Aspettando il 150° Anniversario di Porta Pia
LO STATO PONTIFICIO E IL REGNO D’ITALIA
NEL CONTESTO EUROPEO
PARTE PRIMA
Aspettando il 150° Anniversario dell’Annessione di Roma al Regno d’Italia, si intende ripercorrere, attraverso tre articoli, il succedersi degli eventi, che portarono alla fine dello Stato Pontificio e sollevarono Roma a Capitale d’Italia. In questa Prima Parte si metterà in luce la situazione italiana in relazione al Contesto Europeo. Seguirà una Seconda Parte dedicata ai difficili giorni che seguirono alla sconfitta di Sedan, fino all’inizio delle operazioni militari, dal 2 Settembre al 10 Settembre 1870. La Terza e Ultima Parte affronterà l’assedio, l’assalto e l’Annessione della Città Eterna, che si ricongiungerà finalmente al Regno d’Italia, dall’11 Settembre al 20 Settembre 1870.
Nella calda estate del 1870 tutto il mondo cattolico aveva rivolto l’attenzione alla Città Eterna. A Roma era in corso il Concilio Vaticano I, aperto dal Papa Pio IX l’8 Dicembre 1869, presenti 774 ecclesiastici tra vescovi, cardinali e patriarchi orientali. Il 18 Luglio 1870 veniva stabilito il Dogma dell’Infallibilità del Pontefice in materia di fede. Decisione che causò molti attriti tra i presenti, alcuni cardinali addirittura prima della votazione lasciarono la sala. In un’epoca di grandi trasformazioni e cambiamenti, questo dogma scosse le grandi potenze europee, persino la cattolicissima Austria. Fatto che accentuò ulteriormente l’isolamento di Roma a livello internazionale.
Il 19 Luglio 1870 la Francia dichiarava guerra alla Prussia. La guerra si concluse con la sconfitta di Sedan il 2 Settembre, l’arresto di Napoleone III e subito dopo la Proclamazione della Repubblica Francese. La fine della Grandeur Napoleonica sembrava incoraggiare gli Italiani al grande passo.
Il Re Vittorio Emanuele II, sovrano cattolico, voleva che prima di passare alle armi tutto fosse tentato per una resa pacifica, l’epistolario tra il Re e il Papa è molto chiaro in proposito. Questi grandi uomini investiti da una missione superiore portarono fin in fondo il loro compito.
Nel periodo di circa due mesi, che intercorse tra la dichiarazione di guerra e la sconfitta, si era avviata un’attenta azione diplomatica da parte del Re e del Governo verso il Pontefice, affinché tutto potesse svolgersi senza inutile spargimento di sangue.
Il Governo di Giovanni Lanza, con il sostegno del valido ministro degli Esteri Visconti Venosta e il determinato e deciso ministro delle Finanze Quintino Sella, con la supervisione del Re, agirono in difesa dei Valori Cristiani e dell’Istituto Monarchico. In quel momento infatti si temevano azioni insurrezionali e rivoluzionarie da parte dei mazziniani e dei garibaldini, incoraggiati dalla caduta della Grandeur Francese.
Motivo che portò all’arresto di Giuseppe Mazzini il 13 Agosto 1870 e la messa in sicurezza della sua persona nella Fortezza di Gaeta, in seguito all’insurrezione da lui tentata in Sicilia. Lo stesso Giuseppe Garibaldi fu tenuto sotto stretta sorveglianza a Caprera. L’annessione di Roma doveva avvenire con la massima attenzione, era vista come un’azione puramente conservatrice e protettrice.
CORONAVIRTUS VS CORONAVIRUS
IL TRONO E L’ALTARE. LA DURA PROVA
Il Re Vittorio Emanuele II di Savoia cattolico e tradizionale era salito al trono nel 1849 in seguito all’abdicazione del padre il Re di Sardegna Carlo Alberto, dopo la sconfitta della Prima Guerra d’Indipendenza.
Il giovane Sovrano Vittorio Emanuele II si distinse da subito in quella difficile situazione per fermezza e decisione. Firmò le dure condizioni dell’Armistizio di Vignale e riuscì a mantenere in essere lo Statuto Albertino. Il Re circondato da uomini colti e consapevoli e da un Esercito fortemente motivato, attraverso un’attenta azione diplomatica e militare raggiungeva un obiettivo di primaria importanza.
Infatti, il 17 Marzo 1861 si verificava la storica e tanto attesa Proclamazione del Regno d’Italia, con Torino Capitale. Si andava così delineando quel processo d’avvicinamento, una vera e propria Marcia Reale, che passando per Firenze Capitale, porterà in fine a Roma Capitale.
Profetiche le parole del grande statista italiano Camillo Benso, conte di Cavour, pronunciate nel discorso al Parlamento del Regno di Sardegna già l’11 ottobre 1860. La nostra stella, o Signori, ve lo dichiaro apertamente, è di fare che la città eterna, sulla quale 25 secoli hanno accumulato ogni genere di gloria, diventi la splendida capitale del Regno italico.
Tanti erano i problemi da affrontare, non solo nei confronti delle potenze europee, tenendo conto delle difficili relazioni con la Santa Sede. Il Papa Pio IX era stato eletto nel 1846, sostenuto principalmente dalla potenza militare della Francia e dell’Austria. Il Re Cattolico Vittorio Emanuele II e il Papa Italiano Pio IX, dal 1848 al 1878 lottarono ciascuno per difendere il proprio ruolo e la propria missione, l’uno a tutela del Patrimonio Petri e l’altro a tutela dell’Unità Nazionale. Il Re moriva il 9 Gennaio 1878, dopo che gli fu tolta la scomunica dal Papa, e il Pontefice moriva il 7 Febbraio dello stesso anno, dopo neanche un mese.
La cattolicità dei Savoia è ben evidente nel Primo Articolo dello Statuto Albertino, esteso a tutto il Regno d’Italia, e in vigore ininterrottamente dal 1848 al 1948, in cui si afferma che la Religione Cattolica è Religione di Stato, tutti gli altri culti sono ammessi nel rispetto della Legge. Non la Francia repubblicana, ormai era in grado di difendere la chiesa, ma una monarchia millenaria, che conta santi, beati e militari accorsi sempre in difesa del mondo cattolico, fin dall’epoca delle Crociate. Ricordiamo il principe Eugenio di Savoia, il Nobile Cavaliere, che fermò i Turchi alle porte di Vienna in una data storica e attuale, l’11 Settembre 1683. Inoltre, custode nei secoli della Sacra Sindone. Motivi più che sufficienti per sostenere in quel preciso momento storico, dopo Sedan, l’Italia e Casa Savoia. Significative le parole del Ministro degli Esteri Visconti Venosta in una nota circolare del 18 Ottobre 1870, dopo il Plebiscito, rivolta al mondo cattolico.
L’Italia va a Roma e vi trova uno dei maggiori problemi dei tempi moderni.
Si tratta di armonizzare fra di loro il sentimento religioso e quello nazionale.
Problema ancora oggi estremamente Attuale
Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro