altra realtà, una realtà aumentata, e così i videogiochi che stavano prendendo il posto dei bigliardini (Pinball, pardon)

L’ascesa di Descent (come fa un gioco che si chiama discesa ad ascendere?)

Poi passa il tempo, al vecchio modello di Heroquest si sostituisce Descent, soprattutto nella sua seconda incarnazione, e non si può non riconoscere che, introducendo  movimento e fatica, miniature migliori e tutte le sue cartine grandi e piccole da foderare (a tue spese, ovviamente, in heroquest le carte erano solo 64, guai ad averne persa qualcuna!), questo rappresenta la naturale evoluzione del gioco pur mancando degli arredamenti da casa delle bambole gothic-horror del bellissimo Heroquest: questa mancanza è grave in quanto nel gioco per alcuni versi  non ha un’ambientazione ricordando da vicino il dogma alla base del videogioco della Blizzard World of Warcraft: se qualcuno paga per vederlo o giocarlo perché dovrei impegnarmi per fare di meglio (con riferimento soprattutto a Kung-fu Pandaria)?

Scopro che quel tipo di gioco che a me piace si chiama Dungeon-Crawler e che il mondo delle serie televisive è decisamente peggiorato, si passa da Riptide a Beverly Hills 90210, da Benny Hills a Colorado café sulle reti mediaset, si prova il 3D nelle grafiche di film e giochi e risulta una pessima scelta (e purtroppo non hanno ancora smesso) e tutto si chiude intorno come una gabbia e sembra che i soldi che non bastano mai a nulla.

Heroquest 25 e le mancanze dei diritti d’autore

Heroquest sembra avere una falla nei diritti d’autore per cui forse una ditta spagnola riuscirà a pubblicare Heroquest 25 (una sorta di versione anniversario) ma risulta essere un sogno mendace che viene annullata prima di divenire un prodotto effettivo. Milton Bradley (ovvero i mitici “Giochi MB” della pubblicità dell’indovina chi?) fregandosene della parte Game Workshop e il suo mondo di gioco, la ditta che aveva lanciato Heroquest 30 anni fa, capisce che deve rimpossessarsi del suo prodotto dopo ben 5 anni in cui chiunque si svegliava e faceva un qualcosa che ricordava da vicino Heroquest, io in tutti questi anni ho capito che ci sono un sacco di siti on-line che pubblicano un mondo di materiali per arricchire la vecchia plancia di Heroquest oltre ogni possibile immaginazione, e scarico di tutto da internet.

Dopo Descent (2a edizione) il mondo è pronto a un’ulteriore passo e ci sono iniziative di Crown-fundind (finanziamento dal basso?) per far vivere sempre nuove avventure, soprattutto il sito di Kickstarter in questi anni la fa da padrone e ogni vero giocatore controlla cosa sta per uscire anziché ciò che è già uscito.

Come Heroquest prima di loro i giochi che escono hanno 5 o 6 espansioni ma visto l’ansia di spendere nuovi soldi che aveva generato Heroquest in noi allora non te la cavi se non con 12 18 espansioni che SOLO in parte ti danno gratuitamente (te illuso) con i Kickstarter ( Spesa media 150 euro se non vuoi il meglio dei giochi che vai a comprare , spesa massima 450 euro o la tua fantasia di finanziare degli sconosciuti).

Il mondo d’oggi (ovvero ricorda Martin Mc Fly non andare mai nel 2019, omesso: c’è un Covid che porta proprio quel nome)

Ora che il 2020 passato da qualche annetto e che il mondo (purtroppo) non si è chiuso in se stesso, niente “Era del cinghiale bianco” di Franco Battiato ma purtroppo è il grande cantautore siciliano che ci ha lasciato, il mondo di gioco di Heroquest e di Warhammer invece è esploso ma le miniature e il merchandise della Game Workshop rimangono. Sempre più horror (ma questa volta nello spazio vuoto), con fazioni che si scontrano su di uno scenario che ha l’apparenza di un cocomero esploso, ecco come si ripropone questo franchise al giorno d’oggi, i mostri sono giganti e non c’è una plancia con squadrettature che possa contenerle.

Le serie e le informazioni si guardano su telegram ma ringraziando il cielo finalmente possiamo scegliere noi cosa guardare (forse).

Milton Bradley fa uscire Heroquest di nuovo dopo averne vendute all’epoca uno sproposito di scatole; le novità sono interessanti: niente guerrieri e maghi del caos per non infrangere diritti della Game Workshop, niente fimir (in sostanza uomini lucertola con un’occhio solo) perché i diritti non erano neanche della GW ma di un gioco di ruolo chiamato anche con il nome di heroquest (ma guarda un poco, quante infrazioni di diritti d’autore per un gioco così vecchio).

 

Per il resto le note positive sono tante, miniature solide con armi che non si rompono (disse il costruttore di mondi rivolto a un esercito di orchi e goblin con armi spezzate), e gli oggetti sono di plastica dura e resistente e non tagliati nel cartoncino e la scatola è forse migliore dell’originale e l’autore del disegno è lo stesso (genio) d’allora.

Purtroppo le regole sono le stesse e Descent (2a edizione) le ha superate da tempo e qui capisco che ogni cosa ha il suo tempo.

foto La tana dei Goblin negozio dragonstore                       ©  Francesco Spuntarelli