Ci voleva la decisione della Regione di stanziare due milioni per l’ordinaria manutenzione delle sponde del Tevere per tirare su il morale, almeno parzialmente, di quei romani, purtroppo pochi, che amano il loro Fiume. Ma, più ancora, la bella coincidenza della presentazione del volume “SUL TEVERE” edizioni Edilazio, ultima fatica del fiumarolo SANDRO BARI, si è aggiunta quale prezioso contributo alle speranze di questa Città.
Molta acqua e molta neve, acqua torrentizia passata sotto i ponti e neve, d’oggi e di ieri, è caduta su quel che resta della memoria: è la memoria del sacrificio di oltre novantamila italiani rimasti sui campi di Russia; c’è soltanto, in quei lontani territori, in pochi casi, qualche piastrina, una gavetta sfondata, qualche misero resto umano a parlare di coloro che sono caduti combattendo una guerra spesso dimenticata e, volutamente, oscurata nella memoria nazionale.
Entrare all’Anfitrione, piccolo e non tanto “Teatro Romano” del romanissimo quartiere S.Saba, è come aprire, visto il tema, il sipario sul mondo delle scene di un tempo passato. Il tempo del palcoscenico calcato da attori di grande valenza, fatta da lunga gavetta, quotidiana fatica interpretativa e dialogo: un dialogo che si svolgeva fra l’attore, illuminato dal disco di luce del riflettore, e il pubblico, assorto e divertito, silenzioso e commosso, allegro e plaudente.