A colloquio con Yassmin Pucci
sulla fragranza della sincerità al cinema
UN’ATTRICE IRONICA E AUTOIRONICA CHE CONIUGA ENTUSIAMSMO ED ELEGANZA
Una conversazione con Massimiliano Serriello
Per chi fa comunicazione con il tornado di fuoco e sangue che attanaglia l’ordine naturale delle cose, con buona pace dei motivi politici per cui è scoppiato un conflitto tra cugini o presunti tali dalle conseguenze devastanti sotto il profilo umano ed economico, discorrere di cinema è a dir poco difficile. Se non fuori luogo.
La caccia alle pose lusinghiere degli attori e delle attrici che nella vita reale sono allegramente all’oscuro dell’aumento dei prezzi determinato dall’altalena degli stati d’animo dei potenti della terra, almeno finché qualche giornalista provvisto di qualche discreto neurone non mette nero su bianco come stanno messe le cose brutte una volta stabilito che l’ordine naturale di quelle belle ha dato per il momento forfait, non merita ulteriori commenti.
I commenti che gli attori e le attrici in cerca di premi fanno sulla guerra in corso appaiano formali nove volte su cento. Talora finti. In alcuni casi fuori luogo. Manca la fragranza della sincerità. Un olfatto che circola nell’aria. Ed è impossibile non riconoscerlo. L’attrice romana e iraniana Yassmin Pucci possiede la fragranza della sincerità.
Da giornalista e critico cinematografico affezionato all’alta densità lessicale della gloriosa lingua italiana ed estraneo sia in prassi ché in spirito alle false attestazioni di stima dei colleghi forti coi deboli e deboli coi forti, che cercano coi loro articoli di ottenere le redini di uffici stampa ben retribuiti dalla gente di cinema con i santi in paradiso, mi guardo ancor meglio dal fare sterili salamelecchi. Yassmin non è Eleonora Duse, premesso che non se ne vedono in giro né oltreoceano altre redivive, ma è una Donna sincera. Ed è un’attrice. Ora, lo sanno anche i bambini, gli attori e le attrice devono mentire per vivere. La finzione scenica comporta cioè, per chi fosse duro di comprendonio pure nel pieno delle funzioni intellettive, che gli attori e le attrici lavorando come specificava un certo Konstantin Sergeevič Stanislavskij (nella foto), non uno dietro l’angolo quindi, sui personaggi da interpretare, traggano partito dal processo di analisi ex ante per mettersi nei panni altrui in itinere.
Ovvero sul set o sulle tavole del palcoscenico. Di conseguenza la persona diventa un personaggio. Indossa una maschera. E la deformazione professionale vuole che l’indossi anche fuori dal set e dalle tavole del palcoscenico per dare un’immagine di sé molto consapevole ed estremamente avvertita sui fatti della vita. Sull’ordine naturale delle cose, belle e brutte, sull’ordine antico, sul nuove ordine locale ed europeo, asiatico e americano. Per poi ignorare cosa accade sul serio dietro l’angolo. Sotto i loro occhi. Yassmin sa benissimo cosa accade sotto i suoi occhi. Dietro l’angolo. E non si atteggia. Quantunque, per le nobili discendenze, ne avrebbe ben donde. I suoi legami di sangue e di suolo partano dalla Città Eterna, con la parlata capitolina che immancabilmente ci unisce cementando l’amicizia quasi fraterna senza ricorrere mai al pavido sarcasmo di alcuni abitanti dell’Urbe, approdano idealmente nella geografia emozionale della terra delle Mille e una Notte.
Yassmin ama la Famiglia, la Patria, l’Amicizia, la Civiltà e il Valore terapeutico dell’umorismo. Il reciproco amico Igor Maltagliati di quando in quando da buon toscano fedele alle punture di spillo combinate in ironia dall’impareggiabile scrittore pratese Curzio Malaparte, la sprona a cementare l’autoironia. Una virtù catartica ma ardua. Al pari del proposito stabilito dai saggi popolani, alieni alle elucubrazioni intellettuali, di fare del bene e scordarselo e di fare del male e ricordarselo. Ricordarsi i versi dei poeti non fa mai male.
Ezra Pound, un poeta coi fiocchi, checché ne dicano e ne pensino i comici della domenica e delle riunioni di condominio che lo associano alla cinghia mattanza di alcuni ragazzi di Casa Pound muniti forse di licenza elementare ma pronti a cercare nei terreni demaniale a costo zero per lo Stato una possibile soluzione per l’emergenza abitativa, volle precisare che la seconda guerra mondiale aveva di fatto messo l’oro contro il sangue. Vale a dire le banche contro il popolo. La gente che sa quanto costa il parmigiano. Yassmin sa quanto costa il parmigiano.
