A.D. MCMXXI, a Genova: la storia di un Monastero
censito dall’Ente “Castelli d’Europa”
La Storia del “Pio Lascito Clelia Lombardo di Gambatesa“
Magione Signorile e Dimora Conventuale risalente al XV Secolo
La storia che vi racconteremo comincia un giorno della tarda primavera del 1921,
esattamente mercoledì 1 di giugno del 1921 (*)
Siamo nello studio genovese del regio notaro Luigi GHERSI, davanti a lui dall’altra parte della pesante scrivania di ebano e dei suoi caratteristici pince-nez dorati siede una elegante signorina di nome Clelia, ma per la Consulta Araldica la nobile Clelia dei patrizi di Lucera LOMBARDO, nobile dei conti di GAMBATESA e dei baroni di ROSETO, del SEQUESTRO, di TROJA, di CASALNUOVO MONTEROTARO e di APRICENA; ovvero una nobile dama discendente da una antica e nobile famiglia di origine veneziana del quale è un esponente anche quel Marco che Dante incontra in Purgatorio e di cui racconta nel XVI Canto. Casata che passerà nel Regno di Napoli nel 1239 al seguito di Federico II dopo la battaglia di Cortenuova, stabilendosi poi nelle Puglie.
Nello studio sono presenti anche la marchesa Antonietta de Ferrari e la figlia di lei Giuseppina. Alla firma sul grosso tavolo è sistemato il corposo contratto per la cessione “a titolo oneroso ed al prezzo corrente di mercato” del grande complesso immobiliare, composto da terreni, ville e fabbricati corrispondente all’odierno civico numero 15 della Via Giorgio BYRON a Genova in regione San Francesco d’Albaro, ovvero, proprio il protagonista della nostra storia: il “Pio Lascito Clelia LOMBARDO di GAMBATESA”.
A mettere in contatto le gentili contraenti era stato un lontano cugino di Clelia ed uno dei gentiluomini più brillanti e conosciuti dell’epoca, ovvero il patrizio genovese don Ernesto DORIA principe di ANGRI e di CENTOLA: Clelia ed Ernesto erano parenti essendo il principe figlio di donna Laura MARULLI di SAN CESARIO figlia di don Gennaro principe MARULLI duca di SAN CESARIO, esponenti appunto di una casata saldamente alleata ed imparentata con i LOMBARDO.
La nobile Clelia appena entrata in possesso del grande complesso immobiliare dispone immediatamente affinché si provveda a migliorarlo ed ingrandirlo e soprattutto dotandolo di luoghi dedicati al Culto, nonché di tutti i mobili e le suppellettili necessari alla vita comunitaria, con la ferma volontà che quelle mura rappresentino, nei secoli a venire, per sempre, un luogo di preghiera e di contemplazione che sia anche asilo e rifugio per i poveri ed i bisognosi.
Piissimo proposito effettivamente esaudito avendo ospitato il Pio Lascito, per oltre tre quarti di secolo e fino al loro trasferimento in Brianza, le monache adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento, tenendo Clelia per se’ e per la propria casata, soltanto il diritto di juspatronato familiare sul Monastero unitamente a tutti quelli minori quali ad esempio quello di banco nella chiesa: si pensi che ancora oggi la panca alla destra dell’altare maggiore è riservata alla famiglia di Clelia, diritto che viene gelosamente ed orgogliosamente ancora esercitato.
Essendo la volontà di Clelia riguardo la destinazione del complesso al culto ed alla beneficenza, le monache, abbandonandolo, si preoccuparono di offrirlo, nel segno di Clelia, come dimora conventuale ad un gruppo di loro sorelle caratterizzate tutte da un percorso umano e religioso particolarmente difficoltoso, ma pur sempre animate e pervase da autentica e fervida spiritualità, le quali per riconoscenza e per vocazione oggi aiutano, a loro volta tutti coloro che bussano alle porte del lascito per richiedere consolazione, accoglienza ed aiuto, ma soprattutto offrendo ai signori ospiti la possibilità di istruirsi, in particolare apprendendo o migliorando le proprie conoscenze di lingua e cultura italiana, nonché rudimenti di educazione civica.
A proposito, recentemente, per organizzare la variegata offerta formativa ed i tanti volontari che si dedicano a questa opera così onorevole ed utile, è stata costituita ufficialmente una Università Popolare che aderisce alla Unione italiana di educazione degli adulti – UNIEDA ed è accreditata ufficialmente come ente di formazione titolare del diritto di fregiarsi della denominazione appunto di “Università Popolare”.
Tale istituto, la cui sede è, evidentemente, il Pio Lascito laddove già adesso vengono tenute le lezioni ed ha sede la biblioteca e la sala studio, sorge all’insegna della nobilissima famiglia Lombardo alzandone lo stemma ed essendo eponima di Clelia. Università Popolare che è già un centro di irradiazione culturale e di aggregazione.
