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Aborto e Suicidio assistito

Dalla  CullA  alla  TombA

_____________di ALESSANDRO P. BENINI  (*1) 

Con la logica del profitto ad ogni costo, con la supremazia del mercato su quel che resta della dignità dell’uomo, la tendenza ad eliminare le “scorie”, come dire l’annullamento sistematico di coloro, che per un insieme di motivi, sono collocati ai margini, intralciano, e non producono, non raggiungono un traguardo economico stabilito dal mondo neoliberista, si fa ancora più evidente. Le recenti vicende, tragiche e complesse, che hanno spinto fuori dai nostri confini cittadini stravolti nella loro essenza di persone di malattie giunte a livello di non ritorno, a cercare la soluzione ad un’agonia permanente nel “suicidio assistito”. Oltre alla pietà e comprensione per tali sofferenze, hanno destato una rinnovata campagna a favore dell’eutanasia. Da più parti si richiede una legge ad hoc, che pone gravi problemi di coscienza e che, tuttavia, non frena, anche su questo delicato argomento , i seguaci di quelle teorie di morte oggi così prepotentemente all’assalto della vita e del diritto.

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Sulla stessa direttrice, anche se in campo diverso, si è accesa una polemica intorno alla “mancata” applicazione della Legge 194, quella che dal 1978 permette alle donne, e solo alle donne, la possibilità e la decisione di abortire. Si denuncia, ormai quotidianamente, la difficoltà per molte di procedere all’interruzione di maternità, non trovando, negli ospedali, medici che non siano obiettori: il recente caso dell’Ospedale San Camillo di Roma, ha posto in evidenza l’alta percentuale, il 90% dei medici non disponibili alla pratica dell’aborto. Senza entrare in merito alle manchevolezze di queste norme, una nuova proposta attinente, non solo a questo problema, è stata presentata alla Commissione Parlamentare che, per un insieme di motivi, assume un doppio valore, civile ed etico: autori della proposta sono i deputati di DEMOCRAZIA SOLIDALE, Gianluigi Gigli e Mario Sberna, i quali si prefiggono, con il loro testo, di permettere, a certe condizioni, la possibilità di adottare il concepito, fornendo, in questo senso, un nuovo elemento capace di tutelare la maternità e prevenire le pratiche abortive. (*2)

In effetti, nella maggioranza dei casi, le donne che optano per l’aborto non decidono per i motivi come indicato dalla Legge 194, di salute fisica e psichica o per malformazioni del nascituro, ma per cause propriamente economiche e sociali. Le cause economiche sono poi quelle che attanagliano tanta parte della nostra popolazione, vittima di dissennate politiche governative ed europee, che hanno contrassegnato questo primo quarto di secolo, dove la povertà è cresciuta dismisura prima lambendo i ceti medi, tradizionalmente motore di sviluppo sociale, e poi annullandoli sull’altare del libero mercato del capitalismo selvaggio e di un nuovo distruttivo paganesimo.

Per questo, senza dimenticare la quasi scomparsa di strutture idonee a sostegno delle famiglie, specie quelle più giovani, il mettere al mondo figli rappresenta un problema, non solo per i costi che un bambino porta con sé fin dalla nascita, anche per tutto quello che comporta in termini di riduzione di libertà.

Nella società attuale, dove l’edonismo, congiunto al mito del successo rendono complesse e difficili tutte quelle mansioni inerenti le cure della famiglia, a partire dall’educazione degli adolescenti, è, per i tanti coinvolti in questo marasma, valido motivo per rinunciare alla procreazione. Questa dilagante “cultura” dell’annientamento di coloro che non sono in corsa, che stentano la vita, che non producono sta mietendo molte più vittime del previsto. Il feto, che, secondo il nostro diritto è soggetto di successione, come può non essere soggetto della propria esistenza, in base a quale logica, se può ereditare non può essere tutelato da una morte decisa dalla madre, senza alcun consenso del padre? La proposta di legge relativa alla adottabilità del concepito, che, il Tribunale dei minori dovrebbe disporre con rito abbreviato, va incontro ad alcuni vuoti della 194. Il Tribunale, inoltre, dovrebbe avere la facoltà di scegliere nell’elenco delle famiglie disponibili all’adozione, salvaguardando, nel contempo, la riservatezza della puerpera che dovesse effettuare questa opzione .

In un paese come il nostro, nel 2016, secondo gli ultimi dati ISTAT, le morti hanno superato le nascite di ben 650.000 unità, dove la crisi demografica è in costante crescita, le uniche a partorire più figli sono le immigrate, le speranze di salvaguardare identità e tradizione, concetti niente affatto fuori luogo e fuori tempo, sono estremamente limitate: saranno sufficienti altri 15/20 anni di questa progressiva resa, per trasformare la Penisola in un paese afro-mediorientale. Sono 200.000 le interruzioni di maternità, senza contare quelle clandestine, verificatesi in due anni. 200.000 cittadini in meno, mentre tante sono le famiglie in lista per accogliere nuovo figli. Una piccola speranza di crescita, dunque, ancora può sussistere.

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(*1) “Dalla  CULLA  alla  TOMBA” – intervento a firma di ALESSANDRO BENINI – è stato già pubblicato anche su “IL BORGHESE”, periodico mensile diretto da CLAUDIO TEDESCHI

(*2) La proposta di legge per l’adozione di una creatura concepita è tesa solo a garanzia di una “futura vita” e – concettualmente – ben diversa e distante da presumibili assimilazioni a diffuse consumistiche tendenze oggi riscontrabili sotto il “brand dell’utero in affitto”.  Questa proposta legislativa sembrerebbe essere molto apprezzata, per le sue valenze etiche e condivisibili, da ALESSANDRO MELUZZI, noto docente, psichiatra, criminologo, divenuto recentemente anche Primate della Chiesa Ortodossa autocefala d’Italia.  A me, anche a costo di apparire ripetitivo, piace sottolineare come questa Testata si sia da tempo schierata – senza “se” e senza “ma” – a fianco delle posizione espresse in un importante Convegno organizzato in Roma nel marzo 2015 da “L’INTELLETTUALE DISSIDENTE” sul tema “L’ERA DEL POST UMANO”, con la partecipazione di vari qualificati esponenti quali  Voci fuori dal Coro,  rappresentate da PAOLO BECCHI, ALAIN DE BENOIST, GIUSEPPINA BARCELLONA, ERICH ZEMMOUR, DIEGO FUSARO e TIZIANA CIPRINI.  (G.M.)              

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Foto autore articolo

Alessandro P. Benini

Esperto di Finanza e di Storia dell’Economia.
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