Afghanistan: ritirarci al più presto
La spedizione italiana in Afghanistan, inviata laggiù senza un piano strategico, senza conseguire il minimo vantaggio politico per l’Italia, senza che ricorressero ragioni di minacce concrete per sventare minacce alla sicurezza nazionale, ma solo per appagare l’ego di vari primi ministri desiderosi di sedersi a tavola alla Casa Bianca, è stata spacciata al popolo italiano per missione di pace, ma ha fatto la guerra ed ha avuto i suoi caduti, feriti, mutilati, con vedove e orfani che si domandano ancor oggi per quale motivo nazionale siano caduti i loro cari.
L’onore dovuto a quei nostri soldati sacrificati reclamerebbe una decisa presa di posizione dell’attuale Governo del cambiamento perché venga spiegato come mai gli Stati Uniti abbiano deciso autonomamente, senza coinvolgerci, né politicamente né sul terreno, senza associare all’operazione la Nato, di intavolare un negoziato segreto con il nemico. Già da solo questo atteggiamento merita una definizione diplomatica di inaffidabilità che il popolo chiamerebbe invece tradimento.
L’articolo del generale Fabio Mini, già capo di stato maggiore della Nato e comandante della forza di intervento in Kossovo, pubblicato sul Fatto Quotidiano del 2 febbraio, è un’analisi perfetta della demenziale politica estera e militare degli Stati Uniti che dalla Corea in poi non ne hanno azzeccata una.
Abituati a comandare hanno sempre trascinato, direi meglio forzato, nelle loro scelte sbagliate gli alleati più propensi, come noi, ad ubbidire, senza mai mettere davanti l’onore e l’interesse nazionale.
Il 1 febbraio è andata in onda nel programma 8 e mezzo della sette, un’aggressione velenosa contro la ministra Trenta da parte della Gruber che l’ha accusata di aver ordinato la messa a punto di un piano di ritiro dall’Afghanistan senza aver prima informato il Ministro degli esteri Moavero e il Segretario generale della Nato. Ritiro che, secondo la Gruber, preluderebbe a regalare il paese ai Talebani.
Nessuno dei giornalisti presenti ha osato replicare che per noi non avrebbe alcun senso rimanere lì a farci massacrare anche dopo che se ne siano andati gli americani senza le strutture logistiche, la copertura aerea e tutte le attrezzature tecnologiche e di armamento.
La Gruber non ha voluto ammettere che le forze alleate in 18 anni non hanno conseguito alcun risultato militare o politico; che la Nato è una pura finzione al servizio di Washington; che altri paesi vista la situazione sul terreno senza sbocchi se ne sono andati da un pezzo come l’Olanda; che la corruzione e il commercio di droga sono aumentati; che i Talebani non rappresentano affatto un pericolo di terrorismo contro l’Occidente; che l’Afghanistan non era per niente il covo dei terroristi tanto è vero che nell’attacco alle torri gemelle nessuno dei kamikaze era afghano; che tutti i militari stranieri là presenti sono considerati dagli afghani come occupanti; che abbiamo speso in Afghanistan un’incredibile montagna di denaro; che il nostro sacrificio non è stato ripagato in termini di concreta solidarietà politica in tanti altri settori in cui sarebbe stato doveroso (questione dei nostri fucilieri di marina imbarcati su un mercantile in funzione antipirateria inquisiti per omicidio dei due pescatori in India, tipo l’assassinio di Regeni da parte dei servizi egiziani, tipo la riorganizzazione della Libia dopo il disastro anti Gheddafi, tipo la difesa dei confini europei dall’immigrazione ecc.).
Accertato che gli Stati Uniti sono venuti meno alla lealtà dovuta verso gli alleati e verso la Nato non solo per i negoziati diretti con i Talebani ma perché il loro Presidente ha annunciato al mondo il ritiro, sarebbe quanto mai doveroso per i nostri illuminati governanti del passato, partecipanti attivi alla guerra persa Berlusconi, Prodi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, supportati solo dai loro gazzettieri, ammettere le proprie responsabilità.
Gli oltre 1000 parlamentari che nel tempo hanno dormito sonni tranquilli, arrivando persino a certificare che Ruby fosse la nipote di Mubarak, invece di discettare a sproposito nei vari talk show dovrebbero chiedere scusa alle famiglie dei caduti. I partiti che in questi anni hanno sostenuto i governi (Forza Italia, PD, Lega, Fratelli d’Italia) dovrebbero tirare fuori un briciolo di orgoglio.
Torquato CARDILLI