Autore: Alessandro P. Benini
Per le edizioni “Idrovolante”,
Bentornato….. Varietà
AL TEATRO MANZONI …. “NON CI POSSO CREDERE”
Antonello Costa si merita un lungo e sonoro applauso: dopo anni di oblio lo spettacolo “leggero”, quello fatto di gags, ballerine, lustrini ed ironia è tornato a rivivere sul palcoscenico del Teatro Manzoni. “ NON CI POSSO CREDERE”, in scena fino al 14 maggio ha riproposto un genere teatrale, adir poco snobbato, magari a favore di drammi intimistici o di inconsistenti monologhi. Il Teatro, come noto, è la rappresentazione della vita in tutte le sue varianti, che sono di volta in volta, piacevoli o drammatiche, nel caso del Varietà in scena al Manzoni, ritroviamo, invece, le battute salaci, le freddure, il balletto ed il ricordo, magistralmente rianimato, dei grandi nomi del Varietà, da Ettore Petrolini a Chaplin, da Totò a Rascel.
Due ore e più di allegria, che in questi tempi non guasta
Alessandro P. BENINI
Al Manzoni: “la notte della Tosca”
Al TEATRO MANZONI,
UNA COMMEDIA PER RIFLETTERE
Con dispiacere siamo giunti al termine delle repliche de “La Notte della Tosca”, una pièce che ha fatto onore al Teatro Manzoni. Dispiacere perché, quando un testo teatrale non disgiunto dalla capacità interpretativa suscita autentica commozione, battute dove l’ilarità va, a tratti, ad addolcire un dramma che è sociale e generazionale, varrebbe la pena di riproporlo, sullo stesso palcoscenico, magari in un’altra stagione.
Dopo 20 anni …. “I conti con Craxi”
DIALOGANDO CON CRAXI
Questo commento di Alessandro Benini fa seguito al simposio svoltosi presso l’Istituto Luigi Sturzo in Roma, per la presentazione del libro di Paola Sacchi innanzi ad un qualificato auditorium Giovedì 23 Marzo, ove Daniele Capezzone, Fabrizio Cicchitto, Fabrizio Rondolini e Stefania Craxi hanno svolto le loro interessanti relazioni – brillantemente coordinate da Paola Severini Melograni. (vds. precedente nota “Craxi …. circa un ventennio dopo” pubblicata sul nostro web domenica 19 marzo)
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Nell’ introduzione al suo libro “I CONTI CON CRAXI”, Paola Sacchi scrive:”….. lo stesso sentimento di doloroso imbarazzo come italiana lo riprovo scrivendo di lui e di quei giorni. Perché non si uccidono così gli statisti….”
E’ l’imbarazzo di coloro, tra gli italiani, che oltre le accuse, le calunnie e le condanne piovute sulla testa del leader socialista, hanno chiara la vera figura di Bettino Craxi: un Uomo, anzitutto, che, confinato nell’ esilio tunisino della “collina degli sciacalli e dei serpenti”, non ha mai tralasciato di illustrare, sempre e comunque, il suo pensiero su quanto era accaduto e su quanto l’Italia, giorno dopo giorno, rischiasse l’orlo del baratro.
“Il mio esilio non è né dorato, né argentato, vivo in uno stato di stress….. organizzo le mie giornate lavorando, giacché sono capace solo e soltanto di lavorare”: così si esprimeva Craxi in una delle sue ultime interviste, quando già il suo fisico fortemente provato, stava cedendo alla malattia e la classe politica dominante a consolidare l’ibrida alleanza tra ex comunisti ed ex democristiani di sinistra, negava ogni possibilità, ogni salvacondotto per il rientro in Patria di un ex Premier che – e la storia infine lo dimostrerà – aveva operato nell’arco di quarantenni per la libertà, la dignità ed il progresso del nostro Paese.
Eppure, nel dolore dell’esilio, la lucidità politica di Craxi non venne mai meno; con apprensione Monsieur le President, così come lo chiamavano in terra d’Africa, paventava una posizione di coda dell’Italia, in mano a burocrati obbedienti a quei poteri forti che, inevitabilmente, avrebbero spinto il nostro Paese in una marginale posizione.
Una damnatio memoriae maleficamente orchestrata, che il tempo cancellerà rendendo giustizia ad uno dei nostri, molto pochi, statisti.
Alessandro P. Benini
La Sacra Bellezza di un Fiume
“Sul Tevere. Storie e segreti del Fiume di Roma”
un nuovo libro di Sandro Bari*
Ci voleva la decisione della Regione di stanziare due milioni per l’ordinaria manutenzione delle sponde del Tevere per tirare su il morale, almeno parzialmente, di quei romani, purtroppo pochi, che amano il loro Fiume. Ma, più ancora, la bella coincidenza della presentazione del volume “SUL TEVERE” edizioni Edilazio, ultima fatica del fiumarolo SANDRO BARI, si è aggiunta quale prezioso contributo alle speranze di questa Città.
Tutti i vivi all’assalto!
Molta acqua e molta neve, acqua torrentizia passata sotto i ponti e neve, d’oggi e di ieri, è caduta su quel che resta della memoria: è la memoria del sacrificio di oltre novantamila italiani rimasti sui campi di Russia; c’è soltanto, in quei lontani territori, in pochi casi, qualche piastrina, una gavetta sfondata, qualche misero resto umano a parlare di coloro che sono caduti combattendo una guerra spesso dimenticata e, volutamente, oscurata nella memoria nazionale.