Ossutamente magro, scarno nel volto spigoloso che richiama la sofferente, ortodossa intransigenza religiosa di un frate domenicano, in questo caso non più “Domini canis” ovvero cane di Dio, ma solo cane del padrone, quel dominus comunista del quale è sempre stato solerte sorvegliante e servitore: questo, in sintesi, Piero Fassino, immarcescibile uomo politico, tutta la vita nel Partito Comunista Italiano e nei suoi trasformistici derivati
Più di duemila anni da quelle fatidiche Idi di marzo sotto i pugnali della congiura e in un disperato: Tu quoque, Brute, fili mi! (Anche tu, Bruto, figlio mio!), Giulio Cesare è di nuovo a far parlare di sé tutta la città di Rimini, proprio laddove nel 49 a.C., rivolto ai propri legionari, adunati nel foro riminese, oggi corrispondente a Piazza Tre Martiri, li animò a marciare alla conquista di Roma contro il senato e Pompeo.