L’importanza della figura di Clelia e della sua famiglia per la vita delle religiose, se si era tradizionalmente limitata al godimento di diritti onorifici e del titolo di Nobili Protettori del clero stanziato nel monastero ha avuto un inaspettato incremento grazie alle importanti novità legislative introdotte dal Santo Padre l’11 di febbraio di 2022 quando – riformando i canoni 1310 e 1054 – sanciva, qualora dei beni utilizzati a fini caritatevoli e di culto – ovvero anche il Pio Lascito Clelia Lombardo – si voglia cambiare destinazione di uso, che:
“(Can. 1310 – § 1): La riduzione, il contenimento e la permuta delle volontà dei fedeli a favore di cause pie possono essere attuate soltanto per causa giusta e necessaria dall’Ordinario, uditi gli interessati e il proprio consiglio per gli affari economici e rispettata nel miglior modo possibile la volontà del fondatore.
§ 2. Nei rimanenti casi si deve ricorrere alla Sede Apostolica. E con il Can. 1054 § 1: La riduzione, il contenimento e la commutazione delle volontà dei fedeli cristiani che hanno donato o lasciato i loro beni per cause pie, possono essere fatte dal Gerarca soltanto per una causa giusta e necessaria, dopo aver consultato gli interessati e il consiglio competente, e rispettata nel modo migliore la volontà del fondatore.
§ 2 – In tutti gli altri casi su questa cosa si deve ricorrere alla Sede Apostolica o al Patriarca che agirà col consenso del Sinodo permanente, che conferiscono amplissima e decisiva rilevanza alle volontà di coloro che hanno donato ed alle associazioni portatrici di quegli interessi”.
Ovvero attribuendo ai superstiti dei benefattori, ovvero la famiglia di questi ultimi, la rilevante prerogativa di rendere un parere obbligatorio ogni qual volta si desideri cambiare la destinazione d’uso dei beni donati.
Essenziale prerogativa di cui i familiari della nobile Clelia hanno sempre fatto uso nel nome benedetto della loro parente ed al solo scopo di realizzare le sue pie volontà. Altre novità normativa del massimo interesse fu la Lettera Apostolica di Sua Santità del 20 di febbraio del 2023, che sancisce fra l’altro: “Tutti i beni immobili che siano stati acquisiti dalle Istituzioni Curiali sono di proprietà della Santa Sede”.
Avendo per effetto quello di far sì che qualsivoglia ente ecclesiastico proprietario di un bene destinato al culto, pur rimanendone proprietario sotto un profilo civilistico, canonicamente sarebbe invece ridotto allo stato di mero amministratori di tali beni per conto della Santa Sede, gestori che, in caso di comportamenti contrari alle volontà pontificie, non solo incorrerebbero in pene canoniche ferendæ sententiæ fino alla scomunica, ma sarebbero, evidentemente, anche rimossi dalle cariche apicali ricoperte con ciò perdendo la relativa potestà di contrarre a nome dell’ente stesso.
Tutto ciò comportando il motu proprio papale del 20 di febbraio di fatto ”l’esproprio” di fatto del bene ex nunc – ma in realtà forse addirittura ex tunc – da parte della Santa Sede, in caso di un utilizzo dello stesso incompatibile con le finalità originariamente previste dal donatore e gradite al Santo Padre.
Ed è proprio per questo, per l’esercizio di queste importanti, esiziali e sacre prerogative che la famiglia di Clelia ha deciso di costituire un apposito ente con sede nel Pio Lascito con funzioni vero proprio indirizzo e di controllo della compatibilità se ciò che avviene in quelle mura nel nome intemerato di Clelia si effettivamente rispetto del suo insegnamento e del suo esempio.
Fervore religioso e vocazione filantropica che Clelia poté coltivare ed accrescere in famiglia laddove ricevette un’educazione religiosissima tutta ispirata alla vita del parente Natolo LOMBARDO vescovo di Bovino, chierico che visse in concetto di santità ed al quale l’abate Ferdinando UGHELLI attribuisce l’intercessione per un avvenuto miracolo.
Esempio di vita che la indusse per tutta la sua esistenza terrena a praticare le Virtù compiendo il Bene con fermezza, continuità e senza esitazioni, annunciando il Vangelo e morendo in fama di Santità, tale già venendo reputata in vita dai suoi contemporanei e da chi oggi ha depositato presso la Curia Arcivescovile competente il libello introduttivo la causa di beatificazione di Clelia a favore di cui è altresì pendente alla Commissione Consultiva di Toponomastica una richiesta per l’intitolazione di un’area di circolazione per incidere nella città nella quale tanto bene fece un ricordo indelebile della sua presenza.
(*) – Questo articolo pubblicato sulla Consul Press in data 19.05.24 (e temporaneamente rimosso il I° / 08) viene oggi ripristinato in data 15 Agosto 2024, in coincidenza con l’epicentro delle Feriae Augusti.
La nostra Redazione – dopo aver internamente concordato una temporanea “rimozione cautelativa” per tutelarsi da una specifica diffida proveniente da una “Parte Interlocutrice” – riusciva poi, in tempi brevi, a risolvere tale situazione. Ciò, contattando personalmente sia lo stesso autore dell’articolo (da tempo nostro stimato e gradito Collaboratore), sia l’altra “Parte Interlocutrice” e a mediare una soluzione condivisibile, senza alterare i contenuti e lo spirito di un articolo che consideriamo veramente molto apprezzabile.
Clelia Lombardo di Gambatesa, Marulli di San Cesareo, UNIEDA