Rispetta l’amicizia. Non pensa all’Infinito di Leopardi né discorre dei massimi sistemi. E ha recitato in un western imperfetto ma ricco d’umanità: Oro e Piombo. Realizzarlo è stata un’avventura. L’ho invitata alla sede della Consul Press affinché me la raccontasse. Affinché la raccontasse al mio amico e maestro Alessandro Benini. Un galantuomo. Che sa bene, come diceva Lee Strasberg in …E giustizia per tutti di Norman Jewison con l’allievo prediletto Al Pacino, che il tempo non è quasi mai galantuomo. Ma è in ogni frangente un giudice più giusto di tanti finti o veri intellettuali schiavi dei condizionamenti ambientali e delle prese di posizione pro o contro.
A Yassmin le prese di posizione non interessano. Le interessa fare bene il mestiere dell’attrice. Trarre linfa dal lascito infinitamente prezioso ed empatico dei teorici dell’espressione scenica e dalla capacità concreta del maestro di recitazione Lee Strasberg di combinare il carattere d’ingegno creativo con la sfera delle sensazioni personali. Roba da equilibristi ed equilibriste. Io non sono un giudice né un giurato citando Al Pacino. Mi chiamo Massimiliano Serriello. Faccio le cose al massimo della serietà. La mia dolce metà si chiama Carina Ferro. È forte e carina di nome e di fatto. È stata nostra premura far sentire Yassmin a suo agio. Il carattere d’autenticità resta la sua miglior virtù.
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1). D / Ed eccoci, Yassmin. A noi due. Anche se mi fa piacere rendere partecipi Alessandro, Igor e Carina. Girare Oro e Piombo è stata un’avventura che ti è piaciuta, nonostante i mille intoppi, e non rifaresti o che rifaresti perché gli intoppi ti hanno fatto crescere?
R / In primo luogo sono felicissima di stare qua. Caspita che accoglienza! Sei un gentiluomo d’altri tempi anche se a prima vista sembri severo. Oro e Piombo è un film indipendente basato solo sulla forza del cast artistico e tecnico… che poi in realtà il cast artistico era formato da quattro persone. Sono tante le porte in faccia che abbiamo preso perche nessuno credeva che un gruppo di fuori di testa come noi potesse dare vita ad un film western soprattutto, per molti ormai morto e sepolto. Eravamo il Camerun che giocava senza scarpe contro il Brasile… e alla fine ci siamo ritrovati con tantissime persone a tifare per noi.
2). D / Sei quindi cresciuta come attrice e come persona nell’ennesima riedizione per così dire della parabola di Davide contro Golia. Anche se Pelé che ha trasformato il Brasile da nazionale di calcio materasso a nazionale più forte del mondo ha cominciato giocando senza scarpe. È senza scarpe che si apprende ad accarezzare il pallone mandandolo a insaccare con forza ed estrema precisione. La metafora calcistica di partire dal giocare senza scarpe a indossare quelle di gala vale pure per il cinema?
R / Quante cose sai, Massi: sei stupendo; ti adoro. E non lo dico così tanto per… Mi spingi a riflettere sulle cose che dico ma non mi fai sentire sotto esame. È una chiacchierata tra amici la nostra ed è al contempo un’intervista. Anche le interviste, quelle serie intendo, fanno crescere. Tutte le cose serie, che non prevedano inutili perdite di tempo, fanno crescere. Indossare le scarpe di gala equivale a farcela. L’idea mi stuzzica. Ma è lottare per qualcosa in cui credo che mi dà la carica. Non mi piace la pappa scodellata. Come non piace a te. Sei un uomo che non fa tanti complimenti. Anche come giornalista. Quindi un complimento sincero funge da stimolo. Ai complimenti infatti io preferisco di gran lunga gli stimoli veri che questa professione mi dà.
3). D / E anche le sfide. Fare le nozze coi fichi secchi, per usare un’espressione cara ad Agnelli, Gianni naturalmente, l’Avvocato, equivale nel cinema a non accedere ai finanziamenti. A essere guardati in cagnesco nel momento della negoziazione bancaria. A tornare a casa con la pive nel sacco. Oppure equivale a rimboccarsi le maniche. Come ve le siete rimboccate per Oro & Piombo?
