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Autore: Franco D'Emilio

Storico, narratore, una lunga carriera da funzionario tecnico scientifico nell'Amministrazione del Ministero per i beni e le atiività culturali

Festa della Repubblica: io non festeggio!

LXXVI ANNI DOPO IL 2 GIUGNO DEL 1946

_________________Una riflessione di FRANCO D’EMILIO

Domani è la Festa della Repubblica, ricorrenza che io né celebro né onoro più da tempo, tanto le istituzioni repubblicane sono state e sono tuttora tradite o ampiamente disattese in tanti diritti, principi, aspettative, enunciati nella Carta costituzionale. 
Nella mia vita, sempre onesta e corretta, al pari di quella della molteplicità degli italiani, ho solo conosciuto una Repubblica con vertici istituzionali largamente corrotti, collusi con segreti, spesso pericolosi poteri forti, infine continuamente dimentichi del merito e delle capacità reali dei cittadini per favorire, invece, un persistente clientelismo e i sotterranei interessi di tante sospette conventicole.

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A Predappio: O ROMA O MORTE!
Un secolo dalla Marcia

Sicuramente è la prima iniziativa culturale nazionale, celebrativa dell’imminente centenario dalla fatidica Marcia su Roma del 28 ottobre 1922, fra l’altro allestita proprio a Predappio, il paese della Valle del Rabbi, ove ebbe origine gran parte della vicenda umana e politica del Fascismo.
Dal 23 aprile scorso e sino al 6 novembre 2022, dal venerdì alla domenica e in tutti le altre festività, con orario d’apertura 10.30-13.00 e 14.00-19.00 (altre informazioni utili su www.romaomorte.it) sarà, dunque, visitabile in via Roma n. 51 a Predappio la mostra storico-documentaria O ROMA O MORTE!
Un secolo dalla
Marcia, evento che ricostruisce le ragioni, gli antefatti, lo svolgimento di un avvenimento che tanto ha segnato la storia del ‘900 italiano.

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Da Meldola, Forlì, la voce di Bruno Stipcevich
> …….profugo dalmata

UN ABBRACCIO A BRUNO STIPCEVICH 
indomito italiano, profugo dalla perla dalmata di Zara!

________________ di FRANCO D’EMILIO

Alla fine, sul filo dei suoi amari, tragici ricordi l’uomo si è commosso, quasi liberasse tutta l’emozione, suscitata dal ritorno della memoria a quei tempi difficili, tanto incerti per sé e la sua famiglia. I pensieri sono tornati alle sue vicende di giovane, poco più di un ragazzo, ritenuto colpevole della sua italianità, della sua marcata identità linguistica, culturale e religiosa di matrice italiana. 
Da un albero di marasche vicino al cimitero ho visto uccidere a sangue freddo due persone, prima costrette a scavarsi la fossa tra le tombe dello stesso camposanto e vanamente imploranti la pietà dei partigiani slavi assassini. … Ad una visita a mio padre, incarcerato senza motivo, ma italiano, sentii raccontare di altri prigionieri italiani, mani legate dietro la schiena ed un peso al collo, spesso portati con barche in mare aperto e là fatti affogare.

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Di nuovo da Mattarella, con la coda tra le gambe

Se vogliamo che tutto rimanga come è,
bisogna che tutto cambi

UNA SINTESI A CURA DI FRANCO D’EMILIO 

Alla fine, sconfitti e umiliati dalla loro totale incapacità di giungere ad un accordo per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, tutti i partiti, presenti in Parlamento, sono tornati, coda tra le gambe, da Mattarella per chiedergli di accettare la rielezione alla massima carica dello stato.
Il Mattarella bis è stato così la conclusione della farsa grottesca, alla fine una volgare pagliacciata con la quale, per quasi una settimana, tutti i partiti hanno dato uno spettacolo indecoroso del loro ruolo, costituendo un pericoloso vulnus della democrazia parlamentare rappresentativa, cardine fondamentale della nostra repubblica.

D’altronde, nessun accordo per un nuovo volto presidenziale poteva venire da chiacchere vane, perché improvvisate e contradditorie, da proposte dell’ultim’ora, dalla reciproca interposizione di veti, ma soprattutto dalla scarsa cultura politica e dalla insipiente pratica democratica da parte di partiti, alcuni dei quali preoccupati principalmente dell’esercizio e del mantenimento del proprio potere, anche fuori dal rispetto di ogni dignità istituzionale.

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Una gattamorta al Quirinale? Pier Ferdinando Casini Presidente della Repubblica?

LA “GATTAMORTA”, UNA TIPOLOGIA FELINA SEMPRE PRESENTE
NELLO  ZOO DEL PARLAMENTARISMO ITALIANO

di FRANCO D’EMILIO

Nell’imminente corsa al Quirinale per l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica è tornato in campo il nome di Pier Ferdinando Casini, vecchio, ma collaudatissimo arnese della politica italiana, il classico gatto sornione, apparentemente in fusa, sempre pronto, però, a scattare e allungare una decisa zampata sulla preda.
E la Presidenza della Repubblica, si sa, sarebbe davvero per l’immarcescibile e mutevole “Pierferdi”, così l’appellano, al tempo stesso, i suoi amici e nemici, una preda più che appetibile a coronamento di una lunga carriera politica, abilmente costruita sul nulla, ma sorretta da importanti relazioni con chi conta e detiene il potere.

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A Forlì, la “mosca nera” della Chiesa del Castellaccio

La Chiesa di Santa Maria Madre di Dio in Castellaccio
TEMPLUM MARIAE DEIPARAE 

Compresa nella Diocesi di Forlì-Bertinoro, ma per pochi metri già nel territorio della provincia di Ravenna, la sera dello scorso 1° gennaio la Chiesa di S. Maria Madre di Dio in Castellaccio finalmente mi è apparsa nella luminaria di una grande cometa, quasi fosse pure luce salvifica dall’ansia del gran nebbione, in quel momento incombente sulla campagna romagnola. Finalmente!
La chiesa forlivese dei nostalgici della tradizione tridentina, precedente al Concilio Vaticano II: insomma anche a Forlì, a contrasto col candore delle mosche conciliari, la “mosca nera” della Fraternità Sacerdotale San Pio X, fondata nel novembre 1970 dall’arcivescovo cattolico francese Marcel Francois Lefebvre.

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