Laurea e lavoro Stem
La parola Stem (science, technology, engineering and mathematics. Scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) deriva dall’inglese e riguarda un ambito disciplinare che comprende materie essenziali per il settore industriale e molto richieste sul mercato del lavoro. Chi consegue una laurea Stem si specializza nei principali settori dell’economia. Negli ultimi anni stanno registrando una crescita costante dato che aprono a ottime opportunità occupazionali e di carriera.
Di cosa si tratta
Una laurea Stem riguarda principalmente quattro ambiti disciplinari, accademici e lavorativi che, al momento, risultano trainanti per lo sviluppo economico. Questo termine venne usato per la prima volta negli Usa per indicare un gruppo di discipline di studio in cui si registrava una scarsa preparazione degli studenti. Attualmente si utilizza per catalogare i curriculum scientifici. In pratica, le lauree Stem hanno tutte in comune un approccio che mira a capire meglio come funziona il mondo in cui viviamo e un tipo di studio che ha come obiettivo portare soluzioni e innovazioni in campo tecnologico
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in occasione della Giornata internazionale della donna, ha annunciato alcune novità in merito. “Percorsi formativi di potenziamento e di orientamento verso le discipline Stem, realizzati con particolare riferimento alle studentesse, finanziati con 600 mln di risorse Pnrr; ricostituzione del Comitato unico di garanzia per le pari opportunità (Cug); nuova edizione per il 2023 del concorso “Stem femminile plurale”. Infatti secondo il Miur ci sono delle lauree, di primo e secondo livello, che rientrano nella categoria:
- Classi di laurea in Architettura e Ingegneria, escluse quelle di primo livello in Disegno industriale e di secondo in Design.
- Laurea del gruppo chimico-farmaceutico, escluse le magistrali a ciclo unico in Farmacia e Farmacia industriale.
- Classi di laurea di primo livello in Statistica e di secondo in Scienze statistiche attuariali e finanziarie e Scienze statistiche nel gruppo economico-statistico.
- Lauree appartenenti al gruppo geo-biologico, esclusa quella di secondo livello in Biotecnologie agrarie.
- Classi di laurea appartenenti al gruppo scientifico, escluso il secondo livello in Metodologie informatiche per le discipline umanistiche.
- Classe di laurea di secondo livello del gruppo medico in Nutrizione umana.
- Laurea di secondo livello in Tecniche e metodi per la società.
- Classi di laurea di primo livello in Diagnostica per la conservazione dei beni culturali.
- Laurea di secondo livello del gruppo letterario: Conservazione dei beni architettonici e ambientali, Scienze per la conservazione dei beni culturali e Conservazione e restauro dei beni culturali.
Per i laureati nelle discipline Stem le opportunità occupazionali non mancano. Sono figure ricercate dalle aziende, che possono ricoprire una grande quantità di posizioni lavorative diverse. Tecnologia, scienze e ingegneria sono ambiti in costante evoluzione, in cui nascono di continuo nuovi profili professionali e aree di specializzazione.
Secondo i dati di AlmaLaurea, circa il 90% di chi ha conseguito una laurea Stem trova un lavoro già nei primi 5 anni dall’ottenimento del diploma. Il tasso di occupazione è particolarmente alto per le figure specializzate in ingegneria. In particolare, i settori che offrono i maggiori sbocchi professionali sono l’automobilistico, i servizi finanziari, la sicurezza informatica, le biotecnologie, il settore aerospaziale, il settore energetico e l’intelligenza artificiale.
Dalla ricerca “Donne e Stem: dagli studi al mondo del lavoro” commissionata da eBay, marketplace globale, all’istituto Human Highway emerge che l’80% delle ragazze italiane che scelgono gli studi STEM lo fa con decisione, nonostante oltre la metà (55%) riconosca che alcuni percorsi accademici e lavorativi siano considerati ancora “maschili”. Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica conquistano sempre più molte estimatrici tra le donne (7,6% delle intervistate) con un picco nella fascia d’età 25-44 anni.
In un ambito in cui i retaggi sociali e culturali tendono ancora oggi a limitare la presenza femminile nei percorsi formativi e di carriera nelle materie scientifiche e tecnologiche, eBay, player operante nel settore Stem, si è interrogato sulle attuali scelte di studio e di lavoro delle ragazze, per comprendere quali passi avanti sono stati fatti per colmare la presenza delle donne.
Le materie umanistiche, insieme a economia e giurisprudenza, restano gli studi preferiti dalle intervistate, ma le donne che hanno scelto almeno una delle quattro materie Stem sono il 7,6% del totale, con un picco per Ingegneria (3,4%). L’80% dichiara di aver deciso da sola il proprio percorso accademico e il 54% sapeva cosa voler studiare fin dalle elementari.