R / Oro & Piombo è costato poche centinaia di euro. Un film realizzato solo ed esclusivamente attraverso le nostre capacità e lo spirito di adattamento: ogni giorno dovevamo mettere mano alla sceneggiatura perche non avevamo né il tempo né i soldi per fare ciò che avevamo scritto. Non abbiamo aspettato alcun finanziamento, sapevamo che tanto non lo avremmo ottenuto e non ci andava di far passare il tempo… Ci sentivamo pronti per questa avventura. Ci siamo detti: accada quel che accada, facciamolo!
4). D / Ed è stato così. Le capacità e lo spirito d’adattamento premiano alla fine?
R / Oro e Piombo ha ottenuto dei riconoscimenti internazionali. E non nascondo che mi abbia fatto e mi fa tuttora piacere.
5). D / Al di là dei parametri di giudizio dei premi cosa vuoi che ti venga riconosciuto a livello professionale?
R / Le cose basilari. Che quella dell’attrice è la mia professione.
6). D / E che come tutte le professioni non è tutta rosa e fiori perché richiede dedizione ed entusiasmo. Ma non è facile lasciarsi andare a manifestazioni di muto entusiasmo di questi tempi. La gente del cinema che magari va in crisi se gli si rompe un’unghia parla a vanvera di qualcosa che non conosce. Eppure è il mix di vita ed esperienza a insegnare. I carri armati buttano giù case che la gente si è fatta, pala e picco, da soli. E difendono senza saper sparare. L’importante è non sparare cazzate. Perdona l’espressione.
R / Figurati. La penso come te. Troppa gente spara cazzate. Senza sapere minimamente di cosa parlano. Perché a un certo tipo di gente piace sentire il suono delle loro parole. Ma non rifletto sul serio sul loro significato. Insegnare insegna a molti attori e a molte attrici a mentire. Ma insegna anche ad alcuni attori e ad alcune attrici a mettersi nei panni altrui. Qualche volta sono i panni della gente buona. E qualche volta sono della gente cattiva. Gli insegnamenti dei maestri della finzione scenica e dell’arte della recitazione vanno in profondità. Ma non bisogna temere la banalità. Le tue domande sono precise. Ma mi fanno piacere. Perché mi fanno riflettere. Non voglio inventarmi risposte intelligenti ma false o peggio buoniste. Alla fine si riduce tutto a questo: la recitazione serve a compenetrarsi nei panni della gente buona e della gente cattiva. Il processo d’identificazione resta una risorsa importante.
6). D / Ed è importante per un attore e un’attrice che antepone l’empatia profonda alla simpatia di facciata impersonare gente cattiva. Pensa a Louise Fletcher in Qualcuno volò sul nido del cuculo. Impersona un’infermiera da odiare ed è una donna buona nella vita da amare. Ami come attrice e come spettatrice Karate Kid 3 – La sfida finale in cui il bulletto cattivo che vuole togliere la dignità viene mandato al tappeto dalla reazione del buono?
R / Tantissimo. Purtroppo siamo in pasto a gente veramente malata di mente. È come dici tu: il bulletto che tenta di avere rispetto infondendo terrore e paura alla fine potrebbe essere sconfitto da chi decide di alzare la testa e con il coraggio di affrontarne la follia. Spero che si riesca tutti insieme ad alzare la testa perché questo disastro segna veramente una linea che ci fa capire quanto ci siamo tirati troppo in là: non va bene; dobbiamo scendere e ricominciare a dare più spazio alla creatività e alla fantasia per far sì che il mondo si riempia solo di bellezza.
7). D / Il mondo è pieno di cose brutte. La bellezza è un valido antidoto. Sia quella spirituale sia quella fisica. Ronn Moss, conosciuto come il Ridge di Beautiful (nomen omen), è un tuo caro amico e collega. Cosa pensi del detto sui belli che non ballano?
R / I detti, i modi di dire contengono tanta verità. Non sono frasi fatte. Né luoghi comuni. Ronn è un amico, un signore, un uomo pieno di dignità, un collega prodigo di consigli. Ci ho girato insieme un secondo western al quale tengo molto. Anche per Ronn. Lui è un bell’uomo. È evidente. Ma la sua bellezza è soprattutto nella galanteria, nel garbo, nell’umiltà e nell’umanità.
8). D / Tu come attrice punti sulla bravura recitativa. Da adolescente avevi smarrito la tua bellezza esteriore. Cosa hai imparato coltivando quella interiore prima di rinascere come un cigno?
R / Esattamente quello che hai detto, Massi. Che prima di rinascere come un cigno bisogna coltivare la bellezza esteriore. Voglio dire quello che abbiamo dentro. Nel cuore. Ed è con la forza che si ha dentro che si va avanti. Curare il proprio aspetto aumenta l’autostima. Ed è una cosa giusta. Ci mancherebbe. Però ci sono delle priorità. Delle cose cui dare la precedenza.
