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Asteroidi che precipitano sulla Terra

La fine dei dinosauri è un evento molto noto nella storia della Terra e si è verificato circa 65 milioni di anni fa. Questo evento, chiamato estinzione di massa del Cretaceo-Paleogene, ha portato all’estinzione di circa il 75% di tutte le specie presenti sulla Terra, inclusi i dinosauri non aviari. L’ipotesi più accettata riguardo alla causa dell’estinzione dei dinosauri è l’impatto di un asteroide o di un meteorite di grandi dimensioni sulla Terra. Questo impatto, noto come evento di impatto del Chicxulub, avvenne nella zona dell’attuale penisola dello Yucatán, in Messico. L’esplosione generò un’enorme quantità di polveri, gas e detriti che vennero rilasciati nell’atmosfera, causando un significativo raffreddamento globale e una riduzione della luce solare che raggiungeva la superficie terrestre.

Nel 1908 cinquemila chilometri quadrati di foresta nella regione di Tunguska in Siberia sono stati rasi al suolo da un oggetto di una novantina di metri, che si è disintegrato a sei chilometri dalla superficie terrestre liberando un’energia pari a mille bombe atomiche simili a quella di Hiroshima.

Nel 1994 abbiamo avuto per la prima volta l’occasione di osservare ciò che accade quando due corpi celesti entrano in collisione: la cometa Shoemaker-Levy 9 ha colpito Giove, danneggiandone alcune aree più grandi della Terra stessa.

Attualmente c’è allarme per un asteroide di quattrocento metri chiamato Apophis, di 370 metri, che potrebbe passare molto vicino alla Terra nel 2036. La NASA ha stimato che se colpisse il nostro pianeta, rilascerebbe un’energia centomila volte maggiore rispetto a quella della bomba su Hiroshima. Interesserebbe migliaia di chilometri quadrati, ma l’intera Terra subirebbe ripercussioni a causa della polvere dispersa nell’atmosfera.

Ci sono due tipi di oggetti che potrebbero causare problemi alla Terra: le comete e gli asteroidi. Le prime, sono ammassi di ghiaccio e polvere rimasti dopo la formazione dei pianeti e che, normalmente restano ai margini del Sistema solare, ma possono essere deviati dalla gravità del Sole ed entrare nell’orbita dei pianeti. Gli asteroidi sono blocchi solidi di roccia appartenenti, a quanto si ritiene, a un pianeta mai formatosi tra Marte e Giove. Quelli noti superano il milione e ogni centomila anni uno di dimensioni inferiori al chilometro colpisce il nostro pianeta. Quelli più grandi di sei chilometri, in grado di causare un’estinzione di massa, colpiscono la Terra ogni cento milioni di anni. La NASA e l’ESA seguono con continuità più di 900 oggetti vicini in orbita bassa Low Heart Orbit (LEO).

La Terra è costantemente bombardata dai detriti cosmici a una velocità di più di 16 km/s. Circa cento tonnellate di detriti la colpiscono ogni giorno, gran parte dei quali bruciano nell’atmosfera con ben poche conseguenze al di là dell’effetto pirotecnico. Alcuni invece arrivano sulla superficie: sono piccoli sassi, i cosiddetti meteoriti, e in genere vanno a incrementare le collezioni del Natural History Museum di Londra o del Vaticano. Molti di tali detriti sono tuttavia costituiti dallo space debris cioè oggetti artificiali che si trovano in orbita intorno alla Terra e che non hanno più una funzione operativa. Questi oggetti includono satelliti dismessi, stadi di razzi, frammenti di satelliti o razzi distrutti o danneggiati, parti di veicoli spaziali e altri manufatti creati dall’attività umana nello spazio.

In base a un rapporto della NASA del 2003 sui potenziali impatti di asteroidi, qualsiasi oggetto con un diametro massimo di centocinquanta metri si disintegrerebbe nell’atmosfera anziché precipitare sulla Terra formando un cratere, un po’ come è avvenuto a Tunguska nel 1908. In tal caso l’area interessata verrebbe tempestata dai detriti. In caso di asteroidi più grandi, un pezzo di considerevoli dimensioni colpirebbe la superficie terrestre. Se finisse nell’oceano, genererebbe tsunami giganteschi che inonderebbero le città costiere delle Americhe, dell’Europa e dell’Africa. Al momento dell’impatto con il terreno, l’asteroide scaglierebbe una quantità impressionante di polvere nell’atmosfera. Se l’impatto fosse abbastanza potente, la polvere raggiungerebbe la stratosfera. Le particelle si diffonderebbero attorno alla Terra in seguito ai normali eventi meteorologici e vi rimarrebbero per un certo tempo, impedendo alla luce solare di raggiungere la superficie, con conseguente morte delle piante e degli animali che si cibano di esse.

L’Agenzia spaziale europea ha già in programma di condurre esperimenti per deviare gli asteroidi ed è in corso di studio la definizione di nuove idee e di possibili prove sperimentali. Piet Hut, dell’Institute for Advanced Study di Princeton, è favorevole alla soluzione del rimorchiatore, in grado di agganciare l’asteroide e di allontanarlo dall’orbita della Terra. In base alla previsioni dell’orbita, il motore ionico andrebbe posizionato una decina d’anni prima del potenziale impatto in modo da compensare la bassa spinta con il prolungato utilizzo del sistema di deviazione dall’orbita. In questo caso per fermare un asteroide ci vorrebbero dunque decenni di studi, affinché minuscole deviazioni possano avere l’effetto di allontanarlo dalla Terra.

Statisticamente sappiamo che ogni diecimila anni un oggetto di novanta metri cade sul nostro pianeta generando un’esplosione da cento megatoni, maggiore di quella della bomba H più potente mai sperimentata. Ogni centomila anni un oggetto di novecento metri lo colpisce con la forza di dieci milioni di bombe atomiche simili a quella di Hiroshima. In sintesi, e con una scala di pericolosità crescente, la situazione può essere così riassunta. Molti degli oggetti più piccoli si disintegrano quando raggiungono l’atmosfera e non hanno alcun effetto. Ogni centomila anni circa un asteroide più grande di un chilometro colpisce la Terra; ogni cento milioni ne cade uno più grande di sei chilometri, in grado di causare un’estinzione di massa.

Nicola Sparvieri

Foto © Galileo

Asteroidi, Deviazioni orbitali di asteroidi, Impatto sulla Terra