Sono soprattutto le giovani tra i 18 e i 24 anni (74%) a scegliere gli studi in autonomia, anche se per il 31,2% è dei genitori. Le ragazze di oggi dimostrano di avere meno incertezze nello scegliere percorsi di studio generalmente considerati più adatti ai maschi: 36% nella fascia d’età 18-24, 13% 45-54.
Per oltre la metà delle intervistate (57%) la scelta degli studi è determinata dalla consapevolezza del lavoro che vogliono fare da grandi. Ciò diventa più significativo per chi sceglie un percorso Stem: il 76,7% di loro dichiara di averlo scelto proprio pensando all’attività da intraprendere una volta conclusi gli studi. E il forte orientamento al lavoro sembra ripagare: il 77,2% delle donne che hanno studiato queste materie si ritiene soddisfatta della propria carriera di studi e professionale (+16,2% rispetto al totale campione) e ben 8 su 10 (78%) afferma di avere un lavoro retribuito, part-time o a tempo pieno (+14% rispetto al totale campione).
Sempre in ambito Stem, permane l’insoddisfazione per la disparità salariale e le minori opportunità di accedere alle posizioni apicali rispetto agli uomini: per il 46,4% delle intervistate i colleghi maschi con gli stessi studi hanno raggiunto posizioni lavorative più prestigiose e per il 39,6% guadagnano di più. Una lavoratrice su due – tra le intervistate – si rammarica di non aver studiato all’estero, convinta che questo l’avrebbe portata ad avere una carriera più prestigiosa (50,8%). La percentuale sale al 66% considerando le impiegate di tutto il campione (ambito Stem e non).
Le lavoratrici intervistate si sono espresse anche in merito alle difficoltà riscontrate sul lavoro: le principali problematiche sono riuscire a conciliare vita privata e professionale (42,8%) e la gestione dello stress (32,2%). Anche gli orari troppo impegnativi (21,3%) e la poca empatia a livello umano (19,3%), sono percepiti come elementi di difficoltà.
L’indagine ha inoltre raccolto dati sull’ambiente lavorativo, in particolare in merito al rapporto con i colleghi uomini: il 16,5% indica pregiudizi verso le donne; il 14,1% teme di non essere presa sul serio; il 13,9% maschilismo; il 12,9 % mobbing; il 12,3% ambienti lavorativi ostili verso le donne e il 6,5% commenti sessisti.
Imprenditoria
Il passaggio al mondo dell’imprenditoria resta una scelta per poche (9%) e presidiato dalle generazioni più adulte e laureate: le donne imprenditrici maggiorano infatti all’aumentare dell’età (11,3% per la fascia di età 45-54 anni, rispetto al 3,3% di quella 18-24), e del titolo di studio (10,5% laurea).
Lo donne imprenditrici sottolineano di aver riscontrato difficoltà nell’avviare la loro attività in Italia (69,3%) e allo stesso tempo mettono l’accento sulla loro grande determinazione nel perseguire la scelta fatta: il 52,3% di coloro che hanno avviato la propria attività risponde infatti che, nonostante le difficoltà incontrate, nulla e nessuno avrebbe potuto far cambiare loro idea. Secondo una imprenditrice su due, l’essere donna ha creato pregiudizi (49,4%) nello sviluppo della loro attività. Ostacoli burocratici (92%) e assenza di risorse economiche iniziali (85,7%) sono indicati come i principali scogli per coloro che, pur interessate a farlo, non hanno intrapreso la carriera imprenditoriale.
Il mondo digital
A fare la differenza oggi e per il prossimo futuro è un’adeguata formazione nel digitale, area dove pregiudizi e discriminazioni verso le donne restano marcati: tra la paura di essere prese poco sul serio rispetto ai colleghi uomini (58,9%), il rimpianto di non aver ricevuto un’adeguata preparazione (54,8%) e la convinzione, per 1 donna su 5, che gli uomini siano più bravi (19,7%).
Il riconoscimento per le donne che scelgono questo percorso è una carriera molto più soddisfacente rispetto alla media, ma anche qui non manca una nota dolente: i vertici aziendali del mondo digital restano ad appannaggio degli uomini (63,9%).
Nonostante oggi il settore digital venga percepito prevalentemente come maschile (39,3%), le donne hanno molte aspettative per il futuro: l’87% del campione è sicura che le ragazze delle nuove generazioni saranno alla pari degli uomini anche nel digitale.
Giorgia Iacuele