Riportiamo il videointervento dell’ avv. Roberto di Napoli pubblicato sulla rivista Diritto.it su “I principali danni di carattere patrimoniale e non patrimoniale da abusi bancari“. Sul sito della rivista (oppure cliccando sul seguente link), è possibile scaricare un estratto, relativo al suddetto argomento, dal volume “Anatocismo bancario e vizi nei contratti” di cui è appena uscita la VI edizione.
Riportiamo il video del terso intervento di Roberto Di Napoli riguardante “Il meccanismo determinativo dei tassi soglia: criterio oggettivo o strumento giustificativo dell’usura bancaria?
Qualche anno fa, nel corso di un seminario tecnico-giuridico, un mio amico consulente contabile in materia bancaria disse che la causa di alcuni interrogativi in merito alla verifica dell’usurarietà in materia bancaria fosse, probabilmente, da ricercare nel fatto che la legge, a suo dire, era stata prevista per combattere l’usura criminale in quanto, sosteneva, i danni commessi dal cravattaro non sarebbero paragonabili a quelli commessi dalla banca.
L’ipotesi dell’introduzione di una misura così severa, quale il Daspo, per i commercialisti o consulenti del lavoro che dovessero dichiarare crediti contributivi non conformi al vero, pur non essendo esperto nel settore fiscale o previdenziale, suscita, a mio avviso, non poche perplessità.
La lettura di alcune notizie riportate nelle scorse ore farebbe intendere -se non erro- che la misura verrebbe applicata in caso di “crediti fraudolenti” e, dunque, in ipotesi “dolose”.
Ci è stato segnalato in redazione questo intervento da parte dello stesso autore che, quale specialista di queste tematiche, più volte siamo stati lieti di ospitare sulla nostra Testata. Trattasi dell’avvenuto ottenimento del decreto ingiuntivo da parte di una banca e della seguente revoca dello stesso, da parte del giudice.
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La banca chiede ed ottiene decreto ingiuntivo ma non prova il (contestato) credito con gli estratti conto completi. Ritenuta insufficiente la documentazione prodotta, il giudice revoca il decreto.
Mi è capitato e capita spesso, girando l’Italia, di incontrare imprenditori, lavoratori o cittadini, ognuno, per diversi motivi, protagonista o testimone di vicende paradossali, a volte drammatiche, tristi ma anche incoraggianti e profondamente istruttive. Mi sono sentito arricchito e confortato ogniqualvolta ho riflettuto sulle storie da loro raccontate o quando mi hanno onorato della loro fiducia o amicizia: storie di imprenditori, di persone “vere” e con grandi valori che hanno “creato”, “prodotto”, “costruito”, offerto lavoro, pagato tasse per una vita (o per più vite come nel caso di imprese familiari succedutesi per generazioni) e, poi, magari, in periodi di grandi difficoltà, abbandonati nell’indifferenza (quando non cinismo) dello Stato o storie di lavoratori, a volte, costretti a subire le sorti del datore di lavoro e rimasti, ognuno, a dovere far fronte alle conseguenti difficoltà familiari. Sono rimasto colpito, spesso, nel vedere e ascoltare persone che, pur con sacrifici enormi, hanno saputo superare drammi con dignità, coraggio e pazienza infinita.
I Giardini davanti al Tribunale di Cosenza dedicati a ENZO TORTORA
Auspicabile in ogni città l’intitolazione di strade pubbliche alle “vittime di errori giudiziari”
di Roberto Di Napoli *
Circa dieci anni fa pubblicai, su questo blog, un mio commento dopo avere letto che, a Genova, non senza polemiche, era stata dedicata una galleria ad Enzo Tortora. Aggiungevo che si sarebbe dovuta sensibilizzare ancora di più l’opinione pubblica sui danni che può comportare un errore giudiziario e che, a mio avviso, in ogni città, nelle vicinanze di strade dedicate a magistrati, funzionari o cittadini caduti nell’adempimento dei propri doveri o per ragioni di servizio, sarebbe dovuta essere dedicata una strada anche a quei cittadini morti o che, comunque, hanno patito a causa di gesta non altrettanto eroiche da parte di soggetti che non hanno servito fedelmente la legge.
Saranno le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, a breve, a pronunciarsi sulla questione della rilevanza o meno, nella determinazione del TEG (tasso effettivo globale) e, dunque, ai fini della verifica di usurarietà, delle commissioni di massimo scoperto previste o addebitate nei rapporti di conto corrente[1]. Il problema -di estrema importanza visto che l’inclusione o meno di tale voce di costo nel calcolo del tasso effettivo influisce sul risultato che ne consegue in termini percentuali e, di fatto, quindi, sul superamento o meno del tasso soglia- è stato oggetto, soprattutto nell’ultimo decennio, di due opposti orientamenti giurisprudenziali.
15 dicembre 2017 – Nei giorni scorsi sono stati pubblicati alcuni dati statistici secondo cui 18 milioni di italiani sarebbero a rischio di povertà. Credo che non ci sarebbe stato nemmeno bisogno che una tale “diagnosi” del gravissimo malessere del Paese e, prima ancora, dei suoi cittadini provenisse dall’Istat: è sufficiente avere il minimo funzionamento della “vista” e una normale percezione della “triste realtà”, evidente da anni e, forse, anzi, sempre più drammatica. Sarebbe stata un’analisi ancora più completa se si fosse quantificato e pubblicato il numero dei “suicidi” negli ultimi 5 o 6 anni, il numero degli sfratti eseguiti, di rilasci di abitazioni o di chiusura di aziende. Quali sono le reali cause?