9). D / Come apologo sulla bellezza interiore che diventa esteriore la telenovela Betty la fea nun se batte come si dice a Roma?
R / Si dice bene. E dici bene tu, Massi. Adoro le telenovele sudamericane. È lo snobismo che non sopporto. E con te sfondo una porta aperta: sei alla mano come persona, attento come critico e la tua dolce metà è brasiliana. Le telenovele brasiliane sono le migliori in assoluto. Chi le critica senza averle viste dimostra solo di temere di passare per una persona banale. Non intellettuale. Invece le telenovele fatte come si deve stimolano l’intelletto. Non è solo divertimento. Le telenovele colombiane non le conosco tanto. Betty la fea è però bellissima come telenovela. Racconta molto della Colombia. E ancor più della vita, di come prende forma e acquista contenuto l’idea di bellezza e bruttezza, apparenza e sostanza. Credo che Betty la fea abbia ispirato anche una produzione americana. Una sitcom chiamata Ugly Betty. Un prodotto spassoso. Tutto sostanza. Zero apparenza. Ed è là che gli americani nel cinema e nella televisione dimostrano di saperci fare.
10). D / Gli antichi romani hanno tratto partito dai popoli che hanno conquistato riconoscendone la superiorità. Senza colonizzare appieno. Però bisogna riconoscere agli americani che quando fanno i remake sanno dove andare a parare. Anche se scivolano sulla buccia di banana del cinismo e del materialismo. L’amore spassionato passa attraverso l’egemonia dello spirito sulla materia e il trionfo dei buoni sentimenti. È Lady Oscar la persona da interpretare per vincere l’Oscar e consolidare i buoni sentimenti?
R / Mi conosci bene. Ci siamo conosciuti per telefono. E tramite gli audio su WhatsApp. Ed è bellissimo vederci. Venire alla sede della Consul Press, vederti lavorare con gentilezza ed erudizione: hai un mondo dentro di te e lo comunichi da uomo che le cose non le manda a dire. Le dici chiare e tonde le cose. Ma devo ringraziare la tua dolce metà. All’inizio mi ha messo soggezione. Poi ho capito la sua nobiltà d’animo. Vuole da Donna che io abbia il giusto rilievo. Diventa invisibile per lasciarti la concentrazione e ci coccola portando delizie varie al tavolo. Lo fa con sincerità. Si vede. I buoni sentimenti sono questi. Fanno parte della schiera di quei sentimenti che conserviamo dentro di noi per fare qualcosa di buono. Di apprezzabile. Per comporre un personaggio e una persona.
Ora sto lavorando sul set di Enzo Girolami Castellari. E ho buone sensazioni. Sono animata da quei buoni sentimenti. Li sto consolidando giorno per giorno sul set. Non lo dico piaggeria. Non sono una buonista. Mi piace la bontà: è diverso. Mi viene da commuovermi. Castellari è un gran signore. Che, come fanno i grandi signori, antepone lo spirito sulla materia. Non guadagna soldi con questo film. Ma guadagna la mia stima. Ed è con la fiducia assoluta che un regista senza imporre il suo modo di vedere le cose ottiene dagli attori e dalle attrici quello che voleva sin dal principio a beneficio dell’idea che come autore ha in testa. E che s’imprime nel cervello. Ma soprattutto nel cuore. Lady Oscar per concludere è il mio personaggio del cuore.
Il cartone Lady Oscar mi è rimasto nel cuore. E non uscirà mai dal mio cuore. Lady Oscar è una persona per me. Non un cartone animato. E nemmeno un personaggio. Vincere il premio Oscar impersonando Oscar è il massimo. È un sogno.
11). D / Gli incubi sono vivi. Teniamo vivi i sogni, Yassmin.
R / I nostri sogni sono più vivi che mai, amico mio. E hai ragione: lo spirito vince sulla materia. Lo spirito di Lady Oscar è in cima ai progetti che voglio realizzare ed è parte integrante di tutti i personaggi femminili che interpreto. Il personaggio femminile del film Angelica alla corte del re è tipo Lady Oscar. La storia è molto diversa. Ma la forza del personaggio di Angelica ricorda tantissimo lo spirito coriaceo e femminile di Lady Oscar. La mia casa di produzione è piccolina. Ma il sogno d’interpretare Lady Oscar è grande. I sogni vanno realizzati. Bisogna provarci.
MASSIMILIANO SERRIELLO