C’è un silenzio assordante che avvolge l’Italia. Un silenzio complice, che rende le scelte politiche recenti un affare di Stato che non si può nominare, non si può criticare. Eppure, il quadro che si delinea dalle azioni dei governi e delle istituzioni italiane sembra chiaro: lo Stato profondo ha deciso per Pechino.
Prepariamoci all’Emergenza in Europa: scopri come con suggerimenti pratici e una lista di rifornimenti essenziali per 72 ore.
Questione di 48 ore fa, è uscito il report UE: “”Rapporto su prontezza civile e militare” da cui si evince la necessità di “prepararsi agli scenari peggiori”. Da qui l’idea dell’articolo che spero possa tornare utile.
Questa volta esco dal mio consueto ambito di competenza, quello legato all’export, al Made in Italy e all’internazionalizzazione. Ma “è arrivato il conto” da pagare per questa Nazione e di fronte alla gravità della situazione non posso esimermi da questo sfogo.
Mercato Americano: Opportunità per le Aziende Italiane. Nel contesto attuale, il mondo del commercio internazionale si trova di fronte a una serie di sfide significative e cambiamenti geopolitici profondi.
Se pensate che il Made in Italy sia solo una questione di cibo prelibato, moda sfavillante e auto di lusso, state sottovalutando una storia che parte da molto lontano. No, non parlo di qualche decennio fa, ma di millenni. Perché il successo planetario dei prodotti italiani non è un fenomeno moderno: è la nuova incarnazione di un’italianità nata con l’Impero Romano e poi affinata dalla Chiesa Cattolica. Sì, avete capito bene: oggi quando comprate un abito sartoriale o un Parmigiano Reggiano, state vivendo l’ecumenismo culturale dei nostri antenati! Di qui il titolo: Made in Italy: L’Italianità Ecumenica.
“Dovremmo badare a non fare dell’intelletto il nostro Dio. Esso ha dei muscoli potenti ma nessuna personalità. Non può guidare: non può che servire e non è esigente nella scelta di una guida. Questa caratteristica si riflette nei suoi sacerdoti, negli intellettuali. Ha una vista acuta quanto ai metodi e agli strumenti ma è cieco quanto ai fini e ai valori. Non c’è da meravigliarsi che questa cecità fatale sia passata dai vecchi ai giovani ed oggi affligga una intera generazione. Il progresso tecnologico non ha aumentato il benessere e la sicurezza dell’umanità. Perfezione dei mezzi e confusione dei fini sembrano caratteristici del nostro tempo.. La sottile ricerca e l’attento lavoro scientifico hanno spesso avuto tragiche conseguenze per l’umanità, poiché hanno sì prodotto, da un lato, invenzioni che hanno alleviato la sua fatica, ma hanno introdotto una grave inquietudine nella sua vita, lo hanno reso schiavo del suo mondo tecnologico e, cosa più catastrofica ancora, hanno creato i mezzi della sua stessa distruzione di massa. In verità una tragedia spaventosa” –
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Il Coronavirus è diventato una tragedia per l’umanità più per come è stato gestito che per altro. Gestione che ha determinato la più grave crisi economica dal dopoguerra secondo alcuni ma che per altri raggiungerà e supererà quella del 1929. Uno shock senza precedenti che ha implicazioni di magnitudo globale, non solo a livello sanitario, ma anche sociale, politico, economico e geopolitico. È bene ricordare che l’Italia, dopo la Cina, è stata tra i paesi più colpiti dall’emergenza sanitaria ma soprattutto economica.
Nei diversi contesti del sud del mondo, prima dell’avvento del colonialismo, esistevano delle civiltà che ne permettevano la sopravvivenza e lo sviluppo.
Uno dei dubbi più insistenti, emerso già al tempo della colonizzazione è quello del “grado di civiltà” il cui concetto pone il problema della questione antropologica dell’esistenza di una o di più civiltà e al connesso problema filosofico dell’assolutezza (affermata anche da Weber quando scrive: “gli ideali supremi che ci muovono nella maniera più potente si sono formati in tutte le età solo nella lotta con altri ideali”) o relatività dei valori (secondo invece P.K. Feyerabend).
Sono pochi coloro che nello scegliere il Paese target per l’export prendono in considerazione la situazione geopolitica che cambia ad una velocità impressionante in Europa e fuori: Libia, Venezuela, Corea del Nord, scontro frontale Stati Uniti e Cina, embargo verso l’Iran, la Russia sono solo alcuni degli esempi di un contesto internazionale che sembra essere sempre più instabile che ha inevitabili ripercussioni sul business (sia questo #export, investimento o produzione). Quindi dove esportare e quali Paesi scegliere è la domanda delle domande a cui un imprenditore deve saper rispondere.
Desidero iniziare questo mio breve articolo con una frase di Sergio Marchionne: “L’Italia è un paese con una delle più grandi ma inespresse potenzialità che io conosca”.