È vero, i volti che ci propongono per la guida d’Italia non sono proprio il massimo della competenza ed, in alcuni casi, sono addirittura gli artefici dell’attuale disastro nazionale. L’onestà proclamata non è stata una priorità per quel sottobosco politico che ha prosperato all’ombra di un potere, comunque debole, che ha permesso più volente che nolente il dilagare di una corruzione, che, in cifre vale di più di due-tre finanziarie messe insieme, ma il dilettantismo che contraddistingue il Movimento 5-Stelle, che, nei sondaggi, ha raggiunto il traguardo di primo partito.
Anche Israele, dopo decenni di favorevole accoglienza dell’immigrazione da numerose regioni del mondo, si è visto costretto, per il sensibile aumento della criminalità, a trovare un accordo con Uganda e Ruanda, trasferendo nei due paesi africani, almeno quarantamila immigrati dei tanti che affollano il territorio israeliano. Una decisione, questa di Netanhiau, che ha saputo risolvere quelle problematiche dell’immigrazione, magari solo in parte, accantonando le polemiche, le ipocrisie, nonché i trattati internazionali che dovrebbero imporre l’aiuto umanitario, peraltro disatteso, a differenza di quanto avviene nel nostro Paese.
Le sanzioni occidentali inflitte alla Federazione Russa, come tutte le iniziative sanzionatorie non producono alcun effetto diretto o indiretto sulla soluzione che s’intende raggiungere. Una verità, questa, che il Vice presidente della Commissione Affari Interni della Duma di Stato Mikhail Startshinov ed il politologo Oleg Bordarenko, hanno sostenuto nel corso del convegno svoltosi presso la sede romana del Parlamento Europeo
La soluzione, infatti, della crisi ucraina non passa per le politiche di “embargo”, ma trova l’unica opportunità in una convinta azione delle diplomazie europee che dovrebbe essere incentrata sulla volontà di disinnescare quell’ordigno rappresentato dalla situazione ucraina. L’Italia ha tutto l’interesse a farsi promotrice, in seno all’Unione ed al Consiglio d’Europa, di un progetto pilota, basato su quel realismo in politica internazionale oggi ineludibile, per giungere alla sospensione di sanzioni, che, al nostro Paese costano circa quattordici miliardi di euro di perdite annue sull’export, come ha voluto sottolineare, nel suo intervento, l’On. Deborah Bergamini, Vicepresidente PPE al Consiglio d’Europa.
Lo scopo del convegno, nel corso del quale sono intervenuti il Vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, Lucio Malan, membro della Commissione Esteri del Senato, è proprio quello di edificare un ponte fra i Paesi dell’Unione e la Federazione Russa, mettendo in risalto la comune identità di vedute come l’europarlamentare Fabrizio Bertot, ha più volte, anche attraverso la Fondazione Ki-An, posto al centro dei comuni interessi.
Infatti non si può sottacere come, nell’attuale contingenza economica, è proprio l’Italia a subire il contraccolpo di sanzioni che vanno ad incidere su quel mercato agroalimentare, principale vettore di tutto il nostro export verso la Russia.
Non esistono più scuola, parrocchie, sezioni di partito: la famiglia, quella tradizionale, già minata da tante problematiche, è rimasta sola. Una solitudine che circonda, pur nell’eccessiva protezione per i figli adolescenti, tutti i membri del primo nucleo sociale, forse il più importante; non si trovano appoggi formativi nelle storiche organizzazioni di comunità, come gli oratori, gli istituti d’istruzione, e, nel loro insieme, nelle stesse formazioni politiche giovanili. Per queste ultime va sottolineato come solo il 14% dei giovani, anche quelli prossimi all’età adulta, nutre qualche interesse per la politica, quando, guardando indietro negli anni, la dialettica e anche la contrapposizione ideologica, erano il pane quotidiano per la quasi totalità di una generazione protesa, tra mille contraddizioni, a guardare al futuro: ma esistono ancora le ideologie o sono scomparse con l’inizio del nuovo millennio? In realtà a finire nel ripostiglio delle cose vecchie, nelle cassapanche degli oggetti in disuso sono proprio le ideologie dogmatiche, una per tutte quella marxista.
L’eurodeputato Fabrizio Bertot ha riaffermato, alla vigilia dell’incontro con gli alti esponenti della Duma russa, in un colloquio con i redattori della Consulpress, l’importanza del rapporto tra Federazione Russa ed Unione Europea, che, pur con diverse, positive sfumature, ha subito una battuta d’arresto: l’applicazione di numerose misure restrittive alle esportazioni ha, a sua volta, prodotto delle contro-sanzioni, che, alla luce delle attuali difficoltà economiche europee, ed in particolare dell’Italia, rappresentano non solo un danno di notevole entità, ma vanno ad incidere negativamente sullo storico legame fra Europa e Russia.
L’On. Bertot ha voluto sottolineare, oltre all’importanza commerciale del rapporto, anche la comune cultura che lega l’Italia alla Federazione Russa, legame nato da un millenario scambio artistico, scientifico ed etico, che non può essere interrotto da mere posizioni ideologiche.
Con le prossime elezioni politiche, che si svolgeranno nei due Paesi in primavera, Fabrizio Bertot auspica una piena ripresa di tutte le relazioni, foriere di un diffuso benessere del comune continente d’appartenenza.
Una nuova legge per fermare la Fabbrica degli Angeli
Occorre fare una più approfondita riflessione sulle tante ferite inferte dal movimento del ’68, un anno divenuto, nella memoria dei più, pietra miliare per quel cambiamento avvenuto nel mondo universitario e del lavoro, ma, in particolare nella concezione della società italiana, che da quel momento, è andata velocemente nella direzione di un radicale capovolgimento di valori, progetti ed obiettivi, a detta degli innovatori, divenuti obsoleti.