Affari Golosi
Da Caffarel a Grom e Eataly, quando l’eccellenza piemontese fa gola
La tavola del Piemonte scatena gli appetiti dei grandi investitori o di fondi, negli ultimi anni tante storiche aziende sono passate di mano.
In principio fu Caffarel: dal 1998 l’inventore del simbolo del gianduiotto made in Piemonte, il gianduiotto, è in pancia al gruppo svizzero Lindt & Sprungl; poi il carrello della spesa con i prodotti del territorio si è fatto più largo. Dentro ci sono finiti i formaggi delle Fattorie Osella (Mondelez), la birra Menabrea (Forst), l’acqua Lurisia (Coca Cola), i gelati di Grom (Unilever), lo spumante dei Fratelli Gancia (Russian Standard Corp), i cioccolatini Pernigotti (ora JP Morgan) e anche un pezzo, seppur di minoranza, del Caffè Vergnano (Coca Cola); da ultimo, è venuto il turno di Eataly, il supermarket degli alti cibi del Piemonte che è stato acquisito al 52% dal fondo del finanziere Andrea Bonomi.
La buona notizia è che la tavola del Piemonte piace agli investitori a caccia di affari golosi (in tutti i sensi), soprattutto alle multinazionali estere pronte a sborsare cifre stellari pur di accaparrarsi eccellenze del territorio: quella cattiva è che a parte la Nutella di Ferrero, che ormai gioca un campionato tutto suo, nella serie maggiore dei big dell’industria, quella sopra i 10 miliardi di ricavo, e il gruppo Lavazza, altro gruppo “player” di caratura internazionale, i produttori del Piemonte sono spesso prede di appetiti esteri o di fondi ma, a loro volta, quasi mai predatori; con il rischio che la corsa nel mondo dei marchi regionali si scontri con le logiche delle multinazionali e dell’alta finanza, com’è successo al Caffè Hag che qualche anno fa ha delocalizzato all’estero la produzione che prima era a Chieri, comune alle porte di Torino, o il caso degli esuberi in Caffarel, la girandola di proprietà e lo spettro del fallimento di Pernigotti.
La filiera dell’agroalimentare in Piemonte è un grande business che vale più di 7 miliardi di euro di esportazioni ogni anno, composta da tantissime imprese, forse troppe, circa 58 mila: è la quarta regione in Italia per impatto economico di prodotti a denominazione, 23 di cibo e 53 di vino, per cui non tutte le cessioni societarie possono considerarsi vendite; p.es. il gruppo Menabrea, produttore dell’omonima birra, è rimasto a conduzione familiare e legato a filo doppio con Biella, la città dove si produce la nota bevanda alcolica. Trent’anni fa lo storico birrificio è diventato un’azienda del gruppo Forst e, se all’epoca il fatturato era di 10 milioni di lire, oggi è arrivato a 40 milioni di euro: anche i dipendenti sono aumentati, passando da 10 dipendenti a 60, ed il marchio è arrivato a competere con Peroni ed Heineken. Se la “scelta” di questo marchio è stata “realistica”, dovuta principalmente agli alti costi dell’energia, all’alto costo del lavoro, alle difficoltà nell’entrare nella distribuzione all’estero, le imprese del settore escludendo quelle del vino, esportano in media il 10-20 % del fatturato: faticano a superare i confini nazionali e spesso hanno bisogno di partner industriali; un’eccezione in questo senso è costituita dal gruppo Fiorentini Alimentari, un’azienda da 100 milioni di fatturato, arrivata alla quarta generazione, che ha appena aperto uno stabilimento a Moncalieri.
La capacità di guardare al futuro con lungimiranza e ottimismo, senza avere la paura di fallire, sono alcune delle azioni che possono portare al successo un’azienda: è il caso di questo marchio storico piemontese, che ha una storia lunga oltre cento anni, e che si è distinta nel tempo per la capacità di osare, anticipare le mode e le abitudini alimentari, come pochi altri competitors del settore sono riusciti a fare; la strategia improntata verso il futuro è andata di pari passo con una gestione familiare oculata, che continua ancora oggi.
Un’altra buona notizia per Torino e i torinesi è che presto potranno gustare Minuto di Bauli, che ha aperto un bar-caffetteria a Torino, nella centralissima Via Garibaldi 43, per consumare un’ottima colazione, fare una pausa golosa, consumare uno spuntino veloce o prendere un aperitivo: nel centro storico cittadino un nuovo negozio dedicato al dolce con il profumo di pandoro, che sarà l’ottavo punto vendita nato dall’idea dell’azienda veronese di proporre ai clienti una piccola porzione di pandoro fresco, appena sfornato che potrà essere farcito, a scelta, con crema al pistacchio, cioccolato, crema pasticciera, confettura, zabaione o cioccolato fondente.
Marti Francesca