All’OSTERIA dell’ANPI, solo squallida cucina di becero antifascismo
Mangiare e sputare nel piatto di Mussolini e del Fascismo
di FRANCO D’EMILIO
Sono, ormai, ottant’anni che Mussolini ed il Fascismo costituiscono il piatto ristorativo di un antifascismo, sempre più pretestuoso e inconsistente. Sono, infatti, questi gli anni trascorsi dalla scomparsa di Benito e con lui della fine della cosiddetta “Era Fascista“: catturato, ucciso, persino appeso a testa in giù nel pubblico vergognoso ludibrio milanese di Piazzale Loreto, quasi l’esposizione ad una folla testimone fosse la necessaria conferma ufficiale della fine del regime e del suo capo.
Sono, dunque, ottant’anni che molti continuano, però, a mangiare ancora nel piatto di Mussolini e del Fascismo, in pratica gli stessi che pure ci sputano dentro.
Sono ottant’anni che ci mangia e ci sputa, innanzitutto, la “Sinistra Antifascista“, supportata da tanta sua arrogante intellighenzia, dedita alla pratica politica allarmistica, assai onanistica, periodicamente aggiornata di un incombente pericolo fascista, in agguato dietro l’angolo.
Insomma, seghe mentali del bieco antifascismo che, quando in difficoltà, spalle al muro per il suo fallimento, ora tristemente sconfitta sotto un governo di centrodestra a guida di eredi del postfascismo, allora blatera, farneticando di un ritorno al Fascismo, e si aggrappa al relitto della Resistenza, da tempo naufragata sugli scogli infidi, pure scandalosi della Prima e Seconda Repubblica.
È l’antifascismo parolaio, anacronistico e beffardo che continuamente rispolvera e agita il fantasma in camicia in nera, ma contemporaneamente mangia nel suo piatto e, ingrato, ci sputa pure dentro: proprio senza vergogna!
Sono ottant’anni che, lo ripeto, Mussolini e il Fascismo sono il piatto rifocillante, ricostituente di una sinistra antifascista, sempre più anemica, non fosse altro per la riduzione crescente dei suoi globuli rossi elettorali, vettori dell’ossigeno del consenso. Sono ottant’anni dalla fine dell’Italia in camicia nera che tutto l’antifascismo, compreso quello cattolico e quello laico-liberale, manipola cittadini e coscienze, persuaso di abbindolare all’idea che egli soltanto sia sinonimo di tolleranza e uguaglianza, solidarietà e accoglienza, giustizia e democrazia contro l’intollerante e diseguale, egoista e inospitale, ingiusto e autoritario rischio fascista.
Per fortuna, è stato smentito dalla storia, recente e passata, e, tanto pateticamente, si rivela adesso riottoso ad accettare l’odierna, amara verità di essere stato sconfitto ad opera di un ampio consenso a favore della destra.
Non meno penosa è, poi, anche certa destra, politicamente moderata e bottegaia, che pure mangia e sputa nel piatto di Mussolini e del Fascismo, dopo averne piluccato gli avanzi lasciati dall’antifascismo doc: un po’ il caso di Predappio, Paese natale di Benito, dove tanta gente campa economicamente della memoria fascista, ma dove un’incerta giunta di centrodestra scimmiotta e diventa complice della sinistra antifascista con inverosimili celebrazioni della Resistenza a mezzo di una “partita a bocce antifascista“ o l’elevazione agli altari resistenziali di un locale, falso martire partigiano.
Quasi dalla padella nella brace del ridicolo!
Infine, cosa mai sarebbero tanta televisione, tanto cinema, tanta editoria se non avessero la possibilità di mangiare e sputare nel piatto di Mussolini e del Fascismo? Non ci sarebbero scrittori di facile successo “cazzuto o cazzullo” o altri languirebbero ignorati o “scurati“; non ci sarebbe nessun sedicente storico di facile accatto, incline a narrare il Fascismo pro domo sua, soprattutto delle sue tasche.
Non ci sarebbero fiction TV tanto retoricamente celebrative dell’epico trionfo del bene partigiano sul male assoluto del Duce, del Fascismo e, al tempo stesso, omertose della criminalità antifascista nell’immediato secondo dopoguerra; non ci sarebbero tanti tv talk, il cui misero indice d’ascolto viene solo impennato dall’immancabile rissa sul tema del pericolo fascista, magari per mano di Giorgia Meloni, ora Presidente del Consiglio nel nome di Fratelli d’Italia.
Concordo con Leo Longanesi: “se c’è una cosa che in Italia funziona è l’antifascismo” …ed io aggiungerei “mangiando e sputando tuttora nel piatto del nemico“!
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